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Litio

Verso nuovi ammortizzatori sociali per Stellantis a Melfi?

Il 7 agosto termineranno gli ammortizzatori sociali per oltre 6mila lavoratori di Stellantis a Melfi. Ecco il parere dei sindacati e i numeri (in crisi) dello stabilimento.

Gerardo Evangelista, il segretario della Fim-Cisl Basilicata, il sindacato dei metalmeccanici, ha detto che il prossimo 7 agosto terminerà la copertura degli ammortizzatori sociali per 6300 lavoratori dello stabilimento di Stellantis a Melfi, in provincia di Potenza.

Quello di Melfi è il più grande stabilimento produttivo di Stellantis in Europa, ma da tempo ha problemi operativi per carenza di microchip, riorganizzazione gestionale e varie incertezze produttive delle aziende operanti nella filiera. Secondo Evangelista – come riportato nei giorni scorsi dal giornale locale Matera News – la priorità è però garantire la copertura economica ai lavoratori del sito con nuovi ammortizzatori.

LE RICHIESTE DI EVANGELISTA (FIM-CISL)

Il sindacalista, inoltre, mette l’accento sulla necessità di coniugare la transizione dell’industria automobilistica alla mobilità elettrica e autonoma con la tutela dell’occupazione. E chiede un accordo sugli ammortizzatori durante le discussioni discussioni che si terranno il 20 luglio tra Stellantis, il ministero del Lavoro, l’assessorato regionale al lavoro e le organizzazioni sindacali.

TUTTI I NUMERI DI MELFI

Nel primo semestre del 2022 lo stabilimento di Melfi ha riportato un calo del 17 per cento dei volumi produttivi rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (vale a dire 19.216 veicoli in meno), dovuto principalmente alla carenza di microchip.

La Fim-Cisl scrive che è l’unico sito di assemblaggio auto di Stellantis ad aver registrato una perdita rispetto al 2019. Il confronto con il 2019 restituisce un crollo della produzione ancora maggiore: -38,7 per cento, pari a più di 59.187 unità.

Finora, a Melfi sono stati prodotti 93.580 veicoli, principalmente Jeep Renegade (il 43 per cento del totale), Jeep Comass (34 per cento) e Fiat 500X (23 per cento). Secondo la Fim-Cisl, lo stabilimento non raggiungerà i livelli produttivi del 2021 e si fermerà, alla fine dell’anno, intorno alle 150mila unità.

CASSA INTEGRAZIONE E RICONVERSIONE

Negli scorsi anni Melfi produceva da solo circa la metà delle automobili di Fiat Chrysler Automobiles (dalla quale, assieme al gruppo PSA, è nata poi Stellantis) in Italia; oggi vale il 38 per cento.

La sospensione delle attività, riconducibile alle difficoltà di approvvigionamento di semiconduttori, ha portato a 161 turni di fermo nel primo semestre dell’anno, gestiti con cassa integrazione guadagni ordinaria (CIGO) e contratti di solidarietà (CDS). Il 1 marzo scorso sarebbero dovuti partire venti turni, ridotti poi a quindici, con un contraccolpo occupazionale per 1500 lavoratori circa.

La situazione di difficoltà – spiega la Fim-Cisl – è stata gestita con vari strumenti, come le trasferte intra-gruppo (circa 250), le incentivazioni all’uscita volontaria (per 830 lavoratori) e la stipula di un nuovo contratto di solidarietà (dal 4 aprile al 7 agosto) che prevede una riduzione massima dell’80 per cento dell’orario di lavoro.

Il sindacato, in un comunicato, fa sapere che dall’agosto prossimo Stellantis ha già fatto richiesta di nuovi ammortizzatori sociali che serviranno, nelle intenzioni, ad agevolare la transizione dello stabilimento di Melfi verso la produzione di quattro nuovi modelli elettrici dal 2024.

NUOVI STOP A MELFI

Intanto, Stellantis ha comunicato alla rappresentanza sindacale di Melfi che lo stabilimento resterà chiuso dalle ore 6 di lunedì 11 luglio alle ore 6 di mercoledì 13, e poi dalle ore 6 alle 22 di sabato 16 luglio, “a causa dei problemi collegati ai microchip”.

Gerardo Evangelista ha dichiarato che “ormai è chiaro che continuerà per tutto l’anno il segno meno delle produzioni” a Melfi.

DIPENDENTI E USCITE VOLONTARIE IN STELLANTIS

Stellantis conta oggi quasi 49mila dipendenti in Italia. Secondo i sindacati Fim, Uilm, Fismic, Uglm e Aqcfr, le uscite volontarie stimate sono al massimo 1820, pari al 3,7 per cento della forza lavoro. Sono già state raggiunte 752 pre-intese.

Per quei lavoratori che raggiungerebbero la pensione entro quarantotto mesi, gli incentivi garantiranno il 90 per cento della retribuzione nella prima metà del periodo e il 70 per cento nella seconda. Per gli altri lavoratori l’incentivo sarà invece pari a ventiquattro mensilità e comunque non inferiore a 55mila euro (varierà in base all’età); alla somma vanno aggiunti 20mila euro nel caso in cui il rapporto di lavoro venga concluso entro il 30 settembre.

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