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Tensioni a Palazzo Chigi sul prestito garantito da Sace a Fca?

Mariana Mazzucato, economista e consigliere del premier Conte, stimmatizza la garanzia statale al prestito di Intesa per Fca Italy. Cosa succede a Palazzo Chigi? Il corsivo di Teo Dalavecuras

Project Syndicate è uno dei più importanti cenacoli online del progressismo globale. Arena non solo di premi Nobel come Joseph Stiglitz piuttosto che Paul Krugman, ma anche di celebrità come Yanis Varoufakis o del consulente globale Nouriel Roubini, autore seriale di sinistre profezie. Tra i propri finanziatori vanta nomi del calibro di Bill Gates e George Soros.

Insomma, il posizionamento e l’autorevolezza di Project Syndicate sono fuori discussione. Quasi inevitabile, quindi, che sulle virtuali colonne di questa testata fosse planata già da qualche tempo anche la firma di Mariana Mazzucato, l’economista che già da anni si è fatta notare su giornali come il New Statesman e il Guardian, da polemista impegnata a tracciare il futuro dell’economia globale, non più affidata alle dure leggi del mercato ma alle “mani visibili” di uno Stato magari non colbertiano ma pur sempre premuroso, molto più visionario e affidabile degli “speculatori” per definizione invisibili.

Mariana, sia per le indiscusse credenziali progressiste, sia per l’indubbio talento di “opinionista”, non poteva sfuggire all’occhio esperto di Giuseppe Conte che in tema di interventismo statale (o assistenzialismo, ma non è questo il punto) può quasi vantare una primogenitura. Infatti il presidente del Consiglio non se l’è fatta sfuggire e l’ha presa a bordo come consulente economica del governo, ed ella, tanto per dimostrare di che pasta è fatta, poco dopo si è pubblicamente rifiutata di concedere la sua firma in calce al rapporto di Vittorio Colao agli Stati generali di qualche settimana fa.

Ora però succede qualcosa di curioso. A meno infatti che non ci siano sfuggite le dimissioni della professoressa dall’areopago dei consulenti di Palazzo Chigi, l’ultimo intervento su Project Syndicate di Mariana – se è consentita la confidenza – dovrebbe almeno in teoria aver creato un forte imbarazzo al capo del governo. Dopo avere celebrato anche questa volta, come fa sempre, le virtù dell’intervento statale che – per ragioni che non mancherà di spiegare in un prossimo articolo – non va confuso col dirigismo, Mazzucato si inoltra in un impegnativo lavoro di separazione del grano dal loglio, cioè degli interventi giudiziosi (“politicamente corretti” verrebbe da dire, ma non siamo nel campo dei codici linguistici) da quelli biasimevoli: bene hanno fatto, spiega l’economista, Danimarca e Francia a negare l’aiuto statale a società residenti nei paradisi fiscali; bene ha fatto la Bank of England a esercitare la moral suasion per imporre una sostanziale moratoria degli acquisti di azioni proprie e dei dividendi. Insomma, bene, anzi benissimo soldi pubblici all’industria, ma lo Stato deve imporre condizioni ai beneficiati.

Purtroppo, osserva a questo punto Mazzuccato, “ci sono anche esempi negativi”. E spiega: “L’aiuto all’industria automobilistica in Italia è stato utilizzato in modo ben diverso dalla Francia. Il Gruppo Fca ha convinto (corsivo nostro) il governo italiano – che nella sua storia ha abbondantemente sussidiato la Fiat – a concedere alla controllata italiana Fca Italy un finanziamento di 6,3 miliardi di euro garantito, sostanzialmente senza condizioni”. Oltretutto, aggiunge, la Fiat in passato non ha dato grandi prove di tenere fede ai propri impegni relativi agli investimenti in Italia.

Ohibò, verrebbe da dire: Conte si è “lasciato convincere”! In un mondo normale si potrebbe pensare che la Mazzucato abbia voluto, deliberatamente, mettere in imbarazzo, proprio il capo del governo al quale elargisce i suoi consigli e che non sarà stato estraneo – è lecito supporre – alla nomina di Mariana nel cda di Enel, e quindi ci si troverebbe di fronte a un paradosso da sciogliere con urgenza. Ma non viviamo in tempi normali: in quest’epoca si potrebbe addirittura pensare che il plateale attacco all’operazione Fiat-Fca nasconda un messaggio, proprio di Conte, chissà a chi. Insomma, altro che paradossi: materia per gli specialisti non manca.

A meno che, ma questo sarebbe davvero imperdonabile e non vogliamo crederlo, The Economist non si fosse ancora accorto del talento giornalistico di Mariana.

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