Periodo di forti turbolenze per la startup tedesca Volocopter in cui ha scommesso anche l'italiana Atlantia (oggi Mundys): secondo voci di stampa sarebbe già pronto un salvataggio cinese da parte del big dell'auto Geely. Accettarlo, però, significherebbe ufficializzare l'immane perdita di valore dell'azienda...
C’è un’altra big cinese che vuole mangiarsi un altro pezzo di Germania in crisi. Geely, sempre più interessata a conquistare le strade dell’Europa (ha appena posto il controllo della maggioranza di Lynk&Co nelle mani della sua Zeekr, con il 51% delle azioni ottenute rilevando le quote di Volvo, per una operazione da 2,5 miliardi di dollari. Il 49% sarà detenuto da Geely Holding) sembra ora puntare anche ai nostri cieli. Rilevando (per pochi spicci)
Volocopter.
CHI HA SCOMMESSO SU VOLOCOPTER?
Sono tante le startup nate negli ultimi cinque anni col proposito di colonizzare il neonato comparto dei taxi elettrici dei cieli (eVtol) e altrettante quelle che annaspano dato che quel futuro, benché prossimo, sembra di colpo essersi fatto più lontano.
Uno degli esempi più illustri è Volocopter startup fondata da
Stephan Wolf e
Alexander Zosel che, dopo aver raggranellato mezzo miliardo di euro principalmente dal marchio automobilistico Daimler, dalla Big Tech Intel, dalla società ferroviaria tedesca Deutsche Bahn, da Mercedes-Benz nonché dall’
italiana Atlantia, ora Mundys, (la controllata della famiglia Benetton che gestisce attraverso la controllata Aeroporti di Roma gli scali di Fiumicino e Ciampino), aveva fatto parecchio parlare di sé per il suo biposto chiamato VoloCity che sarebbe dovuto debuttare in occasione delle Olimpiadi di Parigi di quest’estate.
VOLOCOPTER PERDE QUOTA (E QUOTE)?
Una vetrina eccellente, una operazione marketing geniale, dato che nella capitale francese erano accorsi ospiti e giornalisti da tutto il mondo. Invece quei voli non sono mai
decollati sulla Senna. Né altrove. E il progetto ha iniziato a
perdere quota.
Anche perché gli elicotteri elettrici eVtol sono un mezzo ancora tutto da normare, specie qua in Europa. Non è un caso che
Dirk Hoke, Amministratore delegato uscente di Volocopter dalla lunga esperienza in Airbus, già in primavera avesse spinto il legislatore a non mettersi troppo in mezzo: “Mentre in Germania discutiamo e presentiamo studi che definiscono tutto questo come privo di senso, la Cina procede a pieno regime”, aveva dichiarato al quotidiano Welt.
Secondo indiscrezioni di stampa, Geely (che aveva già investito in Volocopter nel 2019) si sarebbe messa a capo di una cordata in cui figurerebbe anche l’industriale tedesco Gerhard Sturm. I capitani coraggiosi sarebbero disposti a mettere sul piatto complessivamente 95 milioni di dollari. Per Geely sarebbe la seconda iniezione di liquidità in Volocopter, ma in cambio questa volta chiede nientemeno che l’85% della startup dei cieli.
CHE COSA DECIDERANNO I TEDESCHI?
Difficile per la realtà europea dire di no a tanta liquidità in un momento di forti turbolenze che rendono incerto persino il decollo dei suoi velivoli, tanto che ci sarebbero già stati più incontri. Il solo ostacolo che potrebbe frenare i tedeschi è che, se dovessero accettare quella cifra, vorrebbe dire ufficializzare che il valore della loro realtà ora si aggirerebbe sui 110 milioni di dollari. Nulla, se comparato agli 1,9 miliardi di dollari di cui si era parlato nel 2022, quando sembrava che Volocopter dovesse raggiungere ben altre quote e tutti facevano a gara per acquistarsene un pezzo.
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