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FuelEU Maritime

FuelEU Maritime, tutto sull’accordo per decarbonizzare il settore marittimo

Con l'accordo politico provvisorio raggiunto tra il Consiglio e il Parlamento europeo, un maggior numero di combustibili rinnovabili e a basse emissioni di carbonio ridurrà l'impronta di carbonio del settore marittimo nell'Ue. Cos'è il FuelEU Maritime

 

Se dopo l’intervento a gamba tesa di Berlino la decarbonizzazione terrestre potrebbe subire un colpo d’arresto almeno per ciò che concerne il destino dei motori a scoppio, un altro pacchetto del corpus di iniziative “Pronti per il 55%” o Fit for 55% presentato dalla Commissione europea il 14 luglio 2021 al fine di ridurre le sue emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 e di conseguire la neutralità climatica entro il 2050, compie un ulteriore passetto avanti. Parliamo del FuelEU Maritime.

COS’È IL FUELEU MARITIME

Le istituzioni europee intendono non solo ripulire l’aria, ma anche ridurre l’inquinamento da combustibili marittimi dell’80 per cento in 27 anni. La strada sarà lunga ma nel frattempo Parlamento europeo e Consiglio dell’Unione europea hanno trovato il punto di incontro sull’intesa per un piano per tagliare le emissioni delle navi in un calendario che dal 2025 arriva sino al 2050 e con cui si stabilisce uno standard che ha come obiettivo quello di orientare il settore verso l’impiego di carburanti rinnovabili e a basse emissioni di carbonio. Insomma, l’equivalente di ciò che accade sulla terraferma ma nelle acque europee.

I TAGLI ALLE EMISSIONI

La misura è destinata alle navi con una stazza superiore alle 5mila tonnellate «in linea di principio, responsabili per il 90% delle emissioni di CO2», che dovranno ridurre gradualmente le emissioni di gas serra (Ghg) tagliando la quantità di gas serra nell’energia che utilizzano. Si parte “soft” con una riduzione delle emissioni del 2% entro il 2025 ma nel 2030 l’Ue si aspetta un taglio del 6% che dovrà arrivare al 14,5% nei venturi 5 anni per superare il sessanta per cento (62) entro il 2040 e toccare l’80 per cento entro la fine della decade successiva. Tra gli obiettivi anche la riduzione delle emissioni di metano e protossido di azoto durante l’intero ciclo di vita dei carburanti.

 

Le nuove regole introducono anche un ulteriore requisito di zero emissioni all’ormeggio. Le navi portacontainer e passeggeri dovranno usare l’alimentazione a terra per tutte le esigenze di elettricità mentre sono ormeggiate in banchina nei principali porti dell’Ue a partire dal 2030. Previste anche alcune esenzioni che riguardano la permanenza in porto per meno di due ore, l’utilizzo della propria tecnologia a emissioni zero o l’effettuazione di uno scalo in porto a causa di circostanze impreviste o emergenze.

IL MECCANISMO DEL POOLING

Una possibile scappatoia a un regolamento tanto stringente arriva dal meccanismo di pooling volontari: le navi potranno mettere in comune il loro saldo di conformità con una o più navi che farà sì che sarà il pool nel suo insieme a dover rispettare in media i limiti di intensità di gas serra. Questo insomma significa che chi ha qualche nave vecchiotta e malconcia potrà comunque circolare in regola con la normativa a patto di allearsi con chi ha appena restaurato la flotta.

L’accordo politico provvisorio è ora soggetto all’approvazione formale dei due colegislatori. Per quanto riguarda il Consiglio, la presidenza svedese intende presentare quanto prima il testo ai rappresentanti degli Stati membri (Coreper), in previsione dell’approvazione formale in una delle prossime sessioni del Consiglio.

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