Trenta miliardi bruciati da febbraio a dicembre: è la perdita – naturalmente virtuale – nella capitalizzazione di Ferrari in Borsa: la Rossa di Maranello pur continuando a macinare trimestrali di valore ha vissuto un 2025 complesso sui mercati.
COME MAI IL MOTORE DI FERRARI TOSSISCE IN BORSA
Alcune forti avvisaglie erano già arrivate in piena estate, quando Ferrari ha presentato i dati relativi al fatturato del secondo trimestre cresciuto del 4,4% a 1,79 miliardi ma mancando le stime che lo avrebbero voluto a 1,82 miliardi di euro.
Pur restando immersa nel suo mondo dorato che la salva dalle intemperie che stanno spazzando l’intero settore dell’auto (incluso il lusso, si pensi alle difficoltà di Porsche), la scuderia modenese ha insomma mostrato il fianco alla situazione economica mondiale, rivelandosi immancabilmente esposta ai dazi di Donald Trump.
IL PIANO INDUSTRIALE NON CORRE ABBASTANZA?
A tutto ciò si sono aggiunte le incertezze legate a un piano industriale ambizioso solo sul lato economico (9 miliardi nel 2030), ma a quanto pare non troppo coraggioso sul fronte della transizione ecologica. Anzi, con una offerta che prevede il 40% della gamma a benzina, il 40% ibrido e solo il 20% elettrico si potrebbe persino parlare di un progetto molto prudente e pragmatico.
Un programma che può piacere agli appassionati del marchio (la Ferrari elettrica continua a essere vissuta con fastidio dai più) ma che non ha soddisfatto gli investitori, come riporta Il Sole24Ore all’indomani della seduta in Borsa del 10 dicembre che ha portato la valutazione del titolo con un tonfo del 4,4% a 310,4 euro. La Casa di Maranello ha così perduto il il 21,24% del suo valore in appena due mesi. “In tutto, nel giro di due mesi è stata bruciata capitalizzazione per oltre 17 miliardi di euro”.
L’AUTUNNO CALDO DEL CAVALLINO
Che salgono a 30 come si anticipava allargando lo zoom a inizio anno, quando la quotazione era oltre i 480 euro per azione. Ma l’inchiodata maggiore si ha avuta appunto soprattutto nelle ultime settimane. “Il titolo – si legge sul quotidiano di Confindustria – viaggiava intorno a 420 euro per azione il 7 ottobre scorso, alla vigilia del piano industriale. Ieri ha toccato nel corso della seduta 315 euro”.
Sul Sole si fa notare come la pressione sul Cavallino rampante sia “partita soprattutto dopo la presentazione del piano industriale. Un piano che punta a 9 miliardi di ricavi nel 2030, con 4,7 miliardi di investimenti pianificati nei prossimi cinque anni e ha avviato la strada per la presentazione ufficiale della prima vettura elettrica. Ma da un lato la sfida elettrica e dall’altro il percorso tracciato dal piano industriale al 2030 non hanno convinto fin da subito la Borsa che ha giudicato il piano «troppo prudente». Tant’è che proprio nella giornata di mercoledì 10 dicembre gli analisti di Jefferies hanno ridotto stime e prezzo obiettivo sul titolo, mentre quelli di Morgan Stanley hanno avviato la copertura con un “equal-weight”.




