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Così Spagna, Francia e Germania affrontano le sfide della transizione ecologica nell’automotive

I nostri vicini di casa si preparano da tempo alla transizione dall’endotermico all’elettrico con investimenti e piani industriali. L’Italia resta a guardare? L’analisi del rapporto EStà – Uilm EStà ha condotto una ricerca commissionata dal Segretario generale Uilm, Rocco Palombella, per capire  i possibili danni a livello occupazionale della transizione ecologica in atto nel comparto…

EStà ha condotto una ricerca commissionata dal Segretario generale Uilm, Rocco Palombella, per capire  i possibili danni a livello occupazionale della transizione ecologica in atto nel comparto automotive italiano. Non sono affatto pochi, dato che interi settori, soprattutto quelli legati alla produzione e assemblaggio di motori endotermici dovranno velocemente aggiornarsi per non sparire. L’Italia sembra affacciarsi a queste nuove sfide titubante e disarmata. Cosa stanno facendo i nostri vicini di casa? Come qui su Start abbiamo documentato in più occasioni, Paesi come la Spagna, la Francia e la Germania da tempo hanno concentrato energie e risorse per attrarre gigafactory legate alla mobilità elettrica. Più nel dettaglio scende il report Uilm.

COSA FA LA GERMANIA

Partiamo dalla locomotiva d’Europa: la Germania “uno degli Stati europei più interessanti da questo punto di vista in quanto preparata alla transizione climatica ed economica della mobilità elettrica sin dal 2009, con “Electromobility Act” volto ad accelerare la ricerca e lo sviluppo dei veicoli elettrici a batteria e la loro preparazione e introduzione sul mercato tedesco con il supporto di incentivi”, si legge nello studio di EStà. “Questa strategia, e il programma di incentivi di riferimento, viene rinnovato in continuazione, posizionando la Germania come uno dei paesi europei con maggiore ricerca e sviluppo nel settore. Questo paese infatti, tende ad anticipare i target e le politiche europee sul tema, come dimostra la “Climate Change Act”, approvata dal Governo Federale nel Giugno 2021 che prevede una accelerazione dei tempi dettati dalla Legge Climatica Europea: 1) entro 2030 65% in meno di emissioni di CO2 rispetto ai livelli del 1990 (al posto di 55%); 2) entro 2040 88% in meno di emissioni di CO2 rispetto ai livelli del 1990; 3) entro 2045 raggiungere la neutralità climatica (al posto che entro il 2050)”.

Inoltre, prosegue sempre l’approfondimento di Uilm, la strategia prevede la riduzione delle emissioni di singoli settori quali energia, industria, trasporti e edilizia. Per l’implementazione di questa strategia, il governo ha previsto un “Immediate Action Plan for Climate Protection” in via di definizione, che stanzierà otto miliardi di euro per le attività industriali senza carbone, l’idrogeno verde e l’acciaio verde, per le ristrutturazioni di edifici a basso consumo energetico e per la mobilità a basso impatto ambientale. Questa strategia si aggiunge alla “National Hydrogen Strategy” del 2020 che ha lo scopo di scalare la produzione di idrogeno a zero emissioni di carbonio, in particolare “idrogeno verde” e renderlo commercialmente redditizio per il futuro.

Un piano – scrivono gli analisti – a 360 gradi, che include anche sussidi ed incentivi alla produzione, non solo di auto – 40 miliardi stanziati tra il 2020 e il 2022 per diversi settori impattati dalla transizione climatica – ma anche di energia rinnovabile, come conferma la “EEG-Umlage”. Oltre che incentivi all’acquisto con bonus ambientali continuamente rinnovati dal 2015 e una esenzione decennale della tassa di circolazione per le auto elettriche (dal 2020). In questo panorama di politiche pubbliche del governo federale, si aggiungono anche le aziende, i sindacati e governi locali con proposte e richieste per migliorare ulteriormente la transizione del settore, e tavoli di dialogo e co-programmazione in cui diversi attori della filiera automotive collaborano. E’ il caso del “Strategy dialogue for the automotive industry” promossa dal Governo del Baden-Württemberg in collaborazione con car-makers, fornitori, sindacati, gruppi di ecologisti e molti altri o delle proposte aggiuntive rispetto al “Climate Change Act” in atto redatte dal Boston Consulting Group in collaborazione con la Federation of German Industries e 80 aziende locali.

COME SI STA PREPARANDO LA SPAGNA

La Spagna, tra i Paesi che sfornano più autovetture in Europa, non vuole certo perdere il primato, come dimostra la “Estrategia de descarbonizacion a largo plazo 2050”, redatta nel 2020, così da avere una visione a lungo termine per la transizione climatica dei suoi settori industriali. L’obiettivo di Madrid, si legge nel report, è articolare una risposta coerente e integrata alla crisi climatica che colga le opportunità per la modernizzazione e la competitività dell’economia e sia socialmente equa e inclusiva. Alcuni dei target specifici fanno diretto riferimento alla elettrificazione della filiera automotive e al conseguente cambiamento di rotta del settore dell’energia rinnovabile.

