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Berlino

Così la Germania di Scholz si accoda a Volkswagen su e-fuel e auto elettriche

Il secondo costruttore mondiale di automobili per volumi dopo i giapponesi di Toyota sta facendo sbandare la Germania nei suoi rapporti con l'Ue, ma la strategia VW è chiara: passare all'elettrico, tenendo anche i motori endotermici grazie agli e-fuel

 

Brindano Italia, Repubblica Ceca e Polonia, i Paesi Ue contrari al bando delle endotermiche e all’Euro 7: mai si sarebbero aspettati di portare Berlino dalla loro. Invece la Germania, come abbiamo ricordato, ha iniziato a prestare attenzione ai desiderata di Volkswagen. Restano allibite invece le istituzioni europee, che certo non s’aspettavano una simile inversione a U dall’esecutivo di Olaf Scholz, che solo fino a poche settimane fa aveva aderito a entrambi i dossier. La Germania è un Paese “pesante” sia per Pil, sia per rappresentanza all’interno dell’Europarlamento, essendo molto popoloso.

GERMANIA E VW SPOSTANO GLI EQUILIBRI IN COMMISSIONE

E ha una dote naturale da leader, per questo la nuova presa di posizione sembra già aver indotto a più miti consigli anche un “falco ambientalista” come il vicepresidente della Commissione Europea Frans Timmermans che, in Italia per un evento, a Repubblica ha dichiarato che “l’Europa lascia all’industria la scelta della tecnologia” con la quale raggiungere nel 2035 l’obbiettivo delle emissioni zero allo scarico delle auto. “Non siamo noi che diciamo che cosa devono usare”, ha proseguito, “e questo non vuol dire che le altre auto (non elettriche, ndr) non ci saranno più: le vetture con il motore a combustione ci saranno ancora, ma le nuove macchine non potranno emettere CO2”.

Finora governo e legislatore comunitari erano andati nella direzione opposta, quella di scegliere, per legge, che la transizione energetica ed ecologica nell’automotive avrebbe avuto necessariamente le fattezze dell’auto elettrica (nessuno Stato, del resto, si sta impegnando nella realizzazione di una rete di ricarica per le auto a idrogeno). Ora però il numero 2 di Ursula von der Leyen apre: “Non è una scelta che assumiamo noi, abbiamo indicato solo l’obiettivo, il resto dipende dalla imprese del settore e dalla filiera”. Timmermans ha affermato di “preferire le macchine a batteria, elettriche o a idrogeno, ma se ci sono altre tecnologie tocca all’industria decidere, non a noi”.

VW FA LITIGARE FRANCIA E GERMANIA

Non sono altrettanto malleabili, ma si sapeva, i francesi. Il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, è ferale: “Non possiamo dire che c’è un’emergenza climatica e poi ritirarci dalla transizione verso i veicoli elettrici”, quindi ha aggiunto: “Siamo pronti a combattere perché è un errore ambientale ed economico”. “Dire che andremo verso l’elettrico – l’accusa che Parigi muove a Berlino -, ma rimarremo per un po’ con l’endotermico è economicamente incoerente e pericoloso per l’industria. Non è nel nostro interesse nazionale, non è nell’interesse delle case automobilistiche e non è nell’interesse del pianeta”.

A stretto giro è arrivata la replica dell’omologo tedesco, Christian Lindner: “Le Maire sa benissimo che la mobilità in auto potrebbe diventare sempre più costosa per molte persone che lavorano duramente. Dobbiamo prendere sul serio queste preoccupazioni”. E poi l’affondo con toni se possibili ancora più duri di quelli usati da Parigi: “È molto deplorevole che il governo francese stia minacciando una resa dei conti nella disputa sul bando delle endotermiche”.

