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Nardò

Chi ha tagliato le gomme a Porsche?

Finisce fuori pista il progetto dell'ampliamento del Technical Center di Nardò, in provincia di Legge, di proprietà della Porsche. Nel Salento la Casa tedesca avrebbe voluto testare le auto del domani, ma dopo il 'no' della Ue (che parla di “Impatto negativo significativo") la Regione s'è subito sfilata rimangiandosi l'ok all'opera

Nuovo duro colpo all’Italia dell’automotive. Non bastassero già il disimpegno di Stellantis, l’assenza di piani industriali sulla mobilità del futuro e la fuga di possibili investitori in gigafactory e hub di batterie (si ricorda il disfacimento, non solo dei rispettivi progetti, ma anche di realtà come Italvolt che avrebbe dovuto impiantare il proprio polo in Piemonte e Silk-Faw in Emilia Romagna), ora la Commissione Europea ha avanzato forti riserve sul progetto di ampliamento della pista di Nardò, in provincia di Lecce, e delle strutture del Technical Center di proprietà della Porsche. Una bocciatura che ha subito provocato l’altolà della Regione (che pure aveva già dato l’ok all’opera) e dunque il ritorno ai box del piano salentino della Casa di Stoccarda. Ma andiamo con ordine.

LA TECNOLOGIA VORREBBE CORRERE SULLA PISTA DI NARDÒ

Porsche, nel delineare i propri piani sulla mobilità del futuro, ha scelto il Centro Tecnico di Nardò per testarvi le tecnologie che vedremo in strada solo tra diversi anni. La pista, che sorge nel bel mezzo della campagna pugliese a pochi chilometri da Porto Cesareo, dal 2012 è di proprietà della Casa tedesca ed è gestita da Porsche Engineering, che nel 2021 ha avviato un corposo piano di ampliamento.

Il Nardò Technical Center attualmente occupa una superficie di 7 milioni di metri quadrati per 12,6 chilometri. Il tracciato originale fu voluto da Fiat come pista di prova ad alta velocità all’inizio degli anni ’70 per essere poi inaugurato nel 1975. In principio si chiamava “Sasn“, acronimo di “Società Autopiste Sperimentali Nardò”. Successivamente cambiò la denominazione in Fiat Centro Test.

Dal 1999 al 2012 è stata di proprietà della Prototipo Technologies di Trofarello. Successivamente, nel 2012 il centro test è stato venduto a Porsche Engineering. Con due anelli separati, si testano auto e moto ad alta velocità. L’anello esterno ha quattro corsie per auto e moto con inclinazione variabile tra il 4% ed il 22,5%, per un totale di 16 metri di larghezza, mentre quello interno, per i camion, ha una larghezza di 9 metri.

Nel 2002 è stato inaugurato un nuovo circuito per la verifica del comfort di guida e del livello di rumorosità a cui, nel 2008, si è aggiunta una nuova pista di handling. Qui, in poche settimane, si riescono a ottenere, ad esempio, dati sulla resistenza alla corrosione per tutto il ciclo di vita di una vettura oppure a riprodurre le condizioni climatiche di diversi Paesi e regioni, come le piste off-road africane o carreggiate bagnate.

La Casa tedesca, proprietaria della struttura pugliese, vi sta investendo ulteriormente per ammodernare le piste e le infrastrutture in modo da poter testare sul circuito i sistemi di guida assistita e i nuovi powertrain elettrici. L’obiettivo è anche quello di arrivare a testare le vetture senza la presenza di piloti a bordo. Un obiettivo meritorio considerato che proprio a Nardò ha avuto luogo un sinistro mortale lo scorso 21 febbraio che ha riguardato un collaudatore dipendente di una ditta esterna.

I PROGETTI TEDESCHI PER IL POLO LECCESE

Il progetto di Porsche per il Nardò Technical Center prevede la costruzione di altre nove piste rispetto alle 20 già esistenti, nuovi edifici per le prove tecniche e per ospitare gli amministrativi, una mensa, un parcheggio, un nuovo centro di logistica e manutenzione, una stazione di servizio, un centro di valutazione e check-in, una pista di elisoccorso e un centro medico.

