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Wartsila

Fincantieri, ecco come i sindacati sollecitano il governo su Wartsila

Tutti i dettagli sull'audizione dei sindacati alle commissioni riunite Attività produttive e Lavoro della Camera sulla vertenza Wartsila (che fornisce motori a Fincantieri). Le ipotesi sull'interessamento della tedesca Rheinmetall e della giapponese Mitsubishi.

 

Chiuso lo stabilimento Wartsila di Bagnoli della Rosandra, i motori di Fincantieri saranno prodotti non più a Trieste ma in Finlandia con grave perdita di know-how.

Oltre al futuro incerto per un migliaio di lavoratori, fra diretti e indiretti.

È l’allarme dei rappresentanti sindacali di Fiom-Cgil, Fim-Cisl, Uilm e Ugl intervenuti ieri in audizione alle  commissioni riunite Attività produttive e Lavoro della Camera sulla vertenza Wartsila.

Il 14 luglio 2021 la multinazionale finlandese ha annunciato infatti la volontà di cessare l’attività produttiva nell’impianto di Bagnoli della Rosandra con conseguenti 451 esuberi per delocalizzare in Finlandia.

A seguito della mobilitazione dei lavoratori, lo scorso 29 novembre al Mimit si era raggiunta una prima intesa tra Wartsila, Regione Friuli Venezia Giulia e sindacati. Questa prevedeva il proseguimento delle attività nello stabilimento di Bagnoli fino al 30 settembre 2023, senza procedure di licenziamento. Allo stesso tempo impegna l’azienda e il governo ad avanzare progetti di re-industrializzazione del sito triestino, considerato strategico per il territorio nazionale.

Ma settembre è vicino e la domanda che resta è: e poi?

Al momento non si sa ma nel frattempo circolano voci su possibili gruppi interessati a subentrare tra cui la tedesca Rheinmetall e la giapponese Mitsubishi. Pertanto è urgente la convocazione del tavolo da parte del governo.

Tutti i dettagli.

L’APPELLO DEI SINDACATI

“In Wartsila non sono in discussione solo i circa 400 posti di lavoro, oltre all’ indotto, ma un’importante capacità produttiva tecnologicamente avanzata e una manifattura di eccellenza, con competenze e professionalità, che dobbiamo preservare. “Grave la decisione di Wartsila di dismettere la produzione nel sito di Trieste, sarebbe ancora più grave se l’Italia non si adoperasse per preservarne il know how” hanno evidenziato Guglielmo Gambardella, Segretario naz.Uilm, e Antonio Rodà, Segretario Uilm Trieste-Gorizia, in audizione alle Commissioni riunite X (Att.produttive) e XI (Lavoro) della Camera sulla vertenza Wartsila.
“Tutti dobbiamo essere impegnati – esortano – Governo, Regione Fvg, tutte le forze politiche e sindacato per trovare una soluzione che salvaguardi il patrimonio industriale ed occupazionale.  Il 29 novembre 2022 siamo stati costretti a dover raggiungere al MiMIT un accordo che definisse un percorso per la gestione della vertenza con impegni precisi che devono essere rispettati” continuano.

IL PIANO DI WARTSILA DEL 1 FEBBRAIO

Ma il piano industriale presentato da Wartsila il 1 febbraio sulla nuova missione produttiva basata sul centro di Ricerca e Sviluppo e sui servizi, “non offre sufficienti garanzie per continuare le attività”. Va implementato “con maggiori investimenti e reale capacità di stare sul mercato, anche oltre i tre anni previsti dal progetto”.

Nella prima settimana di marzo si sarebbe dovuto tenere un incontro per la verifica delle manifestazioni di interesse per le attività in dismissione, invece “siamo alla seconda settimana e non siamo stati ancora convocati. Infine non è chiara la regia per cercare nuovi investitori: MiMIT, Regione Fvg, l’advisor nominato da Wartsila?” conclude la Uilm.

LE MANIFESTAZIONI DI INTERESSE PER L’ACQUISTO DEL SITO DI BAGNOLI

E dunque, hanno chiesto i sindacati al Governo, occorre andare a stringere sulle manifestazioni d’interesse. Al momento, le più accreditate sono la tedesca Rheinmetall e la giapponese Mitsubishi.

“Al tavolo ministeriale l’azienda ha comunicato che ha raccolto cinque manifestazioni d’interesse per l’acquisto del sito di Bagnoli e tutte prevedono un’attività industriale metalmeccanica e almeno due, l’assorbimento del 100 per cento degli attuali 337 esuberi previsti da Wartsila. La sottosegretaria Bergamotto ha confermato le tre manifestazioni d’interesse al vaglio del ministero” aveva spiegato lo scorso novembre il segretario nazionale Fim Cisl Massimiliano Nobis.

LA POSIZIONE DI FINCANTIERI

Tra queste manifestazioni non figura di certo Fincantieri.

“Noi siamo pronti ad aiutare in tutti i modi: siccome siamo un pezzo di questo ecosistema, se si crea una realtà italiana vicina alla Fincantieri, noi siamo pronti a qualunque cosa per farla funzionare”, ma “come partner commerciale, come grande cliente, come compagno di viaggio nella ricerca e sviluppo. Tutto tranne” la produzione di motori “perché non abbiamo le licenze di produzione. È un problema merceologico”. Così ha risposto l’ad di Fincantieri, Pierroberto Folgiero, a chi gli chiedeva, a margine di una cerimonia a Trieste lo scorso autunno, se Fincantieri fosse interlocutore per rilevare lo stabilimento Wartsila.

URGENTE UN TAVOLO DEL GOVERNO (CON IL COINVOLGIMENTO DI LEONARDO E FINCANTIERI)

Accertata dunque l’importanza del sito di Bagnoli e delle professionalità coinvolte e il risvolto che ha nell’industria metalmeccanica, “bisogna che il governo intervenga con le partecipate Leonardo e Fincantieri per capire se c’è la possibilità di un coinvolgimento, se non diretto nell’indotto, per garantire le professionalità, oltre a occupazioni e salari” ha ribadito Fabio Carbonaro della segreteria regionale FIM Cisl Liguria.

Infine, c’è la questione tempo che sta passando e allo stato non c’è soluzione alcuna per sanare la decisione di Wartsila, sottolinea Fiom. “La vertenza è un banco di prova anche per il governo” ricordano i sindacati, per contrastare la decisione della multinazionale di delocalizzare la produzione che fino a questo momento ha generato profitto, valore e occupazione di qualità”.

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