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Il motore dell’industria dell’auto tedesca tossisce

La transizione ecologica non è quel letto di rose sperato dai grandi marchi. Persino in Germania. E così, da Volkswagen a Continental si studiano piani per ridurre i costi, licenziando personale

Mentre a Monaco di Baviera, nella storica fabbrica di BMW, si enfatizza, forse con eccessivo entusiasmo, la produzione dell’ultimo motore a combustione interna per auto, per la precisione un V8, i 1.200 addetti saranno ricollocati in altre aree produttive e le strutture industriali saranno demolite per creare una moderna gigafactory di auto elettriche frutto dell’investimento di 400 milioni di euro, l’industria tedesca deve fare i conti con un mercato dell’auto divenuto ostile.

VOLKSWAGEN RISPARMIA E LICENZIA?

Il gruppo Volkswagen, leader in Europa per numero di vetture vendute, sta considerando, sulla scia di Stellantis (che lascerà a casa lavoratori in Italia e negli Usa), di procedere con un pesante taglio dei lavoratori. Secondo la testata economica Handelsblatt nel mirino della dirigenza alle prese con una spending review da 10 miliardi ci sarebbero gli addetti alle mansioni d’ufficio.

Resterebbero dunque per ora intatti gli organici dei metalmeccanici (del resto, quando il passato Ceo Herbert Diess affermò che bisognasse tagliarli per sostenere i costi della mobilità elettrica fu accompagnato alla porta dal potentissimo sindacato delle tute blu), ma se le indiscrezioni di stampa fossero corrette, nessuno può dirsi al sicuro.

Perché ridurre i costi di 10 miliardi di euro entro il 2026, in un periodo in cui i vari marchi del gruppo, complice la transizione ecologica in atto, stanno investendo più del solito in ricerca e sviluppo, vorrebbe dire che l’assetto aziendale è destinato a profonde modifiche. Tanto che, sempre per la testata tedesca, Volkswagen avrebbe in programma una riduzione del personale amministrativo di almeno il 20%.

FERMA LA PRODUZIONE DELLE AUTO ELETTRICHE

Quel che è certo è che negli ultimi giorni Volkswagen ha deciso uno stop di tre settimane alle catene di montaggio dei nuovi Model Year di ID.4, ID.5 e Q4 e-tron, sia in versione Suv sia Sportback. Ufficialmente la causa è da rintracciarsi nella mancanza di motori elettrici, determinata da non meglio specificate “inattese interruzioni nelle forniture”.

C’è però chi fa notare che la convinzione di Volkswagen di continuare a investire nell’auto elettrica sembrerebbe appannarsi di mese in mese, ricordando che il gruppo sta riducendo il personale presso il suo stabilimento nella città tedesca orientale di Zwickau (dove si producono sei modelli elettrici di tre marchi del gruppo: Volkswagen, Audi e Cupra), a causa della bassa domanda di auto alla spina, crollata in Germania dopo la fine degli incentivi governativi non più rinnovati. Dal primo settembre sono state escluse infatti le flotte dalla platea dei beneficiari delle agevolazioni.

Delle 2.000 persone che in agosto lavoravano nello stabilimento con assunzioni temporanee su un totale di circa 10.700 dipendenti, 269 sono state lasciate a casa in ottobre, allo scadere del contratto. Questo nonostante VW avesse ribadito in tutte le occasioni che l’impianto di Zwickau sarebbe rimasto centrale nella strategia della Casa tedesca nonostante il cambio ai vertici. Del resto si tratta di una gigafactory in cui il marchio tedesco ha messo 1,2 miliardi per il maquillage tecnico.

PURE CONTINENTAL SI RISTRUTTURA

Analoghe notizie giungono da Continental alle prese con un programma di ristrutturazione per permettere alla multinazionale tedesca di risparmiare almeno 400 milioni di euro entro il prossimo biennio. Il piano, viene comunicato, riguarderà “tutte le parti e tutti i livelli dell’organizzazione e, pertanto, il numero esatto dei posti di lavoro interessati a livello globale non è ancora stato deciso”. Sulla stampa tedesca, che segue con attenzione il dossier, si parla però di cinquemila posti, il 3% dell’attuale forza lavoro globale.

Il barometro vira insomma verso la burrasca per i dipendenti della multinazionale tedesca, che già negli ultimi 10 anni ha lasciato a casa oltre 20mila lavoratori. Anche perché il responsabile della divisione Philipp von Hirschheydt senza troppi giri di parole ha detto che si tratta di “misure iniziali per migliorare la competitività del settore” e di valutazioni in corso e “senza riserve” su “tutte le funzioni e i processi, dalla vendita alla ricerca, dallo sviluppo alla produzione”.

Dunque i mille dipendenti in una trentina di siti interessati dalla riorganizzazione potrebbero essere i primi di altre sforbiciate. La cura da cavallo porterà alla liquidazione dell’area Smart Mobility e al consolidamento dell’intera divisione in solo cinque segmenti di business.

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