Ad aggiungersi a questa strategia ed al Piano Nazionale di Adattamento Climatico, troviamo una politica particolarmente interessante che mira a massimizzare i vantaggi sociali della trasformazione ecologica e a mitigare gli impatti negativi della transizione ecologica: “Estrategia de Transición Justa”. Il sostegno si estende dalla promozione dello sviluppo di nuove imprese, al sostegno pubblico per la transizione delle piccole e medie imprese o alla promozione di piani di transizione nelle grandi imprese. La promozione e il supporto dell’elettrificazione dell’automotive si estende poi ad una serie di sussidi all’acquisto e programmi di investimento quali, ad esempio, il “Plan de Impulso de la cadena de valor de la industria de la automoción”.

Nato nel 2020 come un piano di rilancio dell’intera catena del valore dell’industria automobilistica, ha lo scopo di consentire una rapida ripresa post COVID19 e garantire la continuità e la leadership del settore. Questo piano di investimenti si articola su cinque pilastri: 1 Rinnovo della flotta di veicoli verso una flotta più moderna ed efficiente (550 milioni €) 2 Investimenti per aumentare la competitività e la sostenibilità (2,6 miliardi €) 3 Ricerca, sviluppo e innovazione per nuove sfide (415 milioni €) 4 Tassazione per aumentare la competitività del settore e misure nel campo della formazione professionale e delle qualifiche (95 milioni €).

La Spagna, riportano gli analisti di EStà, investe anche sui partenariato tra aziende, e tra aziende e Stato, con il “Programa tecnológico para la industria del automóvil sostenible (“PTAS”)” che mira a fornire sostegno a progetti strategici di R&S in collaborazione per tecnologie applicabili al settore automobilistico oppure tramite il piano industriale “PERTE VEC” che sviluppa nuovi strumenti di partenariato pubblico-privato per una gestione più agile dei finanziamenti. Nell’ambito poi del sostegno alla R&S va citato il BFA (Business Factory Auto) sviluppato dai governi locali con l’obiettivo di accelerare e consolidare progetti automobilistici specializzati e trasformarli in aziende innovative, redditizie e scalabili che attraggono e trattengono i talenti, contribuendo così a rafforzare il posizionamento del settore e ad aumentare la sua proiezione internazionale.

COSA SUCCEDE OLTRALPE

Nell’ambito di una più ampia programmazione europea delle politiche pubbliche per la salvaguardia dell’ambiente e la decarbonizzazione dell’industria, la Francia si pone attraverso la Strategia Nazionale a basse emissioni di carbonio (SNBC) degli obiettivi molto ambiziosi: -33% di riduzione delle emissioni di gas serra tra il 2015 e il 2030 e -81% tra il 2015 e il 2050. Gli interventi a sostegno dell’economia, in linea con gli investimenti di ripresa e resilienza Post-covid, sono raccolti nel programma di investimenti denominato “France Relance”. Il programma che stanzia 100 miliardi si articola su tre filoni di intervento a sostegno dell’economia e della buona occupazione: ecologia, competitività e coesione.

Per quanto riguarda la filiera dell’automotive, si legge nel report, il governo francese ha creato tre piani industriali per accompagnare la transizione del settore verso gli obiettivi di decarbonizzazione, attraverso investimenti per il settore produttivo e il sostegno all’acquisto di veicoli elettrici. In particolare i fondi hanno un focus sulle varie fasi della catena del valore, ponendo particolare attenzione alla coesione territoriale e alla gestione diffusa delle risorse. A livello nazionale i fondi si rivolgono ai settori strategici dell’economia (tra cui l’automotive), mentre a livello territoriale le risorse si strutturano in stretto rapporto alle filiere locali. Tra le iniziative da segnalare nell’ambito della transizione occupazionale, il governo francese ha creato un ampio piano di politiche attive del lavoro denominato “Transitions Collectives”. Questo programma, mantenendo sempre una forte attenzione verso la dimensione locale, mira a promuovere la mobilità professionale dei dipendenti (anche trans-settoriale) e a incoraggiare la riqualificazione delle competenze.

I progetti individuali di transizione professionale, scrivono gli analisti del rapporto di Uilm, consentono ai dipendenti il cui posto di lavoro è a rischio di riqualificarsi in modo sicuro attraverso l’accesso a corsi di formazione specializzata e mantenendo la posizione lavorativa o comunque la loro retribuzione (nel caso in cui si tratti di un contratto di lavoro a termine). Allo stesso tempo, il programma ha lo scopo di mettere in rete le prossimità delle competenze e i ponti tra, da un lato, i posti di lavoro di alcuni settori industriali tradizionali in fase di riconversione e, dall’altro, i posti di lavoro dei settori emergenti. Gli accordi industriali e il rafforzamento del dialogo sociale sono strumenti importanti della politica industriale del settore automotive francese: il governo francese in accordo con il gruppo dei principali produttori nazionali ha siglato “Il contratto strategico di settore per l’industria automobilistica”.

Gli impegni reciproci da parte del governo e delle imprese mirano a garantire un sempre più ampio accesso all’utilizzo della mobilità elettrica e un intervento pubblico continuo al sostegno della ricerca e dei sussidi all’acquisto. Questo accordo nazionale di filiera ha stimolato il fiorire di accordi, tra i quali va certamente segnalato l’accordo innovativo dei siti Renault nella regione Hauts de France (ElectriCity). In ottica di economia circolare il governo francese ha creato il piano di “rétrofit électrique”: il retrofit elettrico a batteria o a celle a combustibile consiste nel convertire un’auto con motore a combustione (benzina o diesel) in un motore elettrico per dare una seconda vita ai veicoli con motore a combustione.

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