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Ita Airways

Ita Airways, ecco come il governo tranquillizza Lufthansa sulla discontinuità con Alitalia

Non c'è continuità tra Ita e Alitalia: il governo prova a frenare le sentenze che chiedono il reintegro dei dipendenti di Alitalia nella nuova compagnia e a rassicurare Lufthansa

 

Fra Ita Airways e Alitalia non vi è continuità. Peraltro, Ita è una società del tutto nuova. Questo è il contenuto di una norma approvata in Consiglio dei ministri e diffusa attraverso il comunicato stampa del Consiglio dei Ministri tenuto il 25 settembre.

UNA NORMA INTERPRETATIVA CHE VALE 200 MILIONI DI EURO

La norma sembra voler interpretare il decreto del 9 ottobre 2020 che ha costituito proprio Ita Airways. Il governo prova, in questo modo, a rispondere alle richieste di chiarezza che arrivano da Bruxelles e che devono essere soddisfatte per avere l’ok all’ingresso di Lufthansa in Ita con una quota iniziale del 41% e 325 milioni di euro (la compagnia tedesca punta ad acquisire la totalità di Ita).  L’accordo prevede che se le cause di lavoro dovessero rimettere in discussione la discontinuità tra Ita e Alitalia, l’azienda tedesca potrebbe esercitare il diritto di recesso. La riassunzione degli ex dipendenti Alitalia preoccupa Lufthansa perché farebbe gravare sul bilancio di Ita un carico di 200 milioni di euro. Questo punto è stato chiarito dal presidente esecutivo di Ita Airways Antonino Turicchi in un’intervista al Corriere della Sera.

LA NORMA DEL GOVERNO CHE SANCISCE L’ASSENZA DI CONTINUITÀ

“Tenuto conto che è sorto un contrasto giurisprudenziale in merito al fatto che vi sia o meno una discontinuità aziendale tra Alitalia-Società Aerea Italiana e Ita-Italia Trasporto Aereo S.p.a., e considerato che tale incertezza è suscettibile di determinare riflessi negativi sia sui rapporti giuridici sia sulla finanza pubblica – si legge nel comunicato stampa sul Consiglio dei ministri del 25 settembre – si è ritenuto necessario approvare una norma interpretativa che, in coerenza con le decisioni della Commissione europea, esclude che nel passaggio da Alitalia a Ita vi sia continuità fra le due aziende”.  La decisione del governo esplicita che nella vendita per un euro del ramo “Aviation” di Alitalia a Ita Airways nell’ottobre 2021 non c’è stato un passaggio del ramo d’azienda andando così a smontare anche le tesi di diverse cause di lavoro vinte dagli ex dipendenti della vecchia compagnia di bandiera proprio sulla base di quella fattispecie.

L’INTERVENTO DEL COMMISSARIO EUROPEO SU ITA, ALITALIA E LUFTHANSA

Sul punto è intervenuto anche il commissario europeo Didier Reynders che ha sottolineato come l’ingresso di Lufthansa in Ita non sia ancora stato notificato all’Antitrust europeo. “Io sono aperto a incontrare tutti gli attori rilevanti a livello del governo o delle società – ha detto Didier Reynders – ma non ho ricevuto alcuna richiesta formale in tal senso”. La norma interpretativa del Consiglio dei ministri potrebbe accelerare questo percorso.

LE CAUSE DEGLI EX DIPENDENTI ALITALIA CHE CHIEDONO IL REINTEGRO IN ITA

L’intervento del governo arriva dopo una serie di ricorsi presentati da alcuni ex dipendenti di Alitalia che vorrebbero chiedere il reintegro nella nuova Ita. Solo lo scorso 15 settembre un giudice del Lavoro di Roma (Paolo Mormile) ha stabilito il diritto all’assunzione nella nuova compagnia aerea per ben 174 ex dipendenti di Alitalia, 35 dei quali con il grado di piloti o comandanti. Prima di lui a confermare la tesi della continuità tra le due compagnie anche un altro giudice del lavoro di Roma e di Milano. La maggioranza delle sentenze, invece, dà torto agli ex dipendenti negando l’assunzione. Ad oggi la compagnia di volo italiana ha avuto 38 sentenze favorevoli – per un totale di 841 ricorrenti – e tre sentenze sfavorevoli, in tutto o parzialmente (per un totale di 244 persone da assumere). Restano ancora 34 cause pendenti per un totale di 564 ex dipendenti di Alitalia. Da queste discrepanze di interpretazione è nato il contrato giurisprudenziale che ha spinto il Governo a districare i nodi interpretativi.

