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La strategia di Volkswagen per non perdere Pechino: fare la cinese in Cina

Presente in Cina dal 1983, Volkswagen è stata via via scalzata dal mercato locale: troppa e troppo forte la concorrenza dei marchi autoctoni. Ecco perché il costruttore tedesco dopo continui tagli ai listini prova ora a mettere in pratica una nuova strategia per tenere bassi i prezzi

L’obiettivo – sicuramente pretenzioso – di una Volkswagen mai così tanto acciaccata adesso è riuscire a proporre un’auto elettrica che sia anche economica e di farlo in Cina, patria delle vetture alla spina dai prezzi contenuti. Questo nonostante, allo stato attuale, equivalga a provare a vendere frigoriferi agli eschimesi. Tuttavia il costruttore tedesco, tra quelli occidentali che hanno stretto i rapporti più saldi col Paese asiatico, sembra avere una strategia ben precisa.

COSA FA VOLKSWAGEN IN CINA

Che il percorso per il costruttore di Wolfsburg dalle parti di Pechino e dintorni sia accidentato e tutto in salita non lo lascia intendere solo l’irruenza delle Case autoctone, ma anche i numeri relativi alle quote di mercato locale.

VENDITE IN CALO

Volkswagen, infatti, nei primi nove mesi dell’anno ha venduto in Cina 6,52 milioni di vetture registrando un calo di circa il 3% rispetto allo stesso periodo del 2023. Giunta nel Paese asiatico quando ancora da quelle parti i più fortunati si spostavano in bici, firmando nel 1983 la joint venture apripista con Saic per la Shanghai-Volkswagen, la Casa tedesca in un primo tempo intendeva sfruttare la manodopera locale a basso costo e solo col boom economico tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del millennio successivo ha deciso di farne uno dei suoi principali mercati di riferimento.

UN MERCATO SEMPRE PIU’ COMPETITIVO

Come tanti altri costruttori occidentali che, nel mentre, erano giunti nel Paese con le medesime finalità, la Casa di Wolfsburg non aveva però pensato che l’obbligo di Pechino rivolto ai marchi esteri che volessero assemblare in loco di istituire joint-venture con omologhi nazionali fosse in realtà un trasferimento di know-how. Nel giro di pochi anni, tutte le Case occidentali sono state scalzate dal mercato cinese. E ora?

COSì VW INSEGUE I COMPETITORI CINESI

Finora da Wolfsburg non avevano trovato altra strategia che non fosse quella di tagliare ripetutamente i prezzi di listino. Dal lancio della ID.3 nel 2021 a oggi è passata dai 25.000 dollari equivalenti del debutto ai 15.400 dollari (ovvero 108.900 yuan) di quest’anno.

Ma a quanto pare non è bastato. E allora ecco che si profila il lancio in Cina di una nuova Volkswagen ID.3 con pacco batterie Lfp (litio-ferro-fosfato). Il leit motive è sempre quello: abbassare il prezzo di vendita nel tentativo di renderlo concorrenziale nel competitivo mercato locale delle auto elettriche.

PERCHE’ PER LA CINA VOLKSWAGEN PUNTA TUTTO SULLE BATTERIE LFP

La versione attuale della Volkswagen ID.3 utilizza batterie con nichel, manganese e cobalto per una soluzione che garantisce una maggiore densità energetica, ma che è al tempo stesso più costosa da realizzare in quanto implica il reperimento di metalli più rari rispetto al ferro e al fosfato delle batterie Lfp.

E se al momento da Wolfsburg tacciono, a svelare i piani dell’azienda tedesca è stato direttamente il Ministero dell’Industria e dell’Information Technology cinese, che ha fatto sapere che nei suoi uffici sono stati depositati documenti che attestano il futuro lancio di una ID.3 con batterie al litio-ferro-fosfato. In questo modo, insomma, anche la concorrenza locale è avvertita.

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