LA BARUFFA SULL’AMPLIAMENTO

Tutto molto bello, soprattutto in un Paese come il nostro in cui il motore dell’industria dell’automobile singhiozza e il governo fatica a trovare investitori alternativi a Stellantis. Senonché quando Porsche ha presentato i progetti per un ulteriore ampliamento di Nardò sono iniziati i problemi.

A iniziare dalla gragnuolata di carte bollate e ricorsi fatta piovere dai proprietari terrieri che circondano la struttura e che non ci stanno a vedersi portare via orti e campagne dall’esproprio per pubblica utilità accordato dalla Regione Puglia nell’ambito del programma di potenziamento del centro prove salentino. Il programma di ampliamento del Nardò Tecnical Center prevede infatti l’esproprio di 351 ettari di terreni, per lo più in uso ad aziende agricole, appartenenti a 134 privati.

Nei mesi scorsi Agi aveva raccolto la testimonianza di Carlo Castellaneta, titolare di una grossa azienda casearia che possiede circa 700 capi di bestiame: “Se ci dovessero togliere, come previsto, una ventina di ettari di terreno ci metterebbero in ginocchio. Pertanto sono pronto a consegnare al presidente della Regione, Michele Emiliano, le chiavi dell’azienda. Siamo in tanti a protestare contro questo metodo che ci priva delle nostre proprietà anche se non vogliamo vendere”.

PURE GLI AMBIENTALISTI (MA NON TUTTI) DICONO “NO”

Il progetto è stato inoltre contestato dagli ambientalisti secondo i quali causerebbe la perdita di una foresta secolare di oltre 200 ettari di enorme valenza naturalistica. Per la precisione, finirebbe con l’insidiare sia la Riserva regionale Palude del Conte sia il bosco dell’Arneo che lo circondano.

In merito, però, gli ambientalisti si sono spaccati: accanto a chi gridava allo scempio si è distinta Legambiente che ha persino parlato di opportunità per il rilancio delle aree limitrofe tutelate. Una incongruenza subito evidenziata, per esempio, dal Fatto Quotidiano che qualche settimana fa titolava: “Il paradosso del Centro Porsche di Nardò: gli ambientalisti tedeschi protestano, quelli italiani si siedono al tavolo e danno il via libera all’espansione”.

ANCHE LA UE CONTRO L’AMPLIAMENTO DI NARDÒ

In soccorso di allevatori, agricoltori e ambientalisti l’Ue: “Se lo scopo preminente del progetto – il parere di Bruxelles – fosse stato legato a queste esigenze di salute pubblica, le opzioni alternative da valutare avrebbero dovuto riguardare direttamente questi obiettivi, tenendo conto di queste esigenze. Invece, le alternative che sono state prese in considerazione si riferiscono chiaramente alle necessità di sviluppo del Nardò Technical Center e in particolare alle esigenze di ammodernare e ampliare le piste del centro prove. Dall’esame di tutta la documentazione disponibile non si ritiene appropriata la giustificazione del progetto per motivi connessi alla salute e alla sicurezza pubblica. In effetti – conclude la Commissione Europea – il progetto sembra avere un preminente interesse economico”.

SI SFILA LA REGIONE

La Regione da parte sua, già presa da altre beghe e imbarazzi, con 58 Comuni al voto tra l’8 e il 9 giugno, non è voluta restare con la patata bollente in mano e ha subito mollato Porsche: “Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha deciso di sospendere l’accordo di programma Nardò technical center (Ntc) che prevede l’ampliamento della pista per i collaudi della Porsche in provincia di Lecce”, recita feralmente l’ultimo comunicato sul tema.

Una decisione che ha visto l’ente rimangiarsi la parola e che viene dunque motivata così: “Abbiamo preso una decisione in linea con il ministero, al fine di riconsiderare alcuni aspetti del procedimento a seguito delle specifiche indicazioni fornite dalla Commissione europea”. Sembra dunque terminare nel solito modo un po’ caotico e un po’ grottesco, con raffiche di ‘no’ fatte soffiare da ogni associazione ed ente, la corsa di Porsche per l’ampliamento di Nardò. Col rischio che gli investimenti previsti vengano effettuati altrove, in altri Paesi in cui la Casa di Stoccarda ha i propri impianti.

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