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porsche Cellforce

Porsche scarica le batterie di Cellforce

Per i media tedeschi Porsche sta per staccare la spina a Cellforce, la controllata nata nemmeno cinque anni fa per produrre batterie ad alte prestazioni per auto elettriche. L'esigenza di risparmio e le incognite sul futuro della mobilità alla spina hanno spinto Stoccarda a rivedere i propri piani

Negli ultimi anni il percorso compiuto dalle auto tedesce e in particolare dalle Case del Gruppo Volkswagen che avrebbe dovuto portarle dai motori a scoppio a quelli elettrici (la cd. transizione energetica) è stato più simile a un arabesco che a una retta. Le vicissitudini di Vw con il team interno Cariad – ora probabilmente sostituito da fornitori cinesi e dall’americana Rivian – ne sono un fulgido esempio. Ma anche Porsche con Cellforce, controllata per la produzione di batterie ad alte prestazioni, ha compiuto non pochi giri di valzer.

FINITI I GIRI DI VALZER TRA PORSCHE E CELLFORCE

Ora però la musica sarebbe finita. Almeno per Cellforce guidata da Sebastian Albani. Secondo indiscrezioni di stampa, il Ceo della casa automobilistica di Stoccarda, Oliver Blume, avrebbe già informato il governo locale del Baden-Württemberg per informarlo che la chiusura della fabbrica metterà a rischio oltre 200 posti di lavoro. Non un numero immane ma sicuramente un problema politico in una Germania che per la prima volta dal Dopoguerra torna a rivedere le serrande delle fabbriche che si abbassano per non alzarsi più.

CONCORRENZA CINESE TROPPO AGGUERRITA

Cellforce finirà così nella lunga lista dei progetti abortiti dopo nemmeno un lustro dall’avvio delle operazioni: la piccola realtà, che aveva anche goduto di sussidi statali, avrebbe dovuto mettere assieme batterie che consentano di essere ricaricate in 15 minuti. In Germania le chiamano “ultra-rapide” ma in Cina dove il know-how è su tutt’altro livello prestazioni simili non sono certo da prodotti premium. Da qui, con ogni probabilità, l’intenzione di dare un colpo di spugna sull’intera operazione.

A STOCCARDA URGE RIVEDERE LE SPESE

Porsche, del resto, ha necessità di tagliare le spese superflue. Secondo Der Spiegel il costruttore tedesco si sta preparando a svalutazioni per circa 295 milioni. Ma soprattutto ha l’esigenza di tornare a correre in Cina. Com’è noto il marchio non sta correndo per colpa del mercato cinese, che gli è diventato improvvisamente ostile. Di contro, andrebbe molto bene negli Usa, ma là Donald Trump e i suoi dazi rendono la situazione comunque complessa.

IL SEMESTRE NERO DI PORSCHE

Il voltafaccia dell’utenza cinese ha determinato il crollo dei profitti di Porsche: da 3,06 miliardi di euro del primo semestre 2024 a 1,01 miliardi. Il tonfo è pari al 67%, seguito dalla terza revisione delle aspettative per questo difficilissimo 2025 in un anno. Le consegne ai clienti sono scese del 6,1%, passando da 155.945 unità a 146.391.

In Cina sono stati immatricolati solo 21.302 veicoli con un tonfo del 28%. Tutto ciò in un mercato che non smette di crescere:  a dispetto dei pessimi risultati conseguiti da Porsche, le vendite complessive di auto nel Dragone sono aumentate del 5,5% lo scorso anno, raggiungendo i 22,9 milioni, secondo quanto dichiarato dalla China Passenger Car Association.

Le ragioni principali del calo cinese “rimangono le difficili condizioni di mercato, in particolare nel segmento del lusso, e l’intensa concorrenza nel mercato cinese”, si legge in una nota vergata dalla dirigenza della Casa automobilistica europea. Secondo i contabili di Stoccarda, il margine di profitto sulle vendite per il 2025 potrebbe scendere fino al 5%, rispetto all’obiettivo precedente di almeno il 6,5%.

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