Non è solo il canale di Suez a essere di fatto inaccessibile, visti gli attacchi degli houthi alle navi che attraversano lo stretto di Bab el-Mandeb; un’altra strettoia fondamentale per il commercio marittimo internazionale – il canale di Panama – è bloccata, o quasi.
IL PROBLEMA DEL CANALE DI PANAMA
Il canale di Panama, in America centrale, è un corridoio artificiale che collega l’oceano Pacifico all’oceano Atlantico e che ogni anno gestisce una fetta di 270 miliardi di dollari degli scambi globali. Il problema del canale è che le acque sono basse anche se non è stagione secca (al contrario: il periodo delle piogge, in teoria, dovrebbe essersi concluso da poco) e la vegetazione emersa ostacola il passaggio delle navi, che di conseguenza sta venendo limitato dalle autorità.
Di norma, per il canale passano trentotto imbarcazioni al giorno; attualmente sono solo ventiquattro. Bloomberg ha scritto che le limitazioni al transito imposte sul finire del 2023 sono state le più severe dal 1989, quando il canale di Panama è stato chiuso per via dell’invasione statunitense che ha portato alla deposizione del generale Manuel Noriega.
L’IMPATTO PER LE COMPAGNIE DI NAVIGAZIONE E PER LE FINANZE PANAMENSI
Le compagnie di navigazione hanno tre opzioni: aspettare il loro turno per attraversare il canale; pagare somme milionarie per saltare la fila; rinunciare al passaggio e scegliere rotte alternative per il Sudamerica o per l’Africa, allungando però i tempi di spedizione e facendo lievitare i costi.
La mancanza d’acqua nel canale di Panama è un problema che, oltre a disturbare il sistema logistico mondiale, danneggia le finanze del paese: le tasse di transito del canale sono infatti la principale fonte di entrate per la Repubblica di Panama; nel 2022 sono ammontate a 4,3 miliardi di dollari. Il canale di Panama gestisce all’incirca il 3 per cento del commercio marittimo internazionale e il 46 per cento dei container che si muovono tra l’Asia nordorientale (Giappone, Corea, parti di Cina e Russia) e la costa est degli Stati Uniti.
IL MEGA-PROGETTO PER LA DIGA NEL RÍO INDIO
La siccità nell’istmo di Panama è stata leggermente mitigata dalle precipitazioni di novembre, che però – pur essendo state più abbondanti nel previsto – non sono bastate ad aggiustare la situazione. Una situazione, peraltro, che è forse destinata a peggiorare perché la regione è uscita dalla stagione piovosa e si avvia verso quella secca. Secondo le autorità, per gli spedizionieri marittimi le condizioni non torneranno alla normalità prima di un anno.
Per risolvere il problema cronico della carenza d’acqua nel canale di Panama – una conseguenza anche dei cambiamenti climatici, scrive Bloomberg -, le autorità stanno allora pensando di costruire una diga nel Río Indio e di scavare un tunnel attraverso una montagna in modo da convogliare l’acqua del fiume nel lago Gatún, che funge da riserva principale per il canale. Un’opera del genere avrebbe un costo di circa 2 miliardi di dollari e richiederebbe almeno sei anni di lavori; gli Stati Uniti stanno offrendo consulenza ingegneristica per valutare la fattibilità del progetto.
Il progetto è contestato dagli agricoltori e dagli allevatori panamensi, i cui terreni verrebbero inondati per garantire la riserva. Ma già si pensa che nel lunghissimo periodo – da qui alla fine del secolo, cioè – Panama dovrà realizzare dighe anche su altri fiume per fornire acqua al canale.
IL CLOUD SEEDING
In alternativa alle dighe – ma è un progetto futuristico -, Panama sta valutando l’utilizzo del cloud seeding, una pratica che consiste nell'”inseminazione” delle nuvole con sostanze chimiche per favorire le piogge. A novembre un aereo dell’azienda statunitense Weather Modification è giunto a Panama per testare le sue tecnologie. Il cloud seeding, però, è stato finora applicato in paesi dai climi secchi e non tropicali come Panama.
CAMBIAMENTI CLIMATICI E CARENZA DI INFRASTRUTTURE
Dietro alla siccità nel canale di Panama c’è anche il riscaldamento globale, che sta intensificando il fenomeno climatico noto come El Niño, portatore di meteo secco e responsabile della rapida evaporazione delle acque del lago Gatún. Il canale di Panama dipende dai serbatoi artificiali, a differenza del canale di Suez che è sul livello del mare.
Oltre al clima, la crisi del canale di Panama è dovuta anche all’inadeguatezza delle infrastrutture umane: nel 2016 sono state costruite delle nuove chiuse con l’obiettivo di aumentare il traffico delle navi portacontainer, ma non è stata realizzata una nuova riserva d’acqua dolce.