PER LA COMMISSIONE EUROPEA NON C’È NESSUNA DISCONTINUITÀ

La discontinuità, tra l’altro, l’aveva stabilita una decisione della Commissione europea del 10 settembre 2021, proprio nel rispetto della quale era stato sottoscritto l’accordo di cessione tra le due compagnie. Ita, per esempio, non dovrà restituire all’Italia i 900 milioni di aiuti di Stato illegittimi incassati da Alitalia quando era sull’orlo del baratro. I 900 milioni li renderà Alitalia.

LA POSIZIONE DI ASSOVOLO: NON C’È ALCUNA NORMA DA INTERPRETARE

Non si è fatta attendere la posizione di Assovolo, il sindacato del settore del trasporto aereo che ha curato molte delle cause degli ex dipendenti Alitalia. Il sindacato, a Startmag, ha espresso la sua versione dei fatti in quattro punti:

  • Non vi è nessuna «norma da interpretare» ma unicamente «fatti» il cui accertamento, e le conseguenze giuridiche, spettano unicamente ai Giudici (ex art. 101 e 111 Costituzione); vi è poi una differenza strutturale tra «continuità economica» valevole per gli aiuti di Stato, e «conservazione della identità organizzativa valevole per il diritto dei lavoratori alla prosecuzione del rapporto ai sensi della Direttiva 23/2021 e art. 2112 c.c.» che spetta ai Giudici accertare e valutare;
  • La Commissione Europea non è un Organo Giurisdizionale e adotta decisioni solo nelle materie ad essa riservate dal trattato istitutivo tra le quali il ricorrere o meno di aiuti di stato illegittimi ed in violazione delle regole della concorrenza e MAI questioni attinenti il diritto del lavoro e, meno che mai, il diritto dei prestatori alla prosecuzione del rapporto di lavoro ai sensi della Direttiva 23/2001 e dell’art. 2112 c.c. nel caso di trasferimento di azienda o ramo di essa;
  • Lo Stato italiano, attraverso il Governo e per esso il Ministero del Tesoro, controlla la società ITA (come pure Alitalia) ed è dunque «parte sostanziale» nelle controversie di lavoro e non può interferire in esse con norme aventi forza di legge che determinano l’esito della controversia imponendo ai Giudici la soluzione ad essa favorevole: intervento inammissibile anche ai sensi dell’art. 6 CEDU, Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, oltreché delle già richiamate norme costituzionali;
  • Conseguenza immediata, e di rilievo enorme: se la «interpretazione» del Governo è «autentica» subito dovrebbero essere indagati per bancarotta fraudolenta i Giudici Fallimentari del Tribunale di Civitavecchia, i Commissari di Alitalia in A.S., i vertici di ITA e del Ministero Del Tesoro. Avrebbero infatti autorizzato la cessione di beni o complessi di beni, distinti e non costituenti ramo di azienda, al prezzo di 1 euro (che, non è certo «prezzo di mercato», come imposto dalla Commissione UE nella nota Decisione) invece che di centinaia di milioni di euro (lo stesso ramo di azienda trasporto passeggeri – Aviation – era stato acquistato da Alitalia nel 2014 per oltre 900 milioni). Il danno per tutti i creditori di Alitalia in AS, tra cui lo Stato Italiano che deve recuperare centinaia di milioni di aiuti di stato illegittimi, i lavoratori, fornitori ecc., è infatti enorme.

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