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Caro-voli, l’Enac elogia il governo e strapazza Ryanair

Il caro-voli determinato dagli algoritmi usati dalle compagnie aeree che ha portato alle norme previste dall’ultimo decreto infiamma il dibattito. Tra l’ad di Ryanair e il ministro Urso volano stracci e l’Ente nazionale per l’aviazione civile (Enac) prende le difese del governo. Fatti e polemiche

 

Per una volta sono tutti d’accordo. Destra-centro, centrosinistra e pure l’Ente nazionale per l’aviazione civile (Enac, nella foto il presidente Pierluigi Di Palma): Ryanair ha torto ad attaccare la parte del decreto omnibus riguardante il caro-voli, che prevede vincoli su profilazioni dei clienti (vincoli già previsti dalle norme, secondo molti giuristi) e algoritmi tanto cari alle compagnie aeree, che sul costo dei voli, soprattutto negli ultimi mesi, stanno letteralmente dando i numeri.

Il presidente di Assoviaggi-Confesercenti, Gianni Rebecchi, ha infatti detto che se a giugno ci sono stati rincari fino al 60%, anche ad agosto si prevede che possano arrivare al 45% con punte del 50%.

Ecco quindi cosa è successo e le principali posizioni.

COSA PREVEDE IL DECRETO CONTRO IL CARO-VOLI

La misura contenuta nel decreto Asset e investimenti volta a contrastare il caro-voli vieta – in alcuni specifici casi – di fissare in modo dinamico le tariffe in base al tempo della prenotazione. È infatti un algoritmo che, intercettando l’interesse del viaggiatore su un determinato volo, ne comporta l’istantaneo rialzo delle tariffe.

È quindi vietato fissare le tariffe in base alla profilazione web degli utenti o sul dispositivo usato per le rotte nazionali di collegamento con le isole (Sicilia e Sardegna) quando ci sono picchi di domanda o se l’aumento porta a un prezzo di vendita del 200% superiore alla tariffa media per quella tratta, condizione che si estende a tutta l’Italia durante uno stato di emergenza nazionale.

RYANAIR IMBUFALITA

Se i consumatori hanno gioito alla notizia, Eddie Wilson, ad di Ryanair, è saltato sulla sedia. Intervistato dall’Ansa si è scagliato contro il governo sostenendo che il decreto è “ridicolo e illegale” perché “interferisce con le regole Ue del libero mercato”.

“È una roba populista e di stampo sovietico” e quindi “da cancellare” per Wilson, il quale ha anche negato le accuse di fare cartello sui voli per Sicilia e Sardegna. E a proposito della storia dell’algoritmo l’ha definita una fantasia di gente “che guarda troppo Netflix” perché a Ryanair “non ci sono algoritmi” e la compagnia “non fa profili dei clienti”…

Infine, l’ad di Ryanair ha minacciato sia di lasciare l’Italia sia di presentare ricorso presso la Commissione europea, che ha già chiesto al nostro Paese maggiori dettagli sui contenuti della misura.

STUPORE E SCONCERTO DA URSO

Queste parole hanno però provocato “stupore” al Mimit, il ministero delle Imprese e del Made in Italy guidato da Adolfo Urso (Fratelli d’Italia), che ha ricordato a Wilson che “sull’uso della profilazione nella vendita dei biglietti aerei sono disponibili ampie evidenze riportate da prestigiose riviste internazionali” ed “è l’America, dunque, ‘non lo Stato sovietico’, che indaga il fenomeno già da molti anni”.

Urso si è poi detto “disponibile a incontrare anche le altre compagnie per capire se il provvedimento può essere migliorato in conversione parlamentare”.

Inoltre, se per Wilson “le persone che stanno consigliando Urso non sanno nulla né del settore aereo né di economia”, il numero uno del Mimit ha risposto che Ryanair “ha bisogno di buoni consiglieri di diritto commerciale, di qualcuno che si intenda di concorrenza, mercato e diritti dei cittadini” visto che la sua “insofferenza alle regole del mercato” l’ha portata a essere “sanzionata 11 volte negli ultimi anni dall’autorità per la concorrenza e il mercato”.

PARLA L’ENAC

Sulla questione è poi intervenuto l’Ente nazionale per l’aviazione civile (Enac), il cui presidente Pierluigi Di Palma ha affermato che “il governo ha fatto benissimo a intervenire sul caro voli”.

Ma come osserva Il Foglio, Wilson, a parte per le parole usate, ha ragione a dire che “se aumenti l’offerta diminuiscono i prezzi, ma se interferisci e restringi i prezzi, le aziende se ne vanno da un’altra parte” e “quando scende l’offerta salgono i prezzi”. Per Di Palma però “i mercati a volte vanno regolati” e “questa legge serve a mettere in piedi una vigilanza su pratiche distorsive del mercato che avvengono in determinati periodi, come i picchi di domanda durante le vacanze”.

Inoltre, il presidente di Enac (Ente nazionale per l’aviazione civile) non si lascia minimamente intimorire dalle minacce di Wilson né per il l’intervento richiesto alla Commissione Ue né per la possibilità che Ryanair lasci a terra il nostro Paese in quanto “la verità è che il mercato italiano vale molto, non lo possono lasciare”.

LE PAROLE DI DI PALMA

Di Palma difende l’intervento del governo col decreto: “Questa legge – dice – serve a mettere in piedi una vigilanza su pratiche distorsive del mercato che avvengono in determinati periodi, come i picchi di domanda durante le vacanze”. Ai dubbi e alle perplessità subito arrivate da Bruxelles, così replica il presidente di Enac. “I funzionari europei richiamano la regola che dice che i vettori comunitari fissano liberamente le tariffe aeree per i passeggeri, ma si dimenticano che anche la Ue  tutela i territori più fragili, isole comprese.  La liberalizzazione del trasporto aereo europeo serviva proprio a questo:  ad abbassare i prezzi per favorire la mobilità nella Ue delle giovani generazioni e superare l’identità nazionale, correlando questa cosa al programma  Erasmus. Un ragazzo di Palermo deve poter raggiungere la capitale europea, Bruxelles, nello stesso tempo in cui lo fa un coetaneo francese, e questo deve essere un diritto esercitabile, sennò torniamo a una democrazia basata sul censo”.

Di Palma ricorda: “Avevamo detto loro ‘care compagnie fate attenzione a questa intelligenza artificiale che da sola determina un innalzamento ingiustificato dei prezzi’”. Il presidente dell’Enac sostiene questo: “Qualcosa nel sistema delle compagnie low cost  è saltato: prima si praticavano dei prezzi civetta per attirare il riempimento dell’aereo che poi si fermavano, gli aerei arrivavano a un riempimento dell’80/85 per cento, la strategia del fondatore di Ryanair O’Neil era quella poi di vendere a prezzi stracciati i biglietti rimanenti, facendosi pubblicità gratis. Oggi invece ci sono meno collegamenti aerei rispetto al 2019 e più passeggeri, gli aerei sono più pieni e i prezzi esplodono, quello che chiedevamo  non era di ridurre i ricavi, ma di cambiare la dinamica:  alzare magari un po’ i prezzi civetta abbassando i prezzi successivi. Non è possibile per esempio che con l’interruzione dell’alta velocità i prezzi Linate-Roma sono schizzati da 100 a 500 euro in poche ore”.

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