Gli strali che Donald Trump ha rivolto a livello commerciale un po’ a tutto il mondo, Europa inclusa, ma soprattutto al Messico, minacciando dazi del 200 per cento per tutte le aziende che delocalizzano là la produzione di prodotti che poi vengono venduti negli Usa, hanno letteralmente impietrito il neo responsabile all’efficienza federale Elon Musk che al di là del muro che segna il confine Sud degli Stati Uniti avrebbe voluto impiantare una gigafactory identica a quella, gigantesca, di Shanghai. Niente da fare: Tesla non sarà made in Mexico, sebbene resti made in China. Non si fa i medesimi problemi, però, la nipponica Toyota che pure da anni se la gioca ad armi pari le industrie dell’auto autoctone nella competizione dei marchi più venduti negli States: la Casa nipponica, infatti, non intende mollare il Messico. Anzi.
I PIANI MESSICANI DI TOYOTA
A rivelare che Toyota investirà in Messico proprio il ministero dell’Economia del Paese centro-americano, che non a caso ha scelto di farlo nei giorni in cui negli Usa ci si interroga su quali saranno le prime mosse di Donald Trump appena farà ritorno alla Casa Bianca all’inizio del 2025.
Toyota, secondo il governo messicano, intende investire 1,45 miliardi di dollari per produrre pick-up, tra cui la versione ibrida del Tacoma (oltre al danno la beffa per gli americani, considerato che quello è il nome di una località nordamericana), in due fabbriche negli Stati di Baja California e Guanajuato. Chiara l’intenzione del Messico di veicolare il più possibile la notizia in un periodo in cui gli investitori, spaventati da Trump, sono senz’altro in fuga.
GLI HUB DI TOYOTA IN MESSICO ESPORTERANNO PICK-UP NEGLI USA?
Allo stato attuale entrambi gli stabilimenti sfornano auto dirette negli Usa e con ogni probabilità i piani di Toyota sono di intensificare l’export dal Messico a seguito del restyling. La decisione dei giapponesi, insomma, sembra voler sfidare Donald Trump che ha minacciato chiunque non produca negli Usa e intenda limitarsi ad affollare il mercato americano con beni prodotti altrove.
A ogni modo, i progetti di Toyota dovrebbero creare 1600 posti di lavoro in Messico e una maggior ricchezza nel Paese dovrebbe anche frenare l’immigrazione clandestina tanto osteggiata da Trump e da Musk.
L’INCHIODATA DI TESLA ALLA FRONTIERA MESSICANA
Come si anticipava, proprio Musk intendeva costruire tra la fine del 2023 e l’anno successivo una gigafactory in Messico che servisse i mercati canadese e nordamericano ma ha dovuto cambiare i piani appena Donald Trump ha iniziato a minacciare dazi spropositati e la sua rielezione non è parsa poi così improbabile come era data all’inizio.
“Penso che dobbiamo vedere cosa succede con le elezioni. Trump ha detto che metterà dazi sui veicoli prodotti in Messico, quindi non ha senso investire molto in quel Paese ora se questo accadrà davvero” aveva ammesso il neo responsabile all’Efficienza del team del tycoon parlando qualche mese fa ai propri azionisti. Chissà se la presenza nel board presidenziale dell’ex startupper gli consentirà di provare a far cambiare idea a Trump sul tema, dato che sarebbe interesse anche di Tesla continuare a delocalizzare la produzione. O chissà se la Casa texana otterrà aiuti e incentivi fiscali da rendere altrettanto conveniente la produzione negli Stati americani.