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Giovanni Castellucci

Ecco come Report di Ranucci asfalterà i vecchi vertici di Autostrade

Secondo Report, l'ufficio legale di Spea Engineering S.p.A., la società di Autostrade che si occupava di sicurezza, avrebbe tentato di ostacolare il lavoro degli inquirenti, anche con strumenti hi-tech molto sofisticati

 

A ormai un lustro dal crollo, avvenuto in una piovosa vigilia di Ferragosto del 2018, Report torna a occuparsi della tragedia del Ponte Morandi che ha provocato 43 morti.

IL PROCESSO IN CORSO

Da qualche mese si è aperto il processo che vede imputate 59 persone tra cui l’ex amministratore delegato Giovanni Castellucci che si è portato a casa 13 milioni di euro di liquidazione. Poi – sottolineano da Report – i Benetton si sono resi conto che forse non era il caso e glieli hanno chiesti indietro. Del processo – dicono dalla redazione guidata da Sigfrido Ranucci – si parla poco ma stanno emergendo fatti importantissimi: il principale è che tanti, troppi sapevano che quel ponte era ammalorato e non avrebbero fatto nulla.

GLI AUDIO DI AUTOSTRADE IN MANO A REPORT

Secondo le brevi clip diffuse da Report, la trasmissione questa sera si concentrerà in particolar modo sull’architetto Michele Donferri Mitelli, all’epoca numero 3 di Autostrade, responsabile della manutenzione, che dal giornalista Marco Grasso, autore del libro “Il crollo” viene descritto così: “un personaggio in grado di influenzare le forze dell’Ordine: aveva rapporti strani con generali dei Carabinieri che chiamava per raccomandare figli di colleghi, ma anche per avere informazioni su inchieste in corso che riguardavano Autostrade”.

“Addirittura, nel pieno dell’inchiesta sul Ponte Morandi “chiama un generale in pensione per assicurare un trattamento di favore per Giovanni Castellucci”, descritto dal Gip come un uomo dalla personalità spregiudicata e incurante del rispetto delle regole, convocato dai magistrati: “fare in modo che non fosse assalito dai media”. E, sottolineano dalla trasmissione Rai, ci sarebbe riuscito ottenendo una scorta di Carabinieri.

 

Le sole tracce audio che Report ha pubblicato finora sul numero tre di Autostrade non contengono elementi penalmente rilevanti: solo diversi insulti che Donferri indirizzava ai propri collaboratori, ma è probabile che la trasmissione riservi la portata principale per la messa in onda di questa sera.

La clip del servizio della trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci ha pubblicato oggi sui social si chiude sottolineando come nell’immediatezza dell’inchiesta l’allora numero 3 di Autostrade avesse “iniziato subito le grandi manovre per ostacolare le indagini, dando indicazioni ai suoi collaboratori sul comportamento da tenere”.

 

L’architetto si avvale di un nuovo numero di telefono e, temendo intercettazioni, evita di presentarsi: “hai capito chi sono? Registra questo numero”. E a chi avanza dubbi su “tutte le cose che stanno accadendo”, replica brusco: “E a te che te frega? Hai parlato con qualcuno?”

Insomma, per Report dalla Spea Engineering Spa avrebbero fatto di tutto per ostacolare le indagini degli inquirenti su Autostrade, bonificando i PC per cancellare documenti compromettenti e anche tramite apparecchiature sofisticate di disturbo delle intercettazioni che, dicono dalla trasmissione di Rai3, solitamente vengono usate dai narcotrafficanti per coprire le proprie tracce.

LA TESTIMONIANZA DI MION

Ma che in molti sapessero delle condizioni in cui si trovava il viadotto sfarinatosi cinque anni fa si evince dalla testimonianza dell’ex top manager di Edizione (Benetton), Gianni Mion, rese al processo sul crollo del Ponte Morandi di Genova: “Emerse che il ponte aveva un difetto originario di progettazione e che era a rischio crollo – ha confessato l’uomo rimasto ai vertici del gruppo per oltre un quarto di secolo -. Chiesi se ci fosse qualcuno che certificasse la sicurezza e Riccardo Mollo (ex direttore generale di Aspi oggi uno dei 58 imputati nel processo, ndr) rispose ‘ce la autocertifichiamo’. Non dissi nulla e mi preoccupai. Era semplice: o si chiudeva o te lo certificava un esterno. Non ho fatto nulla, ed è il mio grande rammarico”.

Gianni Mion, ex amministratore delegato della holding dei Benetton Edizione, ex consigliere di amministrazione di Autostrade per l’Italia (Aspi) e della sua ex controllante, Atlantia, ha ricordato il contenuto di una riunione del 2010, otto anni prima del crollo. A quella riunione parteciparono anche l’ad di Aspi Giovanni Castellucci, Gilberto Benetton, il collegio sindacale di Atlantia e, secondo i ricordi del manager, tecnici e dirigenti di Spea Engineering (controllata di Atlantia addetta al controllo delle infrastrutture). All’epoca della riunione Mion era a capo di “Edizione Holding”, la cassaforte della famiglia Benetton. “In una riunione mi parlarono di un difetto di progettazione. Creava delle perplessità sul fatto che il ponte potesse restare su – spiega Mion -. Ma tutti noi pensavano che i controlli li facessero i nostri tecnici di Spea, poi è venuto fuori dopo come facevano le indagini. Mica sapevamo allora tutto quello che è venuto fuori dopo”.

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