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Fca, ecco come Di Maio sterza su Fiat dopo l’ecotassa

Che cosa succede tra Luigi Di Maio e il gruppo Fca. Fatti, numeri, parole e commenti

Mentre a Torino il Pd incalza il sindaco pentastellato Chiara Appendino e il M5S perché chiedano al governo di eliminare l’ecotassa sulle auto introdotta con la legge Bilancio 2019, Luigi di Maio, ministro dello Sviluppo Economico, prova a calmare le acque promettendo importanti investimenti per riconvertire l’indotto di Fiat Mirafiori.

L’introduzione dell’ecotassa, infatti, ha messo in discussione il piano industriale di Fca che prevede per il 2019-2021 nuovi investimenti per 5 miliardi di euro in Italia e sembrerebbe colpire proprio i modelli della casa auto italo-americana.

Andiamo per gradi.

COSA HA PROMESSO DI MAIO

Partiamo dalla mano tesa di Luigi di Maio nei confronti di Fiat-Fca: “Noi investiremo come Mise milioni di euro nell’area di crisi complessa per permettere la riconversione di tutte le aziende dell’indotto auto legate alla produzione della cinquecento elettrica, che Fca  farà a Mirafiori”, ha affermato Di Maio, in occasione della presentazione del Fondo Nazionale Innovazione a Torino.

SI PUNTA ALLA RICONVERSIONE ECONOMICA

I milioni promessi dal ministro dovrebbero servire a far sbocciare, in Italia un nuovo modo “di intendere la mobilità. Speriamo che un giorno si possa anche aver la guida autonoma”, si è augurato il vicepremier.

UN INTERVENTO NECESSARIO

I milioni di euro che dovrebbero arrivare dal governo potrebbero essere definiti, in realtà, una sorta di “risarcimento”? L’ecotassa, infatti, mette in discussione il piano industriale di Fca  in Italia da 5 miliardi.

La tassa, come denunciato da Marco Bentivogli, segretario generale di Fim-Cisl, la Federazione Italiana Metalmeccanici della Cisl, azzopperebbe numerosi modelli della casa auto italo-americana. Ad essere penalizzati dalla tassa entrata in vigore il 1 marzo 2019, saranno diversi modelli del gruppo Fca, prodotti in Italia, da Cassino a Mirafiori ed inevitabilmente ci saranno ripercussioni su produzione ed occupazione.

ANCHE MIKE MANLEY AVEVA LANCIATO ALLARME

Che la misura avrebbe colpito Fca era intuibile anche dai commenti che erano arrivati dall’amministratore delegato della società, Mike Manley: “Il provvedimento bonus/malus sugli incentivi ha cambiato lo scenario che abbiamo di fronte. Ma il piano non è assolutamente bloccato. Forse lo modificheremo. Ma potremo capire se e come sarà modificato solo quando saranno chiari gli effetti che la nuova legge potrà avere sul mercato”.

A TORINO SI DISCUTE PER FERMARE ECOTASSA

Intanto, da Torino, sede principale di FCA, il capogruppo del Pd, Stefano Lo Russo, a gennaio 2019, ha presentato una mozione in cui si sollecita la Sindaca, Chiara Appendino, del M5S di chiedere al governo l’abolizione della tassa, dal momento “che invece incentiva, con i soldi dei contribuenti italiani, solo modelli di vetture prodotte all’estero da industrie estere”.

ECOTASSA: COSA PREVEDE LA LEGGE BILANCIO

Facciamo un passo indietro. Nella Legge di Bilancio 2019, il governo ha previsto, in via sperimentale, degli incentivi per chi acquista un’auto elettrica od un’auto ibrida ed un’ecotassa per chi, invece, a partire dal 1 marzo 2019 immatricola una vettura “inquinante”.

In particolare, il disegno di Legge prevede “un contributo parametrato al numero dei grammi di biossido di carbonio emessi per chilometro (CO2 g/km)”. Tra 0 e 20 grammi il contributo sarà pari a 6.000 euro e da 21 a 70 grammi sarà di 2.500 euro, con rottamazione di veicolo di categoria omologato alle classi Euro 1, 2, 3 e 4. In assenza della rottamazione, l’incentivo scenderà, rispettivamente, a 4.000 e a 1.500 euro.

Per provvedere alla copertura degli incentivi, il Governo ha previsto che “a decorrere dal 1° marzo 2019 e fino al 31 dicembre 2021, chiunque acquista, anche in locazione finanziaria, e immatricola in Italia un veicolo di categoria M1 nuovo di fabbrica è tenuto al pagamento di un’imposta parametrata al numero di grammi di biossido di carbonio emessi per chilometro eccedenti la soglia di 160 CO2 g/km”.

Tra 161 e 175 grammi, l’imposta è pari a 1.100 euro. Si sale a 1.600 per i veicoli con emissioni tra 176 e 200 e la tassa sarà di 2.000 euro per le vetture con grammi di biossido di carbonio tra 201-250. Le automobili con emissioni superiori a 250gr per km saranno soggette ad imposta di 2.500 euro.

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