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Iveco

Iveco ai cinesi di Faw? Girotondo di top manager e sindacalisti

Che cosa dicono sindacalisti e top manager della vendita di Iveco al gruppo cinese Faw

L’idea che Iveco possa parlare cinese, con l’acquisizione da parte di Faw, ha allarmato sindacati e paramentari. Tra chi è preoccupato per un passaggio di mano c’è Giorgio Garuzzo, ingegnere, dirigente d’azienda e imprenditore italiano. La vendita, invece, non stupisce Riccardo Ruggeri, editore e fondatore di Zafferano.news, che da operaio Fiat è arrivato a ricoprire il ruolo di Ceo in New Holland.

IVECO A FAW?

Partiamo dal principio.  La società Faw, fondata nel 1953 nella città nord-orientale di Changchun, è la prima casa automobilistica in Cina ed opera tramite i marchi Hongqi, Jiefang e Besturn, ha presentato un’offerta per l’acquisizione di tutte le attività di veicoli commerciali di Iveco, inclusi camion e autobus, nonché una quota di minoranza nella divisione motori di Fpt.

L’ALLARME DEI SINDACATI

Già dalle prime indiscrezioni, i sindacati hanno lanciato l’allarme e chiesto, in coro con maggioranza ed opposizione del Governo Conte Bis, un intervento dello Stato. A preoccupare i sindacati sono sia i risvolti industriali sia le possibili conseguenze occupazionali dell’operazione.

“Purtroppo le aziende che fondano profonde radici nel tessuto industriale ed economico nel nostro paese e che rappresentano una eccellenza in settori strategici come la mobilità e le motorizzazioni sono oggetto sempre più spesso di acquisizioni straniere, con potenziali rischi occupazionali e industriali. Il piano industriale oggetto di recente accordo rappresenta inoltre per noi il punto di partenza di qualsiasi confronto, ma siamo consapevoli che già solo una eventuale separazione fra Iveco e Fpt potrebbe avere ricadute negative su di esso. Di conseguenza chiediamo un confronto, anche in sede istituzionale, con i vertici della multinazionale”, avevano scritto Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Uglm, Aqcfr in una nota congiunta.

GIORGIO GARUZZO: VIA ULTIMA ROCCAFORTE?

Preoccupato per la vendita di Iveco a Faw è anche Giorgio Garuzzi, top manager ai tempi della Torino industriale e già ceo di Iveco.

“Una brutta sensazione”, l’idea che Iveco possa essere venduta ai cinesi, dice Garuzzi in una intervista al Corriere della Sera. Il marchio di Cnh “è l’ultima roccaforte industriale del territorio. Capisco le ragioni di mercato che portano alla ricerca di partnership, come quella di Fca con Psa, ma la vendita di un campione nazionale a una società estera è un dramma per il sistema paese e il Piemonte. Negli anni ottanta, quando ho preso la guida di Iveco, l’azienda perdeva un miliardo al giorno. Sette anni dopo, con una politica di aggregazioni e di crescita interna, ci siamo trovati a gestire un gruppo leader in Europa, che guadagnava 90 miliardi l’anno. Fare impresa è questione di volontà”.

VENDITA SIGNIFICA PERDITA DEL KNOW HOW

Il problema, secondo Garuzzi, non è la chiusura degli stabilimenti, “ma il know how e la progettazione” che “andranno via. Non illudiamoci. Ed è già successo altre volte. Questa non farà eccezione”.

LA VOCE FUORI DAL CORO DI RICCARDO RUGGERI

E’ una voce fuori dal coro, invece, quella di Riccardo Ruggeri, che non si stupisce della vendita del brand di Cnh. E sempre in una intervista al Corriere della Sera rivela che la vendita è ineluttabile. “Iveco e New Holland quando vengono fuse non avevano sinergie dal punto di vista manageriale e del business: parliamo di camion e trattori. Dal punto di vista finanziario però era un’operazione eccellente: il mercato lo aveva riconosciuto. E chi nel 2009 avesse comperato azioni Fiat diventate poi Fca avrebbe consuntivato in 10 anni di un moltiplicatore di 7-8 volte. Il tutto grazie alle capacità di deal maker di Marchionne. Oggi, sempre in una logica di tipo finanziario, è stato valutato che separare queste attività porta un ulteriore beneficio”.

RUGGERI: I CINESI CI SPOLPERANNO

Certo, ammette Ruggeri, ci sarà da prepararsi: la “Cina entra nel mondo dei camion acquisendo una tecnologia di 100 anni. Ma sappiamo come va a finire con i cinesi, quando comprano spolpano, come facevamo noi quando eravamo leader”.

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