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Euro 7 Adolfo Urso Terre Rare

Non solo Italia: ecco i paesi Ue che criticano l’Euro 7

L'Italia, la Francia e altri sei paesi dell'Unione europea hanno criticato la Commissione per la proposta di Euro 7, il nuovo standard sulle emissioni dei veicoli. Tutti i dettagli

Otto paesi membri dell’Unione europea, tra cui l’Italia, si sono espressi contro la proposta della Commissione europea sull’Euro 7, il nuovo e più stringente standard comunitario sulle emissioni dei veicoli stradali che dovrebbe entrare in vigore nel 2025.

CHI SONO GLI OTTO PAESI ANTI-EURO 7

In un documento (un non paper, per la precisione) che Italia, Bulgaria, Francia, Polonia, Repubblica ceca, Romania, Slovacchia e Ungheria hanno inviato alla presidenza di turno dell’Unione europea, vengono contestati i vincoli proposti da Bruxelles per l’Euro 7.

Gli otto governi scrivono di opporsi “a qualsiasi nuova norma sulle emissioni di gas scarico (inclusi i nuovi requisiti di test o nuovi limiti emissivi) per auto e furgoni poiché queste nuove norme distoglierebbero gli investimenti del settore dal raggiungimento del percorso di transizione net-zero stabilito nel regolamento sulle emissioni di CO2 adottato recentemente”.

LA QUESTIONE DEI FRENI E DEGLI PNEUMATICI

Pur dicendosi favorevoli a “migliorare le performance in termini di emissioni che saranno ancora rilevanti dopo il 2035, in particolare per le particelle legate all’abrasione (freni e pneumatici), in quanto consentiranno al settore di concentrarsi sulle emissioni che saranno ancora prodotte dai veicoli elettrici dopo il 2035”, il gruppo dei paesi contrari sostiene che le norme limitative ai freni e agli pneumatici debbano essere “realistiche allo stato dello sviluppo tecnico e in termini di analisi costi-benefici” e tenere in considerazione i consumatori.

RIVEDERE LE TEMPISTICHE

L’Italia e le altre sette nazioni invitano poi le autorità europee a posticipare le date di applicazione dell’Euro 7: ovvero 1 luglio 2025 per automobili e furgoni, e 1 luglio 2027 per i veicoli pesanti. La proroga, scrivono, dovrà essere di “almeno tre anni dal momento dell’adozione dell’intero pacchetto, compresi gli atti di esecuzione”.

COSA FARE CON I CAMION

Nel documento si contestano inoltre i requisiti “troppo ambiziosi” per i veicoli pesanti come i camion. Una “estrema riduzione dei limiti [di emissione, ndr] provocherebbe un significativo dirottamento delle risorse dagli investimenti verso tecnologie a emissioni zero e, di conseguenza, rallenterebbe la transizione verso la neutralità climatica”.

In altre parole, se le aziende produttrici dovranno investire risorse e tempo nello sviluppo di tecnologie a basse emissioni per i camion, avranno meno capacità da destinare alle soluzioni a zero emissioni, come l’idrogeno o l’alimentazione elettrica a batterie.

Gerrit Marx, amministratore delegato di Iveco Group, aveva per esempio definito un “nonsense” l’Euro 7 “non solo per i target di emissioni, ma anche per la tempistica”: “è quasi impossibile”, sostiene, “riuscire ad essere compliant“, cioè ad allinearsi allo standard. Ha assicurato che la società possiede le capacità per sviluppare un motore Euro 7 per i veicoli commerciali leggeri, ma si trova davanti a un bivio: puntare sul nuovo standard per i motori a combustione interna, oppure costruire camion elettrici? Quanto ai veicoli commerciali pesanti e ai bus, invece, pensa che l’idrogeno “rappresenta l’unica strada per assicurare livelli di emissioni tali da garantire una reale decarbonizzazione dei trasporti”.

LA COMMISSIONE EUROPEA HA TROPPI POTERI?

Secondo il non paper, la Commissione avrebbe poi sovrastimato i benefici per la qualità dell’aria garantiti dallo standard Euro 7: quelli reali, a loro dire, sono “notevolmente inferiori”. Commissione che, peraltro, sarebbe stata dotata di troppi poteri in maniera non trasparente: “i poteri conferiti alla Commissione per l’adozione di atti di esecuzione”, si legge, “sono troppo ampi e non definiti in modo esplicito […]. Questi poteri devono essere chiaramente definiti”.

LA SODDISFAZIONE DEL MINISTRO URSO

Il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha espresso soddisfazione per il non paper: “pensiamo”, ha detto, “che ci siano i margini” per modificare la proposta europea sull’Euro 7.

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