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Compagnie Aeree

Il governo vincerà la guerra agli algoritmi di Ryanair? Girotondo di esperti

Il governo vuole porre un freno agli algoritmi delle compagnie low cost come Ryanair. Obiettivi, incognite e problemi. Ecco il parere degli esperti

 

“Ryanair negli anni ha manifestato una certa insofferenza alle regole del mercato. È stata sanzionata 11 volte negli ultimi anni dall’autorità per la concorrenza e il mercato“. È un attacco frontale quello assestato negli scorsi giorni dal ministro delle Imprese, Adolfo Urso (Fratelli d’Italia), alla compagnia aerea irlandese dopo le polemiche scatenate dall’approvazione del decreto Asset che prevede la messa al bando dell’algoritmo di vendita dei biglietti aerei. L’obiettivo del decreto-legge è vietare che cosiddetto “revenue management” porti ad avere prezzi troppo alti dei biglietti.

COS’È IL REVENUE MANAGEMENT

Il “revenue management”, ovvero la politica di gestione dei ricavi, è una disciplina di gestione della disponibilità di un bene o un servizio che ha come obiettivo l’ottimizzazione del volume di affari e la relazione alla massimizzazione dell’occupazione. Secondo tale disciplina i prezzi, in un mercato non troppo elastico come quello del settore aereo, salgono all’aumentare della domanda, proprio perché non è immediato l’arrivo di concorrenti pronti a soddisfare le nuove domande.

I PREZZI VARIANO IN BASE ALLE NOSTRE PREFERENZE

L’ad di Ryanair, Eddie Wilson, ha rispedito al mittente le accuse di profilare i clienti, liquidandola come una suggestione cinematografica. “Chi lo pensa forse guarda un po’ troppo Netflix”, ha detto Wilson. Le accuse arrivate, anche dall’Enac, si riferiscono a presunte pratiche speculative nella gestione dei meccanismi di intelligenza artificiale nei sistemi di gestione dinamica dei prezzi. “Tantissime aziende di largo consumo si affidano a sistemi di revenue management – ha detto alla Stampa Manuel Mandelli, imprenditore in ambito digital, fondatore di Blue Pillow, start up italiana delle case vacanze -. In ambito aeronautico viene utilizzato un tipo di algoritmi che lavora sulla massimizzazione dei prezzi e sulla capacità di occupazione degli aeromobili. Inoltre, negli anni, le compagnie hanno sviluppato numerose connessioni attraverso l’uso condiviso dei Gds, Global Distribution System, sistemi informatici che funzionano da intermediari tra le compagnie aeree e le aziende che vendono i biglietti e che consentono di avere una mappatura completa della domanda e dell’offerta. Sono algoritmi nati per massimizzare i profitti”. I prezzi possono cambiare anche dispositivo a dispositivo. “In passato ci sono già stati casi di pratiche, gestite da intermediari, che cambiavano i prezzi sulla base dei dispositivi, è una cosa che si può fare in tutta tranquillità”, ha aggiunto Manuel Mandelli.

GLI ALGORITMI GOVERNANO LA NOSTRA VITA?

Ma le accuse mosse dal governo sono ancora più gravi. afferma che gli algoritmi permettono di aumentare i prezzi sfruttando la geo-localizzazione, individuando il tipo di dispositivo utilizzato e scandagliando ogni file salvato sul dispositivo in uso dal malcapitato acquirente. “Le compagnie lo hanno sempre negato ma è vero che esistono algoritmi per fissare il prezzo, cosa che invece diciamo che noi sappiamo è vera”, sottolinea a Start Magazine Francesco Marino, giornalista, digital strategist, esperto di Intelligenza artificiale e autore di “Scelti per te. Come gli algoritmi governano la nostra vita e cosa possiamo fare per difenderci” (edizioni Castelvecchi). “Esistono algoritmi in grado di determinare valori oggettivi, tipo la domanda, oppure il tempo che manca al volo e quindi volti ad aumentare il prezzo più si avvicina oppure a diminuire il prezzo se il volo è vuoto, quindi anche a modellarsi sulle caratteristiche oggettive di quella tratta – continua Marino -. Ma esistono anche, con ogni probabilità, algoritmi in grado di tracciare le abitudini degli utenti e su quella base proporre un prezzo personalizzato”. Ma non solo. “Gli algoritmi possono individuare la geolocalizzazione, il tipo di dispositivo utilizzato – aggiunge Marino -. Sui file presenti nel pc sono scettico, quella mi sembra effettivamente una fantasia da Netflix”.

