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Nissan

Nissan sbanda sugli utili

Disciplina finanziaria da samurai e rigoroso controllo dei costi fissi avevano permesso a Nissan di tornare all'utile dopo tre anni, nonostante la carenza dei chip. Ma la Casa giapponese ora deve fare i conti con la guerra tra Russia e Ucraina, il rialzo delle materie prime, i lockdown cinesi...

Non sono stati certo anni semplici, gli ultimi, per Nissan. La terza casa automobilistica giapponese per volume, ma la prima ad abbracciare convintamente le nuove motorizzazioni elettriche, ha avuto anzitutto la disavventura di incontrare sulla propria strada Carlos Ghosn, quindi si è sottoposta a un piano di dimagrimento forzato e una razionalizzazione dei costi, che aveva riguardato anche il Vecchio continente, con l’addio allo stabilimento spagnolo a Barcellona, operativo dal 1983 e responsabile della produzione di oltre 3,35 milioni di veicoli, divisi in più di 15 modelli differenti, a favore di un trasloco in Francia, dove ha sede l’alleato Renault.

NEL 2021 NISSAN È TORNATA ALL’UTILE

E in effetti le scelte, ancorché dolorose, erano parse lungimiranti e idonee a superare gli anni pandemici se si considera che Nissan era comunque riuscita a chiudere positivamente il 2021, tornando all’utile dopo 3 anni. Il fatturato netto consolidato è stato di 8,42 trilioni di yen, con un utile operativo di 247,3 miliardi di yen, un margine operativo del 2,9% e un utile netto di 215,5 miliardi di yen (circa 1,58 miliardi di euro). Il free cash flow del settore automobilistico è di -294,7 miliardi di yen, mentre la liquidità netta del settore automobilistico è di 728 miliardi di yen. Considerando la joint-venture in Cina su base proporzionale, l’utile operativo è di 360,5 miliardi di yen, pari a un margine operativo del 3,7%, mentre l’utile netto è di 215,5 miliardi di yen.

I NUOVI OSTACOLI SULLA STRADA DEL GRUPPO GIAPPONESE

Nissan non aveva però considerato che con il 2022 la crisi dei semiconduttori non sarebbe finita, che la Cina sarebbe stata colpita nuovamente dai lockdown (e proprio nelle ultime ore quasi un milione di persone sono state poste in stato di detenzione forzata in un sobborgo di Wuhan, la città centrale della Cina dove è stato registrato per la prima volta il coronavirus), che sarebbe scoppiata una guerra tra Ucraina e Russia (che naturalmente ha riguardato anche Nissan, che ha interrotto le operazioni nell’area) e che sarebbero aumentate pressoché tutte le materie prime e l’energia.

L’indebolimento dello yen più di tanto non ha fatto da paracadute: la casa automobilistica giapponese ha chiuso il primo trimestre dell’esercizio finanziario 2022/23 con un crollo del 59% dell’utile netto a 47,1 miliardi di yen (347 milioni di euro), rispetto all’anno precedente. L’utile operativo è sceso del 14% a 64,9 miliardi di yen. L’azienda ha prodotto 812.000 veicoli, il 15% in meno di quanto previsto per il periodo aprile-giugno, mentre le vendite al dettaglio globali sono scese del 22% circa rispetto al periodo precedente a causa delle scarse scorte.

A dispetto dei dati assai foschi, Nissan ha mantenuto la sua previsione di raggiungere un utile operativo di 250 miliardi di yen (1,85 miliardi di dollari) per l’intero anno fino al 31 marzo e sembra ancora intenzionata ad arrivare a un volume di vendite globali di 4 milioni di unità. L’ottimismo, fanno sapere da Nissan, è dovuto al fatto che, dopo l’impatto iniziale, la Casa nipponica ha ridisegnato la propria catena di approvvigionamento per far fronte alle carenze e confida che i partner cinesi non verranno colpiti da altri lockdown.

COME SE LA PASSANO LE ALLEATE DI NISSAN?

Va decisamente meglio alla casa automobilistica giapponese Mitsubishi Motors, alleata di Renault (messa sotto pressione più di tutte dalla guerra voluta da Mosca, considerati i suoi affari in Russia) e Nissan, che nel primo trimestre ha realizzato un utile netto di 38,6 miliardi di yen (278 milioni di euro): un risultato maggiore di sei volte rispetto a quello dell’anno precedente.

L’utile operativo trimestrale del Gruppo guidato da Takao Kato è di fatto triplicato per raggiungere quota 30,8 miliardi di yen mentre le vendite sono aumentate del 22% a 528,7 miliardi di yen (3,8 miliardi di euro). Confrontata da tali dati e dall’indebolimento dello yen che incentiva le esportazioni, Mitsubishi Motors punta ora a un utile netto di 90 miliardi di yen (circa 650 milioni di euro al prezzo attuale) nell’intero esercizio finanziario 2022/23 contro la precedente previsione di 75 miliardi di yen.

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