Oltre 10 milioni di persone trasportate, più di 300 città collegate e oltre 1.500 posti di lavoro creati in soli tre anni. Sono questi i numeri di successo di Flixbus, operatore europeo della mobilità che dal 2013 offre un servizio di viaggi in autobus green e low cost. Dal suo arrivo nel Paese nel luglio 2015, Flixbus ha progressivamente rivoluzionato il settore coniugando innovazione e tradizione, e ha creato nuove opportunità per il mercato e per i consumatori.
UN DEBUTTO DI SUCCESSO
“Dalla prima linea, la Milano-Venezia, di strada ne abbiamo fatta. In questi tre anni grazie al nostro modello di business collaborativo siamo arrivati ad avere oltre 60 partner locali sul territorio, creando oltre 1.500 posti di lavoro ed un network nazionale che collega oltre 300 città italiane. In questi tre anni per 10 milioni di italiani hanno deciso di viaggiare con noi per piacere o per tornare a casa e questo ci spinge a fare sempre di più e sempre meglio”, ha dichiarato s Start Magazine Andrea Incondi, Managing Director FlixBus Italia.
NON SEMPRE TUTTO FACILE
Se è vero che i numeri sono quelli di un’azienda di successo, è anche vero che la società non ha incontrato sempre il favore del governo precedente, che nella Manovra aveva inserito (per poi farlo saltare) un emendamento che bloccavano in Italia l’operato di Flixbus. Erano 5, in particolare, gli emendamenti contro la società di autobus presentati da Fi, Mdp e Udc.
“Gli ostacoli legislativi incontrati nei mesi scorsi sono purtroppo difficoltà che molte realtà innovative incontrano all’ingresso in un nuovo mercato. – ha detto Incondi – Specialmente se si porta innovazione in settori molto tradizionali. Chi sceglie di investire in Italia dovrebbe essere accompagnato e non ostacolato”.
LE PROSSIME SFIDE
Ma la società guarda avanti e pensa, ora che tutto è risolto, alle prossime sfide. “La principale è l’ampliamento del network, che vogliamo arrivare ad estendere ai centri urbani minori, per garantire una mobilità sempre più capillare nel territorio italiano, così come la promozione della mobilità elettrica. A nostro avviso l’e-mobility può rappresentare un punto di svolta importante anche per la lunga percorrenza. Abbiamo iniziato con i primi test in Francia, con autobus di ultima generazione 100% elettrici, e speriamo di poter continuare in questa direzione anche in altri Paesi”, ha raccontato Andrea Incondi. “Un’ulteriore sfida infine sarà la promozione di forme di mobilità intermodale capaci di offrire un’alternativa di viaggio economica, sostenibile e confortevole rispetto all’auto privata. Anche su questo fronte abbiamo iniziato a muovere i primi passi con il lancio in Germania dei primi FlixTrain, che attualmente collegano 28 destinazioni in tutta la Germania, ma la strada per arrivare ad offire una rete integrata capillare, efficiente ed economicamente accessibile è ancora lunga”.
L’ITALIA DEVE INNOVARSI
“E’ tempo di guardare al futuro”, ha raccontato a Start Magazine Incondi. “Credo che l’Italia debba fare un passo avanti verso l’innovazione: mi aspetto un contesto che favorisca una reale concorrenza tra gli operatori e che non viva il timore di nuovi modelli di business. Non si può resistere al mondo che cambia: rimanere fermi lascerebbe il nostro Paese di qualche anno indietro rispetto agli altri. Eppure guardando in giro ci sono talenti enormi da valorizzare e ottime idee da trasformare in imprese e servizi. La creatività e lo spirito di iniziativa sono ovunque, ma -se così si può dire- vanno messi a sistema”.
L’APPELLO DI FLIXBUS AL GOVERNO
Flixbus, in realtà, punta a qualcosa di più. Punta ad un manifesto italiano per la Smart Economy: ed è questo che la società chiede al governo Conte e al ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, Luigi Di Maio, insieme a meno burocrazia, maggiore apertura alle nuove idee, promozione di giovani imprese che lavorano con nuove tecnologie, garanzie delle giuste tutele ai lavoratori e correttezza fiscale.
“L’Italia ha molte potenzialità, ma queste potenzialità non devono rimanere tali, devono esplodere e creare valore perché intanto ovunque i cambiamenti della digital economy stanno travolgendo l’economia. I servizi di mobilità ovunque sono avanguardia di questo cambiamento e la nostra idea di manifesto per la Smart Economy è un modo di dire: ora o mai più”, ha detto Incondi. “L’Italia deve diventare un Paese più facile e più veloce. Serve meno burocrazia, apertura ai nuovi modelli di business, facilitazioni per le giovani aziende che investono in tecnologia, ma per essere davvero smart servono al tempo stesso tutele per i lavoratori e correttezza fiscale”.
IL DIGITALE, UN OBBLIGO DELLE AZIENDE DI OGGI
“Voglio dire che oggi la possibilità del digitale per un’azienda, anche piccola, non è un’opzione, è una scelta inevitabile di rispetto delle esigenze dei propri clienti”, ha aggiunto Incondi, sottolineando che l’appello “non è rivolto solo al Ministro dello Sviluppo Economico, ma anche alle altre aziende della digital economy. Nel nostro Paese noi vediamo le potenzialità, ma vediamo anche quello che andrebbe migliorato. Però non basta chiedere più innovazione, chi può deve mettersi a disposizione per costruirla. FlixBus ha dimostrato che una storia di successo si può costruire. Anche in Italia. Ora credo che valga la pena raccontarla per mettere a disposizione la nostra expertise. Le nostre idee e le risorse migliori da oggi sono a disposizione, mi aspetto che qualcuno colga questa disponibilità e ci dica che si può lavorare insieme”.
IL MANIFESTO? SOLO UN PUNTO DI PARTENZA
Per Flixbus, in realtà, il manifesto sarebbe solo un punto di partenza, un inizio per qualcosa di più grande. “Immagino però il manifesto per la Smart Economy come un punto di partenza, un modo per creare collaborazione e per fissare alcuni punti chiave: può essere poi la base per ragionare dell’assetto normativo, di incentivi fiscali, di mentorship per startupper, di come collegare formazione e attività imprenditoriale”, ha aggiunto Andrea Incondi. “Lavoro in FlixBus da tre anni e l’ho vista nascere e crescere in questo mercato e non credo che ci si debba rassegnare all’idea identificare l’innovazione dei servizi esclusivamente con gli USA e la Silicon Valley, ci sono esperienze di valore anche in Europa. La nostra azienda ad esempio è nata come start-up europea dall’idea di tre ragazzi ed oggi è diventata un’azienda globale. Di esempi ce ne sono diversi e vorrei in futuro discutere anche di casi di successo italiani. Non ne faccio un discorso identitario, sarebbe sciocco. Dico solo che se ci sono le potenzialità dobbiamo sfruttarle. Altrimenti sprechiamo un patrimonio di idee e magari rischiamo di perdere per strada anche una parte delle nuove generazioni che oggi potrebbero davvero rivoluzionare l’economia italiana ed europea”.