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Dave Ashley

Dave Ashley, chi era il pilota del jet M-346 Alenia Aermacchi di Leonardo precipitato

Tutto sulla carriera di Dave Ashle, pilota del velivolo M-346 Alenia Aermacchi, un jet militare di Leonardo, precipitato sulla cima più alta della provincia di Lecco, il monte Legnone.

 

La notizia è arrivata ieri intorno alle ore 12: un velivolo M-346 Alenia Aermacchi, un jet militare di Leonardo, è precipitato sulla cima più alta della provincia di Lecco, il monte Legnone. I due piloti, a bordo per un volo di addestramento, si sono paracadutati.

Il 54enne italiano, Giampaolo Goattin, si è salvato per miracolo mentre per il 49enne inglese, Dave Ashley, non c’è stato niente da fare.

CHI ERA DAVE ASHLEY, PILOTA DELL’M-346 ALENIA AERMACCHI

Pilota collaudatore ed ex formatore della Royal Air Force (Raf), l’aeronautica militare britannica, Ashley aveva trascorso tutta la vita a bordo di Harrier, aerei a decollo e atterraggio verticale, e F18.

Si era arruolato a 17 anni grazie a una borsa di studio, scrive Il Giorno, e aveva partecipato a missioni in tutto il mondo. Era abilitato anche a decollare e appontare sulle portaerei della Royal Navy.

Ashely, fa sapere il quotidiano, lavorava anche per un’agenzia che si occupa di fornire personale alle aeronautiche dei vari Stati che impiegano aerei proprio del modello su cui si trovava ieri a bordo.

Secondo le prime ricostruzioni, si trovava su quel volo “per ricevere una formazione specifica che gli permettesse poi di insegnare ad altri piloti come utilizzare l’M-346”.

L’INCIDENTE IN QATAR E LA FINE DELLA CARRIERA MILITARE

Come riferiscono diversi giornali, Ashley aveva già rischiato di morire in un incidente aereo nel 2019 sempre dopo essersi lanciato con il seggiolino eiettabile. L’espulsione, si legge sul Corriere della sera, era avvenuta da un caccia in avaria durante un combattimento aereo in Qatar.

In quell’occasione aveva riportato fratture alla schiena e a un’orbita oculare che, sebbene non avessero spento la sua passione per il volo, avevano segnato la fine della carriera militare.

LA NUOVA VITA

Ashley era uno sportivo, praticava ciclismo, corsa e nuoto. Nel giro di cinque mesi si era completamente ripreso e aveva raccontato il tragico incidente attraverso il podcast “Ejecting from a fighter jet”. Da quel momento, secondo Il Giorno, si era dedicato ad affari immobiliari e investimenti. Infatti, insieme alla moglie Heather, con cui ha avuto due figli, aveva fondato la Ashley Property Group, specializzata nel settore.

LA DINAMICA DELL’INCIDENTE

Nonostante la lunga esperienza alle spalle, ieri purtroppo, sebbene Ashley abbia tentato come il collega la procedura di auto-espulsione dal velivolo, non è sopravvissuto all’impatto probabilmente a causa del poco spazio a disposizione per gestire la discesa.

Goattin, che stava insegnando ad Ashley l’impiego del mezzo, sarebbe riuscito a orientare il jet in un punto disabitato che non solo gli ha risparmiato la vita, pur essendo tuttora ricoverato in gravi condizioni al Niguarda di Milano, ma che avrebbe anche evitato una strage.

L’INCHIESTA

E proprio il racconto del pilota sopravvissuto, top gun dell’Aeronautica italiana tra il 1986 e il 2007 ed eletto nel 2002 “Flight Commander of the Year” dall’aviazione statunitense, sarà decisiva, insieme alla scatola nera, per stabilire esattamente cosa sia avvenuto. Errore umano o guasto al velivolo?

Su questo interrogativo sono state aperte due inchieste, una dalla Procura di Lecco e una interna da parte di Leonardo.

Il jet militare di proprietà della multinazionale italiana specializzata in aerospazio, difesa e sicurezza era stato consegnato come da contratto all’Aeronautica, che lo stava appunto utilizzando per un volo di addestramento. Partito alle 11.00 dalla base di Venegono, in provincia di Varese, ha effettuato una serie di giri e intorno alle 11.40 se ne sono perse le tracce radar, poi lo schianto.

Il fascicolo della Procura di Lecco, scrive Repubblica, è per disastro aviatorio colposo, lesioni e omicidio colposo. Leonardo, che ha istituito una sua commissione interna, ha spiegato in una nota che “il piano di volo comprendeva test finalizzati a dimostrare specifiche capacità già collaudate nel corso di diversi voli effettuati in precedenza”.

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IL CASO DEL VELIVOLO PRECIPITATO E LE NOTE DI LEONARDO

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