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Decreto Agosto, che cosa (non) c’è sul trasporto pubblico locale

 Presente e futuro del trasporto pubblico locale. L’intervento di Marco Foti

Mi viene in mente una famosa canzone di Edoardo Bennato quando penso al momento critico che imperversa il Trasporto Pubblico Locale. Perche?

Perché anche questa volta, seppur con uno sforzo ulteriore, il Mit, secondo quanto riportato nel Dl Agosto bollinato dalla Ragioneria, ha stanziato soltanto 400 milioni di euro in un settore delicato come quello del trasporto pubblico che, sommati ai 500 inseriti nel DL Rilancio, certo non fanno saltare di gioia le Amministrazioni locali che dovranno affrontare la crisi delle proprie controllate e quindi non potranno fare miracoli.

Ho già avuto modo di evidenziare un veloce calcolo, che per comodità contestualizzo ai 400 milioni. Il sistema delle impresa Tpl in Italia è costituito da 930 aziende, il fondo di 400 milioni di Euro produce un trasferimento medio alle aziende di circa 90 mila euro/mese che sommati ai 50 mila del DL Rilancio ammontano a 140 mila euro/mese. Fino al 31 dicembre 2020.

Anche in questo caso lascio libero qualsiasi commento, ricordando però i 190 milioni di euro messi a disposizione per la micromobilità ed i risultati ottenuti in questi mesi. Il Comune di Milano, per citare uno dei tanti, comunica che “gli incidenti che riguardano i due mezzi sopracitati (bici e monopattino), infatti, sono aumentati considerevolmente: dall’1 giugno al 6 agosto sono stati 286 quelli che hanno riguardato le biciclette, mentre sono 86 quelli legati alla mobilità elettrica per un totale di 533 feriti in 55 giorni”.

Ma il DL di Agosto, che sarà pubblicato a breve in Gazzetta Ufficiale, propone anche un miliardo e 220 milioni di euro in più ai Comuni, 450 milioni alle Province ed alle città metropolitane e 2,8 miliardi alle Regioni. Sarebbe opportuno che parte di queste cifre, se non già impegnate, venissero destinate al Tpl.

Perché insisto su questo punto? Perché già in una intervista di maggio a Mobilita.org il presidente di Asstra, Gibelli, dichiarava che “800 mln di euro sono le perdite aggiornate ad oggi (maggio 2020) per la mancata bigliettazione. Stimo una previsione entro la fine dell’anno di circa 1,5 mld di euro”. Quindi siamo davanti ad una catastrofe annunciata.

Non c’è dubbio, e su questo tutti ne siamo ben consci, che è in corso una rivoluzione della mobilità, della domanda dei cittadini sui propri spostamenti. E non vi è alcun dubbio che occorre fare un plauso al MIT per l’enorme sforzo che sta compiendo con una ferma e risoluta rivoluzione del settore attraverso la previsione di nuove misure, interventi di regolazione e ridistribuzione delle risorse, anche con metodi innovativi, lontani dalla suddivisione storica dei corrispettivi contenuti nell’ex Fondo Nazionale Trasporti.

Ma come ho avuto modo di scrivere nei giorni scorsi questo ancora non basta.

Perché?

Perché mancano le linee guida di riorganizzazione del settore, oggi lasciato a se stesso, con i territori che pianificano e programmano secondo propri indirizzi, autonomi ed indipendenti. Manca una direzione centrale organizzata e ritengo non percorribile quanto riportato all’Art. 1, Comma 6, punto ii) del Dpcm del 7 agosto 2020: “il Presidente della Regione dispone la programmazione del servizio erogato dalle aziende del trasporto pubblico locale, anche non di linea, finalizzata alla riduzione e alla soppressione dei servizi in relazione agli interventi sanitari necessari per contenere l’emergenza Covid-19 sulla base delle effettive esigenze e al solo fine di assicurare i servizi minimi essenziali, la cui erogazione deve, comunque, essere modulata in modo tale da evitare il sovraffollamento dei mezzi di trasporto nelle fasce orarie della giornata in cui si registra la maggiore presenza di utenti”.

Per cui ogni Regione può adottare un proprio piano di indirizzo del Tpl, come ad esempio già adottato, giustamente aggiungo, dalla Regione Lazio attraverso l’approvazione delle nuove linee guida per il trasporto pubblico extra urbano, in ottemperanza delle direttive governative in materia di contenimento del contagio da Covid. Quindi, a partire da settembre, sul territorio del Lazio saranno applicate le misure per garantire la sicurezza di lavoratori e utenti del Tpl.

La Regione Liguria, altro esempio, dichiara che “la riduzione di capienza dei mezzi (fino al 50%) non potrebbe essere compensata in alcun modo. Senza il 100% di capienza autorizzata non è possibile garantire il trasporto di studenti e lavoratori in tempo per la ripresa della scuola e dei ritmi lavorativi normali”. Le ultime disposizioni del Mit, invece, producono suggerimenti di difficile applicazione.

Il Dpcm del 7 agosto, per le medesime finalità (ovvero, per quanto adottato dalla Regione Lazio, ad es.) il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con decreto adottato di concerto con il Ministro della salute, “può disporre, al fine di contenere l’emergenza sanitaria da Covid-19, riduzioni, sospensioni o limitazioni nei servizi di trasporto, anche internazionale, automobilistico, ferroviario, aereo, marittimo e nelle acque interne, anche imponendo specifici obblighi agli utenti, agli equipaggi, nonché ai vettori ed agli armatori”.

Per cui, come già riportato, non sarebbe opportuno da parte del Mit fornire un indirizzo univoco in termini di servizi, modelli e sistemi da erogare nei diversi territori italiani attraverso Linee guida nazionali sul Tpl?

Io ritengo di si, certo che tutto questo potrebbe fornire un valore aggiunto alle Amministrazioni locali (Regioni e Comuni) in quanto la situazione attuale ci pone davanti ad una nuova scelta di progettazione dei servizi di trasporto pubblico in funzione delle specifiche esigenze di mobilità, esigenze che si sono modificate in questo ultimo periodo e saranno ancora per lungo tempo modificate rispetto al passato.

Emerge quindi la necessità di aggiornare il servizio pubblico in modo da cogliere la complessità e l’articolazione dei fenomeni negli ambiti urbani, sub ed extra urbani. Per cui occorre definire forme di trasporto pubblico complementari a quelle tradizionali e improntate sulla logica della flessibilità. E su questo il Mit ritengo che sia l’attore principale a cui dare l’ultima parola su questo tema.

“Forse questo ti sembrerà strano.
Ma la ragione ti ha un po’ preso la mano.
Ed ora sei quasi convinto che
Non può esistere un TPL che non c’è”.

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