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Batterie, perché le nuove regole Usa fanno piangere le case auto straniere

Le nuove regole degli Stati Uniti sulle batterie per le auto elettriche escludono dai crediti d'imposta i modelli di Volkswagen, Bmw, Nissan e Hyundai. Le americane General Motors e Tesla, invece, festeggiano. Tutti i dettagli.

Ieri il dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha fatto sapere che diverse case automobilistiche, sia americane ma soprattutto straniere, non potranno accedere al credito d’imposta da 7500 dollari per i loro veicoli elettrici perché non rispettano le nuove regole sull’approvvigionamento delle batterie.

LE AZIENDE E I MODELLI CHE NON POTRANNO ACCEDERE AL CREDITO D’IMPOSTA

Le aziende che perderanno l’accesso al bonus sono Volkswagen (tedesca), BMW (tedesca), Volvo (svedese), Nissan (giapponese), Hyundai (sudcoreana) e Rivian (americana). Tesla, che è statunitense, vedrà dimezzarsi il credito per l’acquisto della Model 3 Standard Range, a 3750 dollari; altri modelli della stessa casa, invece, continueranno a ottenere la cifra piena.

Più nello specifico, i veicoli elettrici che non potranno più beneficiare del credito d’imposta garantito dall’Inflation Reduction Act – è la legge di stimolo alle tecnologie per la transizione energetica, da 369 miliardi di dollari – sono la BMW 330e, la BMW X5 xDrive45e, la Rivian R1S e R1T, la Volkswagen ID.4. Quanto alle auto ibride e ibride plug-in, sono la Audi Q5 TFSI, la Audi quattro e la Volvo S60.

L’INDIPENDENZA DALLA CINA

Volvo è una casa svedese ma di proprietà cinese: è posseduta all’82 per cento dal gruppo Geely. Proprio la Cina è il paese che gli Stati Uniti, attraverso l’Inflation Reduction Act, ambiscono a superare nelle clean tech: Pechino, infatti, domina la filiera globale delle batterie, sia per quanto riguarda la manifattura del dispositivo finito sia per le forniture dei materiali di base (i cosiddetti “metalli critici”) e intermedi.

L’amministrazione del presidente Joe Biden vuole dunque creare una catena del valore statunitense e nordamericana per le batterie in modo da evitare di sviluppare una profonda dipendenza industriale dalla Cina. L’obiettivo della Casa Bianca è che la metà dei nuovi veicoli venduti nel paese al 2030 siano elettrici o ibridi plug-in.

LE NUOVE REGOLE SULLE BATTERIE

L’Inflation Reduction Act prevede che, perché un veicolo possa accedere a un credito d’imposta di 3750 dollari, il 50 per cento del valore dei componenti della batteria devono essere stati prodotti o assemblati in Nordamerica (Stati Uniti, Canada, Messico).

Per accedere agli altri 3750 dollari dell’incentivo, il 40 per cento del valore dei minerali critici presenti (litio, nichel, cobalto…) deve provenire dagli Stati Uniti o da un paese coperto da un accordo commerciale di libero scambio (il resto del Nordamerica, ad esempio ma non l’Unione europea).

LA RISPOSTA DELLE AZIENDE

Volkswagen ha detto di essere “abbastanza ottimista” sul fatto che il suo SUV ID.4 potrà beneficiare del credito d’imposta: “siamo in attesa della documentazione adeguata da parte di un fornitore per determinare l’ammissibilità al credito”.

Nissan ha dichiarato di stare lavorando “a stretto contatto con i nostri fornitori, e speriamo che in futuro la Leaf possa beneficiare almeno di un credito almeno parziale”.

LA CASA BIANCA AVVANTAGGIA LE CASE AMERICANE?

Oltre a Tesla, la casa che beneficerà di più dei sussidi governativi è General Motors, statunitense: il dipartimento del Tesoro ha detto infatti che tutti i modelli dell’azienda potranno ricevere il bonus integrale da 7500 dollari. Le Model 3 (ad eccezione della versione economica, che monta una batteria made in China) e le Model Y dell’azienda di Elon Musk si qualificano per il credito da 7500 dollari: sono i due modelli di auto elettrica attualmente più venduti negli Stati Uniti.

La maggior parte dei modelli elettrici e ibridi plug-in di Ford Motor, sempre americana, otterranno invece incentivi di 3750 dollari, così come molti veicoli di Chrysler (marchio statunitense ma parte del gruppo Stellantis).

Le regole dell’amministrazione Biden sull’approvvigionamento delle batterie, ha scritto il New York Times, “danno alle case automobilistiche statunitensi un vantaggio almeno temporaneo rispetto alle concorrenti [straniere, ndr] come Toyota, Volkswagen e Nissan”.

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