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Tesla

Perché Tesla è così interessata all’India?

Dopo un lungo battibecco tra Musk e il governo di Nuova Delhi, Tesla potrebbe aprire una gigafactory - la sesta - in India. Duplice l'obiettivo: penetrare in un mercato vergine e produrre la Model 2 economica.

Chi segue le vicende di Elon Musk saprà bene che finora i rapporti tra l’India e Tesla non erano stati affatto idilliaci. Il subcontinente, popolosissimo e in rapida espansione economica, è da tempo nelle mire dell’imprenditore sudafricano che vorrebbe bissare pure là gli affari fatti in Cina.

L’INDIA? TERRENO FERTILE, MA OSTILE

Anche perché il governo centrale ha inaugurato una stagione di sussidi e contributi a favore delle auto elettriche che dovrebbero svecchiare velocemente un parco macchine vetusto e tutto da colonizzare. La sperequazione sociale, poi, fa il resto. L’India resta un Paese in cui la povertà totale costituisce ancora un problema non indifferente, ma con una nuova fascia di ricchi e ricchissimi che potrebbero costituire i clienti ideali per l’americana Tesla.

L’INDIA E LE BARRIERE DOGANALI CHE FANNO INFURIARE TESLA

E infatti Tesla prova a penetrare quel mercato da un po’, ma si è puntualmente sentita rispondere da Nuova Delhi che l’India apre le porte solo a chi installa filiere di valore nel territorio indiano. Tutti gli altri marchi che non portano occupazione devono sottostare a dazi doganali altissimi, che lo stesso Musk ha definito “tra i più alti al mondo” e che rendono impossibile giocare ad armi pari con chi produce in loco.

LA CULLA DELLA TESLA ECONOMICA?

Ma adesso appunto le cose potrebbero cambiare. Entro fine mese i vertici di Tesla dovrebbero incontrare nuovamente i rappresentanti del governo indiano per valutare la possibilità di costruire uno stabilimento nel Paese dove l’intenzione è quella di produrre un nuovo modello di elettrica al costo di 24mila dollari. Il prezzo è del 25% più basso rispetto alla Model 3 attualmente venduta a 32mila dollari in Cina, ovvero alla cifra più bassa per il gruppo automobilistico guidato da Elon Musk.

MUSK FA L’INDIANO

Se da un lato Musk cede alle richieste del governo indiano, dall’altro non solo avrà accesso agli aiuti statali cui accennavamo poco sopra (che contribuiranno, assieme allo scarso prezzo della manodopera, affinché la Casa possa vincere la guerra dei prezzi sulle auto elettriche senza dissanguarsi), ma soprattutto entrerà in un mercato sterminato in rapido sviluppo che diventerà presto il secondo per importanza dopo la Cina, che Tesla ha presidiato per tempo.

I VARI STABILIMENTI NEL MONDO

Attualmente Tesla ha gigafactory a Fremont, Shanghai, Berlino e Austin. Presto però ne costruirà una quinta in Messico e una sesta nel Vecchio continente (in lizza Francia e Spagna, l’Italia sembra fuori dalla competizione).

La scorsa estate ha aggiornato e raddoppiato il rateo di fuoco delle linee cinesi, sorte che a breve toccherà pure all’impianto alle porte della capitale tedesca. I marchi cinesi incalzano e Tesla non sembra disposta a restare indietro, occupando anche fasce di mercato più economiche col possibile modello che verrà prodotto in India.

 

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