LE CONTRADDIZIONI DEL GOVERNO SCHOLZ VENGONO AL PETTINE

In realtà la nuova e improvvisa presa di posizione della Germania sulla scia dei desiderata di VW (il Ceo ha dichiarato: “La nostra strategia è mantenere i motori a scoppio sul mercato, visto che in molte aree del mondo sono molto amati”) non piace nemmeno troppo in patria. Sueddeutsche Zeitung non ha mancato di sottolineare come, dopo le prime critiche mosse verso il piano Ue,  il ministero dei Trasporti tedesco non abbia fatto interventi in tal senso, disinteressandosi del dossier.

Salvo, poi, cambiare improvvisamente quando il divieto del 2035 era ormai pronto per essere approvato. Fdp, il partito che spinge per contrastare il bando degli endotermici, sta soffrendo nei sondaggi: è finito sotto la soglia di sbarramento del 5% in vari parlamentini dei land in cui si è votato nel 2022 e trema per la sua sopravvivenza futura. Chiaro l’intento di risollevarsi agguantando i favori di industriali e lavoratori, considerato che la transizione energetica ne metterà fuori dai cancelli parecchi ed è il principale motivo per cui è avversata dai potenti sindacati metalmeccanici tedeschi, che in VW hanno causato la defenestrazione di Herbert Diess.

LE ULTIME MOSSE DI VW SULL’ELETTRICO

Come scriveva Startmag la scorsa settimana, il cambio di linea di Volkswagen è stato determinato proprio dal passaggio di consegne tra Herbert Diess e Oliver Blume, quest’ultimo da sempre noto sostenitore degli e-fuel, tanto che Porsche, casa del Gruppo diretta proprio dal manager, finora ha investito oltre 94 milioni di euro nello sviluppo e nella produzione di e-fuel ed esattamente un anno fa, nell’aprile del ’22, ha anche sborsato circa 70 milioni di euro per acquisire il 12,5% della HIF Global.

Questo non significa però che VW abbia abbandonato l’elettrico. Tutt’altro. PowerCo, la società per le batterie del gruppo Volkswagen, ha ufficialmente avviato i lavori per la realizzazione della sua seconda gigafactory europea all’interno di un parco industriale a Sagunto, in Spagna, a 30 chilometri da Valencia. La fabbrica, per la quale saranno investiti oltre 3 miliardi di euro, inizierà a produrre celle nel 2026 e sosterrà più di 3 mila posti di lavoro diretti e, potenzialmente, fino a 30 mila nell’indotto.

Nemmeno un anno fa Volkswagen aveva annunciato di voler mettere sul piatto 10 miliardi (inizialmente la somma preventivata era di sette) per avviare la produzione di vetture a zero emissioni e la creazione delle relative batterie in Spagna. In quell’occasione, accompagnato da mezzo governo iberico, il numero 1 dell’epoca, Herbert Diess, aveva dichiarato: “Elettrificheremo la Spagna con una nuova gigafactory e una nuova fabbrica dedicata alle auto elettriche. Creeremo un ecosistema di fornitori che lavori su tutta la catena del valore, dall’estrazione del litio all’assemblaggio delle batterie”.

Il piano tedesco prevede il coinvolgimento di Seat e, soprattutto, della più grande azienda energetica spagnola, Iberdrola, che ha stanziato 500 milioni di euro per la mobilità elettrica e che installerà un parco fotovoltaico che contribuirà ad alimentare la gigafactory che sorgerà a Sagunto, vicino a Valencia. Sarebbe stato proprio l’intervento di Seat e Iberdrola, con ogni probabilità spinte in campo dal governo spagnolo, ad aver convinto i tedeschi a mettere sull’operazione 3 miliardi in più, col passaggio da sette a 10.

La gigafactory spagnola occuperà un’area di 130 ettari, che arrivano a 200 considerando anche l’adiacente parco fornitori. PowerCo, che ha già avviato i lavori per realizzare la prima gigafactory a Salzgitter (Germania) e che dovrà realizzarne uno gemello pure Oltreoceano, a St.Thomas (Ontario) per il suo primo impianto nordamericano, ha fissato in 40 GWh la capacità produttiva iniziale del sito iberico, abbastanza per equipaggiare circa 800 mila vetture, ma potrebbe salire a 60 GWh in caso di aumento della domanda.

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