Skip to content

Cina Mercedes

Mercedes non Denza più in Cina

Mercedes molla a Byd la joint venture creata nel 2010. I tedeschi puntavano ad auto elettriche a buon mercato ma a quanto pare non sono mai riusciti a comprendere l'utenza cinese. Poi ha preso il volante il partner asiatico e... Fatti, ricostruzioni e sgommate in un mercato sempre più ostile ai prodotti occidentali

Nel grande valzer dell’automotive qualcosa sta cambiando. Finora era chiaro che l’Occidente conducesse e la Cina fosse guidata. È nel Paese asiatico che solo fino a poche decadi fa aveva come unico mezzo di trasporto la bicicletta, del resto, che i marchi europei – e in particolare tedeschi – hanno impiantato le loro fabbriche a basso costo, sia per sfornare milioni di vetture a prezzi concorrenziali, sia scommettendo nel boom economico del Dragone, nella speranza di riservarsi un posto privilegiato da protagonisti qualora le cose fossero cambiate. Le cose sono così cambiate che la situazione si è persino ribaltata: adesso sono le Case di Pechino e dintorni a essere ricevute nelle cancellerie del Vecchio continente nella speranza che portino soldi e occupazione, mentre i costruttori europei se ne vanno alla chetichella dalla Cina, come dimostra l’uscita di scena di Mercedes – Benz da Denza.

PERCHE’ MERCEDES ESCE DA DENZA

In un altro periodo storico, probabilmente pochi osservatori si sarebbero soffermati sul comunicato con cui Mercedes-Benz ha ufficializzato l’intenzione, nell’aria ormai da anni, di voler uscire dall’azionariato della Denza, marchio quasi del tutto ignoto alla platea europea.

In questo preciso frangente, invece, la notizia assume tutt’altro significato. Le modalità e i tempi con cui si interrompe la joint venture (fino a un paio di anni fa Pechino obbligava i costruttori occidentali a consociarsi con omologhe cinesi) creata nel 2010 tra la Stella a tre punte tedesca e Byd per la produzione di auto elettriche e ibride low cost sono infatti spia del mutamento industriale in atto a livello mondiale.

I COSTRUTTORI OCCIDENTALI COMPRENDONO IL CONSUMATORE CINESE?

Le difficoltà dei marchi occidentali in Cina sono note da tempo: è il primo mercato dell’auto nonché quello più impermeabile alle lusinghe dei prodotti europei e americani. Perché? Sciovinismo? Direttive dall’alto?

No. E la vicenda di Denza lo dimostra. Per Mercedes la jv doveva sfornare vetture a buon mercato perché 10 anni fa la Cina pareva limitarsi a offrire quel tipo di clientela. Una visione così distorta di una nazione in rapido mutamento da mandare fuori strada il nuovo marchio.

Ripercorrendo le cronache, infatti, emerge prepotentemente che nel 2010 Denza seguendo i diktat tedeschi aveva venduto appena 23 mila veicoli a basso costo. Insomma, 2300 auto elettriche all’anno.

COS’È CAMBIATO NELLA DENZA A GUIDA CINESE

Nel 2021 i tedeschi, insoddisfatti, scendono dal 50% al 10% del capitale e il partner asiatico Byd, ben felice di avere il volante in mano, dà finalmente ai connazionali ciò che chiedevano: l’ennesimo marchio premium.

Basta dare un’occhiata alla D9 per comprendere che è un’auto molto diversa dalle primissime city car fatte debuttare 14 anni fa. Anche la Denza N7 destinata ad arrivare in Europa è un SUV alto di gamma dall’ampio tetto panoramico e dai sedili rivestiti in pelle Nappa. Non proprio una utilitaria per la classe media.

LA CINA DANZA DA SOLA

Si torna così ai giri di valzer, questa volta con riferimento alle vendite di Denza nei suoi primi 14 anni: il grafico rimane piatto finché il marchio cinese produce auto entry level salvo iniziare a scatenarsi appena Byd cambia rotta.

Tutto ciò è indicativo di quello che vogliono i cinesi: lusso, sfarzo e tecnologia, soprattutto su strada. E le Case europee, con una Germania il cui motore tossisce da parecchio tempo, a quanto pare non riescono ad accontentarli.

Torna su