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Voli

Perché è sbagliato il tetto ai prezzi dei voli

Critiche ragionate al decreto del governo sui biglietti aerei. L’intervento di Lorenzo Gerosa

Estate: tempo di viaggi aerei e di polemiche stagionali su overbooking e caro-biglietti. Quest’anno c’è una novità. Vista “la straordinaria necessità e urgenza  di adottare misure a tutela degli utenti dei servizi di trasporto aereo, i quali, a causa dell’esponenziale aumento delle tariffe, non riescono, nei periodi di picco della domanda , a fruire dei servizi di continuità territoriale”, nell’ultimo Decreto Legge, tra le varie misure, il governo ha deciso all’art.1 di mettere mano ai prezzi in un settore – il trasporto aereo, appunto – che per sua stessa natura travalica i confini nazionali e ormai da molto tempo, per l’importanza economica e strategica degli interessi in gioco, ha una connotazione globale termine che sembra provocare ogni volta l’orticaria ai sovranisti di casa nostra.

COSA NON VA NEL DECRETO DEL GOVERNO SUI PREZZI DEI VOLI

Solo fermandosi al primo capoverso del decreto emergono due considerazioni: una di carattere temporale e l’altra di logica.

La prima è che risulta difficile intravedere oggi la straordinaria necessità e urgenza quando ad agosto ormai tutti i consumatori potenziali fruitori del trasporto aereo devono aver già effettuato la prenotazione e pagato il volo delle loro vacanze e se non lo avessero ancora fatto difficile possano trovare posto e nel caso non a prezzi economici. Classico caso di chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati.

La seconda è invece una palese contraddizione in termini, visto che è proprio in un momento di picco della domanda che i prezzi tendono a salire anche a compensazione, soprattutto nei casi di continuità territoriale, del basso riempimento degli aerei con conseguente riduzione dei prezzi in bassa stagione, in gergo yield management ovvero gestione della resa.

In parole semplici, per la compagnia aerea ogni singolo posto di un volo lasciato vuoto è come uno yogurt che dopo la data di scadenza deve essere buttato e non ha più valore.

Queste politiche non sono nate oggi ed il trasporto aereo attuale è frutto di decenni di evoluzione del mercato che ha avuto inizio nella seconda metà degli anni ‘80 con la deregulation negli USA e – molto più importante per noi consumatori europei – con la sentenza Nouvelles Frontières, quando la Corte di Giustizia ha di fatto esteso anche al settore dei trasporti aerei e marittimi le regole di concorrenza applicabili ad altri settori.

LA LIBERALIZZAZIONE DEL TRASPORTO AEREO

La sentenza ha rappresentato uno dei pilastri che ha portato alla liberalizzazione di questo settore, fondamentale per la realizzazione del mercato unico. Fino ad allora, considerando che il cielo è l’espressione verticale della sovranità nazionale, il sorvolo, lo scalo tecnico, l’atterraggio con sbarco di merci e passeggeri in un altro Stato erano regolati da specifici accordi e le compagnie di bandiera erano viste come un’estensione del paese come gli Azzurri, le Frecce Tricolori o la Ferrari.

Questo contesto comportava una situazione di mercato protezionistico dove nelle tratte interne veniva consentita una riserva a vantaggio delle compagnie di bandiera e loro controllate (tipo ATI per capirci) e nei collegamenti internazionali le rotte erano invece regolate da accordi bilaterali tra gli Stati volti a distribuire il traffico tra le proprie compagnie nazionali con soprattutto la convalida delle tariffe da parte dei due governi coinvolti.

Tutto questo è stato spazzato via non senza resistenze e difficoltà nell’arco di dieci anni dal 1983 al 1992 con la liberalizzazione completa delle tariffe, l’eliminazione di ogni restrizione alla determinazione della capacità operativa e la totale libertà di accesso alle rotte a tutti i vettori europei con la libertà di cabotaggio all’interno degli Stati membri.

La nascita e lo sviluppo delle Low Cost è una delle conseguenze di questa evoluzione del mercato e chi non si è adattato è sparito dai radar nonostante variegati tentativi di salvataggi nazionali. La vicenda di Alitalia è emblematica in questo caso dove nel corso degli anni governi di colori diversi hanno cercato di salvare una Compagnia proprio in nome dell’italianità invece di investire in un modello che fosse più rispondente alle nuove esigenze del mercato.

Questo processo di liberalizzazione con una politica di libera fissazione dei prezzi ha portato quindi tutte le compagnie aeree ad utilizzare tecniche per ottimizzare il riempimento di ogni volo tramite un corretto pricing per attrarre i clienti. Di sicuro la tecnologia aiuta le compagnie aeree ma anche il consumatore basti pensare ai comparatori di tariffe per trovare la migliore offerta presente sul mercato.

LA MOSSA ANACRONISTICA DEL GOVERNO

A meno che non si possa dimostrare qualunque forma di cartello o profilazione dei clienti, pensare quindi di tornare agli anni ‘80 dove un governo può imporre una politica tariffaria vietando “la fissazione dinamica delle tariffe da parte delle compagnie aree modulata in relazione al tempo della prenotazione”, appare non solo anacronistico ma potenzialmente dannoso proprio per i consumatori che si vorrebbero tutelare, magari introducendo il concetto di prezzo medio che ha poco senso quando sono molti i fattori a contribuire a formare la tariffa e dove alla fine verrebbero penalizzati proprio quei clienti che devono usare l’aereo in bassa stagione per tornare dalle proprie famiglie nelle isole invece di andare in vacanza.

Infatti, è molto probabile che queste norme, a prescindere dei problemi di compatibilità con la normativa comunitaria, non avranno come effetto quello della riduzione dei prezzi, visto che – come affermato dall’AD di Ryanair Eddie Wilson – “per abbassare i prezzi occorre aumentare la capacità, cioè aumentare i posti a disposizione. Le persone che stanno consigliando Urso non sanno nulla del settore aereo, non sanno nulla di economia”. Difficile dargli torto e se dovesse ridurre l’impegno di Ryanair in Italia si aggiungerebbe al danno la beffa.

Certo, dopo quelli della decrescita felice ci mancavano solo i dirigisti sovranisti per distruggere un giocattolo costruito in tanti anni con un processo lungo e complesso e che ha portato milioni di persone a poter usufruire del trasporto aereo prima precluso a una stragrande parte di consumatori.

Ormai il governo con questi provvedimenti, di cui quello sul trasporto aereo e solo una componente, ricorda sempre di più la favola della rana e dello scorpione: è nella loro natura essere così e nonostante un inizio incoraggiante sul piano internazionale probabilmente per accreditarsi con i nostri alleati si mostrano adesso per quello che sono, dirigisti ed ostili alla concorrenza ed al mercato.

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