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Ita

Che cosa farà il governo Meloni con Ita?

Presente e futuro di Ita Airways. L'analisi di Paolo Rubino e Salvatore Santangelo

 

“È al lavoro la rete diplomatica dell’intero centrodestra per convincere MSC a risedersi al tavolo” sul dossier ITA Airways. Così informa il quotidiano la Stampa del 26 novembre.

Dopo la scelta a favore di Certares guidata, forse, da mere relazioni tra attori della finanza internazionale che il precedente governo aveva preferito la scorsa estate, ora, come immaginato, i nuovi responsabili post elezioni politiche si trovano di fronte al problema: che fare di Ita e in quali mani affidarla con la speranza che non ritorni, in breve tempo, nuovamente nelle mani del governo ulteriormente mortificata e depredata. La vecchia ipotesi del team MSC-Lufthansa sembra tramontata.

Si trattava, appena qualche mese fa, di consentire a costoro, l’uno leader mondiale della logistica, l’altro grande vettore aereo storicamente incline all’innovazione e sperimentazione di avviare un progetto seriamente industriale che proiettasse la compagnia italiana nel futuro prossimo dell’industria dei trasporti. Dalle mosse di MSC, successive all’incauta esclusione dal dossier Ita subita dal precedente governo, si può intuire che il progetto industriale di quest’azienda esisteva a prescindere dall’opportunità Ita e, coerentemente, una volta estromessa dalla gara, MSC ha proseguito il suo progetto con diverse modalità. Questo è ciò che fa un’azienda sicura delle proprie idee e pronta a rischiare i propri mezzi.

È difficile fare ipotesi sulla possibilità di riportare MSC al tavolo, ma è più che improbabile che i vecchi modi del piano Fenice del 2008 possano convincere questo tipo di attore. Forse varrebbe la pena che questa nuova dirigenza politica dichiarasse, e prendesse impegni, con MSC e Lufthansa su quali sono i progetti di sistema che è pronta a realizzare affinché un’impresa di trasporto, in questo XXI secolo, si trovi a operare in un quadro favorevole. Ma sembra, invece, che l’attenzione sia sul prezzo della cessione, sulla quota da cedere, sulla verifica di un piano industriale nell’ingenua masochistica convinzione che un piano industriale sia un contratto vincolante.

Nel frattempo, Ita Airways continua a recitare il proprio ruolo di azienda con lo stesso successo di un alunno delle elementari cui è richiesto di interpretare Amleto non nel teatrino della propria scuola, ma allo Shakespeare’s Globe di Londra. Immaginare che la rinascita di una compagnia aerea italiana sia conseguibile attraverso spumose conferenze stampa, immaginifiche campagne pubblicitarie, sempiterno taglio dei costi del lavoro, rutilanti modelli organizzativi infarciti di caselle dai titoli british e poveri di comprensione dei processi funzionali di una compagnia aerea è al limite dell’autolesionismo.

Il dovere della Compagnia sarebbe oggi di concentrarsi sulla comprensione del mercato che si intende servire, soprattutto sui possibili trend di evoluzione; sulla correlazione maniacale tra le spese in conto capitale e la loro sostenibilità in termini di flussi futuri attesi; sulla produttività del fattore lavoro e non sulla semplicistica riduzione dei suoi costi; sul fornire al governo una lista chiara e ben spiegata delle necessità di interventi sistemici che rimuovano gli ostacoli al fluido svolgimento dell’attività di trasporto in ciò replicando, né più né meno e sia pure con ritardo, ciò che è stato fatto e continua ad esser fatto in ogni altro paese europeo e non solo.

Ma soprattutto l’azienda dovrebbe concentrarsi sul rigenerare le proprie competenze industriali, invecchiate dal tempo, annichilite dalle umiliazioni e sostanzialmente perse. Per questo scopo non servono venti dirigenti superpagati, poco inclini al rischio, pieni di slogan in inglese spurio, meri clerici del metodo nella migliore delle circostanze.

Serve invece un vasto programma di reclutamento di giovani laureati in ingegneria, matematica, informatica, diritto, economia sui quali investire tempo, danaro e passione formativa. In altri termini, formare la nuova classe dirigente d’azienda propensa a investire un lungo periodo della propria vita professionale nell’ambizioso programma di ridare lustro al trasporto aereo nazionale.

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