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Dardanelli Bosforo Turchia

Perché la Turchia ha chiuso gli stretti dei Dardanelli e del Bosforo. L’analisi di Galietti

Guerra Ucraina-Russia, cosa significa la chiusura dei Dardanelli e del Bosforo? I fatti e il commento dell'analista geostrategico, Francesco Galietti, fondatore di Policy Sonar

 

La notizia rimbalzava da giorni e ora è arrivata l’ufficialità: la Turchia chiuderà gli stretti dei Dardanelli e del Bosforo per impedire alla Russia di passare con navi militari e raggiungere il Mar Nero (e dunque l’Ucraina)?

Kiev aveva chiesto ad Ankara di sostenere il blocco occidentale sfruttando la Convenzione di Montreux e ieri la Turchia, dopo un po’ di tentennamenti, ha annunciato di aver chiuso questi passaggi strategici proprio in base all’autorità conferitagli dal Trattato. La conferma è arrivata dal ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu.

COSA PREVEDE LA CONVENZIONE DI MONTREUX

La Convenzione di Montreux del 1936 non solo garantisce il libero passaggio delle navi civili in tempo di pace, ma mira anche a garantire stabilità e sicurezza nel Mar Nero limitando il passaggio delle navi militari che non appartengono agli Stati che vi si affacciano.

COSA HA DETTO LA TURCHIA

“Continueremo a mettere in pratica gli articoli 19, 20 e 21 della Convenzione di Montreux come abbiamo fatto fino ad oggi”, ha affermato il ministro della Difesa turco Hulusi Akar, come riporta il quotidiano Sabah.

La Turchia ha chiuso i suoi Stretti, tuttavia in base agli articoli della Convenzione citati da Akar è comunque possibile per navi militari attraversarli nel caso vogliano rientrare alle proprie basi.

Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina, ha detto ieri Cavusoglu, i Dardanelli e il Bosforo non sono stati attraversati da navi da guerra e non sono state presentate richieste a questo proposito.

IL COMMENTO DI GALIETTI

“La questione degli Stretti è sempre stata centrale nell’economia dei rapporti tra l’Impero Ottomano e le altre potenze, e lo è anche per la Turchia oggi”, ha spiegato a Start Magazine Francesco Galietti, analista e saggista di geopolitica, fondatore di Policy Sonar.

“Erdogan – sottolinea l’esperto – ha finora giocato un ruolo molto attivo nella partita ucraina. Erdogan non si è solo proposto come mediatore tra Mosca e Kiev. Turchi, infatti, sono molti dei droni usati dagli ucraini contro gli invasori russi. Da giorni, poi, si rincorrono continue fughe di notizie sulla volontà dei vertici turchi di interdire il passaggio delle navi russe attraverso Bosforo e Dardanelli”.

“Per molti aspetti, è l’ennesima dimostrazione di come sia lontano il clima di concordia di Pratica di Mare, quando Erdogan e Putin (e Bush) si scambiavano cordiali pacche sulle spalle sotto lo sguardo gongolante di Berlusconi. Ovviamente Erdogan sa di pattinare sul ghiaccio sottile, e le letture legalistiche sull’applicazione della Convenzione di Montreux lasciano a mio avviso il tempo che trovano”, afferma Galietti.

“Il punto non è banale: se Putin si sentisse pugnalato dalla Turchia, potrebbe ordinare una rappresaglia. A quel punto, tuttavia, il conflitto non sarebbe più circoscritto a Russia e Turchia, ma si estenderebbe a tutta la NATO”.

LA FLOTTA RUSSA NEL MAR NERO

L’applicazione della Convenzione quindi, per quanto possa apparire come una mossa antirussa, è in realtà fondamentale per impedire una escalation nel Mar Nero, dove comunque la flotta russa è già entrata da settimane per svolgere “esercitazioni su larga scala”.

ERDOGAN DOVE SI POSIZIONA?

Ieri sera, prima che la notizia della chiusura degli Stretti venisse confermata, Erdoğan ha detto: “Siamo determinati a utilizzare le facoltà che ci derivano per evitare una escalation della crisi. Siamo un Paese che vuole la pace, lo abbiamo dimostrato in Iraq, Siria, Caucaso e Mar Nero. Riteniamo pertanto inaccettabile l’attacco russo all’Ucraina e ribadiamo l’importanza di difendere l’integrità territoriale dell’Ucraina”.

“Ucraina e Russia – ha proseguito Erdoğan – sono due Paesi amici e non abbiamo intenzione di rinunciare né a uno né all’altro. Sin dall’inizio ci siamo sforzati in tutte le maniere di favorire il dialogo e la diplomazia, purtroppo però il 24 febbraio le nostre paure si sono concretizzate. Il risultato anche dell’indecisione mostrata da Europa e Occidente”.

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