L’OBIETTIVO DEGLI ALGORITMI È CATEGORIZZARE GLI UTENTI

Gli algoritmi, dunque, individuano e categorizzano l’utente sulla base delle sue abitudini di navigazione. “L’obiettivo è infilarlo in una classe di consumatori con determinate caratteristiche. Più o meno lo fanno tutti – ci dice Marino -. I sistemi di raccomandazione dei social network o lo stesso Google”. Gli utenti hanno la possibilità di “difendersi” anche se non è affatto semplice. “Ci sono un po’ di strumenti in giro su Internet, ma fondamentalmente per avere un prezzo oggettivo, bisognerebbe essere scevri da una storia di navigazione; quindi, molti dicono di usare la navigazione in incognito, magari usare un browser che uno non usa mai perché il prezzo non sia condizionato, di acquistare di notte – continua l’autore di “Scelti per te” -, però, come dire, non so quanto questi suggerimenti siano superstizione, magia o quanto poi effettivamente abbiano un valore. Quello che posso dire è che se non si danno al sistema informazioni è ovvio che non riesce a trovarle e si ha un prezzo più oggettivo possibile”.

LE SCELTE TURISTICHE INDIRIZZATE DAGLI ALGORITMI

Non sono solo le compagnie aeree a usare questi algoritmi. “Visto che parliamo di turismo, anche l’algoritmo di Booking funziona sulla base di una serie di criteri che sono le recensioni, oppure per esempio la percentuale di conversioni – conclude Marino -. In questo modo influenza le scelte degli utenti perché, ovviamente, se io vedo un albergo che sta in alto è più probabile che io lo clicchi. Sono analizzati anche altri criteri individuali come la posizione, la storia di navigazione e tutta una serie di altri di altre questioni individuali. Diciamo che molto dell’internet che abitiamo si basa su questo”.

COME SI PRODUCONO LE TARIFFE

“Ha ragione Wilson quando sconfessa l’algoritmo. L’algoritmo è solo una dicitura mediatica che non significa nulla all’interno della gestione delle tariffe di un’aerolinea, oggi le tariffe si fanno valutando i coefficienti di riempimento ed utilizzando sofisticati sistemi di web scrapping per comparare i prezzi – ha scritto Gaetano Intrieri, amministratore delegato di AeroItalia – Infine, si fanno attraverso una attenta analisi dei costi di rotta. Ecco allora che se ci sono coloro che pagano 10 euro per volare da qualche parte, ci saranno degli altri che per prendere quello stesso volo dovranno pagare per loro stessi e per coloro che hanno pagato 10 euro altrimenti l’allineamento costi-ricavi non si concretizza. Oggigiorno, in termini commerciali, la partiva vera si gioca su due fattori: l’analisi della varianza rispetto alla media della tariffa offerta e l’incidenza delle cosiddette ancillaries, ovvero tutti quei servizi ormai a pagamento che vengono venduti al passeggero. La profilazione del mercato su un campione di popolazione osservata troppo ampia e variegata, come è quello delle aerolinee, non funziona e non può funzionare nel poterne definire in modo sistematico il comportamento del “buyer persona” nella fase di acquisto di un biglietto aereo”.

RYANAIR, I BIGLIETTI E I CONTRIBUTI PUBBLICI

“Ryanair – ha concluso Intrieri – ha sempre utilizzato un valore elevato di varianza sulla media tariffaria facendone uno caposaldo della propria strategia di vendita e lo ha potuto fare anche grazie ad un’ossessiva modalità di vendita diretta al consumatore finale. Se è vero come è vero che vendere un biglietto per una tratta di 1 ora di volo a 500 euro è un’anomalia, lo è altrettanto vendere un posto su quello stesso volo a 10 euro. Allora mi chiedo come Wilson possa rivendicare oggi la teoria del libero mercato, quando il dipartimento di revenue management di Ryanair utilizza quotidianamente politiche di dumping e quando loro per primi hanno distorto il mercato facendosi lautamente pagare dagli aeroporti italiani che a sua volta si finanziavano con le ingenti dazioni di denaro che Alitalia era costretta a pagare per atterrare su quegli stessi aeroporti?”.

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