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Volkswagen continua a chiudere stabilimenti in Cina

Dopo Shanghai e Nanchino, Volkswagen chiude un terzo impianto in Cina, nella famigerata regione dello Xinjiang, anche se l'attenzione per la condizione dell'etnia Uiguri pare c'entri poco: sembra più l'ennesimo segnale di arretramento dei tedeschi dal Paese asiatico

In apparenza si tratta di una mossa che dà seguito a un imperativo morale: fare i bagagli dallo Xinjiang, la ormai famigerata regione cinese finita più volte al centro di accuse di Ong, no profit e anche governi per le violazioni dei diritti umani dell’etnia degli Uiguri. Volkswagen infatti proprio là aveva uno dei suoi stabilimenti condotti assieme a Saic, il colosso dell’auto locale con cui ha appena rinnovato per altri 10 anni (dal 2030 al 2040) la jointventure.

VOLKSWAGEN TAGLIA IN CINA?

Non sfugge però che questo sia ormai il terzo stabilimento che Volkswagen gestiva con Saic chiuso nel giro di 24 mesi. Era già successo anzitutto a un impianto aperto negli anni ’80 a Shanghai. Quindi, subito dopo l’estate, a tirare giù le serrande era stata una fabbrica di Nanchino. Si trattava di una linea che sfornava 360mila veicoli l’anno, indirizzati al mercato cinese. Attualmente stava producendo sia la Passat sia alcuni modelli Skoda.

LA CHIUSURA DEL TERZO IMPIANTO

Dopo poco più di un mese, a chiudere è la fabbrica nello Xinjiang e benché la stampa, nel riportare la notizia, sottolinei l’esistenza di temi etici legati ai diritti umani dell’etnia degli Uiguri (nonché le pressioni di alcuni investitori) tra le ragioni dietro alla decisione, Wolfsburg aveva saldamente mantenuto il controllo dello stabilimento dal 2013 fino a oggi e la vendita dello stabilimento nella capitale Urumqi e di una pista di prova a Turpan alla Shanghai Motor Vehicle Inspection Center suonano più come l’ennesimo arretramento della presenza dei tedeschi in Cina.

ECCO QUALI POTREBBERO ESSERE LE REALI RAGIONI

L’impianto di Xinjiang, del resto, produceva al massimo del proprio potenziale, ovvero 50mila veicoli l’anno, finché assemblava la Santana della Volkswagen che in Cina aveva avuto una diffusione enorme per un accordo che la aveva resa l’auto dei tassisti. Le compagnie di taxi però negli ultimi anni hanno adottato un’auto locale, la Byd e6, e questo ha spiazzato Vw, facendo finire in crisi la fabbrica che ultimamente occupava appena 200 dipendenti.

I PIANI DI VOLKSWAGEN IN CINA

Volkswagen ha grandi progetti per i suoi marchi (si fa riferimento anche ad Audi) nel Paese asiatico e per realizzarli passerà proprio dalla jv con Saic: entro il 2030 saranno lanciati 18 modelli, di cui 15 sviluppati esclusivamente per il Dragone e con ogni probabilità di questi otto a batteria.

LA PRODUZIONE DI AUTO EV E GLI HUB ANCORA ATTIVI

Due dovrebbero debuttare già nel 2026 sfruttando la nuova piattaforma “Compact Main Platform” quando faranno la loro comparsa sul mercato tre modelli ibridi plug-in e, per la prima volta, due dotati di range extender.

Per il tramite delle varie jv, la Casa di Wolfsburg nel periodo di massimo splendore della sua espansione nel Paese asiatico è arrivata a vantare 39 impianti in Cina, ma adesso, acciaccata da una crisi che la costringerà a chiudere diversi hub perfino in Germania, sembra arrivata l’ora di procedere con una razionalizzazione delle spese.

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