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Italvolt Gigafactory

Cosa sappiamo sulla gigafactory che Italvolt vuole in Piemonte

La crisi di governo ha impattato sui tempi della roadmap che dovrebbe portare all'apertura del primo stabilimento di batterie per auto EV Italvolt in Italia, ma i lavori della gigafactory vanno avanti

Se già le cose stavano andando per le lunghe, la crisi politica estiva sembra essere l’ultimo ostacolo sulla strada che dovrebbe portare l’azienda di Lars Calstrom, imprenditore svedese dietro Britishvolt, nel Bel Paese, per la precisione in Piemonte. Come riporta l’agenzia di stampa Energia Oltre, è lo stesso amministratore delegato intenzionato ad approdare in Italia, aprendo uno stabilimento a Scarmagno, alle porte di Ivrea, ad ammettere il rallentamento: “Abbiamo alcuni problemi con la crisi di governo. Finora abbiamo avuto il sostegno dell’attuale governo, ma ora dobbiamo aspettare il nuovo esecutivo”.

ITALIA ULTIMA PER GIGAFACTORY?

Si tratta di un problema non di poco conto dato che, come abbiamo visto, nell’ultimo periodo gli Stati europei (in particolare la Spagna e la Francia) stanno investendo buona parte delle risorse dei rispettivi PNRR per corteggiare attori internazionali che aprano in loco le proprie gigafactory, essenziali per farsi trovare preparati alla svolta dell’addio alle motorizzazioni endotermiche a favore di quelle più green, come elettrico e idrogeno. Appuntamento che l’Italia, con poche gigafactory in programma e senza un piano industriale preciso, rischia clamorosamente di mancare. Accordi di natura fiscale a parte, almeno per Italvolt non dovrebbero esserci invece intoppi con il lotto scelto: un’area, un tempo della Olivetti, oggi dismessa, alle porte di Ivrea: “è più facile ottenere i permessi – ha spiegato l’ad di Britishvolt – aggiungendo che l’accordo raggiunto consentirà loro di “demolire il 95% degli edifici” mentre ne verranno “salvati due per la mensa e un piccolo museo”.

PERCHE’ ITALVOLT HA SCELTO SCARMAGNO PER LA GIGAFACTORY?

“Non è un caso che la Gigafactory Italvolt sia ubicata a Scarmagno, in Piemonte”, spiegano dal Gruppo, dando forse le cose già per fatte (in realtà, come vedremo, la situazione è un po’ più complessa). “Nel paese dove Alessandro Volta inventò la batteria nel lontano 1800, abbiamo scelto un sito precedentemente utilizzato da Olivetti per la fabbricazione di prodotti di alta tecnologia”. Questa la spiegazione romantica, segue quella pragmatica: “È un’area con un ricco patrimonio industriale, soprattutto come polo dell’industria automobilistica europea, e offre una vasta forza lavoro qualificata. È anche un crocevia strategico dei corridoi pan-europei da est a ovest e da nord a sud.” Di fatto, Italvolt ha in mano un’opzione di acquisto dell’area dell’Ex Olivetti.

Parlando con eeNews Europe, Calstrom ha fatto sapere che la Gigafactory di Italvolt produrrà batterie agli ioni di litio con la tecnologia MNC (nickel, manganese, cobalto) e anodi in silicio. Tuttavia, il Ceo ha ammesso che l’azienda sta valutando anche la possibilità di assemblare celle allo stato solido. La Gigafactory avrà al suo interno linee per garantire tutta la filiera di produzione di accumulatori, inclusa non solo la lavorazione di materiali e componenti, ma anche la lavorazione del litio. In totale saranno otto linee di produzione, ciascuna con una capacità di circa di 6 GWh, per alimentare, almeno a regime, oltre mezzo milione di auto elettriche.

IL PIANO OCCUPAZIONALE

La gigafactory che Italvolt intende realizzare, con apertura prevista per il 2025, consiste in un’impianto disegnato da Pininfarina dall’estensione di 300.000 metri quadri, che nei progetti darà lavoro a circa 3.000 persone e raggiungerà a regime una capacità produttiva fino a 45 GWh all’anno, diventando così una delle più grandi fabbriche del suo genere al mondo. “Non realizzeremo ancora pacchi batteria, ci stiamo concentrando solo sulle celle – ha rivelato l’Ad. La batteria è la piattaforma dell’auto e deve essere progettata dalla Casa automobilistica. Perché tutto questo accada deve esserci una collaborazione tra il produttore di celle, i costruttori di automobili e la filiera”.

L’indotto dovrebbe occupare, a vario titolo, diecimila unità. Naturalmente il produttore estero insiste particolarmente sul punto, nella speranza di poter strappare al prossimo governo l’accordo migliore. Ancora nell’ultima intervista rilasciata il Ceo ha sottolineato come “il passaggio dal motore a combustione interna ai veicoli elettrici causerà disoccupazione poiché l’Italia è forte nei propulsori endotermici e le aziende licenzieranno molte persone”. “Questo – ha aggiunto – è un vantaggio per noi in quanto ci dà accesso a una forza lavoro qualificata”.

LA PARTNERSHIP COL POLIMI

In piena estate è stata siglata una partnership con il Politecnico di Milano “per realizzare un’economia circolare a ciclo chiuso per lo sviluppo di batterie per la mobilità elettrica”. Nell’ambito della partnership, il laboratorio interdipartimentale di recente costituzione del Politecnico, CIRC-eV, Circular Factory for the Electrified Vehicles of the Future, identificherà le fonti di approvvigionamento primario di materie prime e analizzerà le possibilità di recupero di materiali chiave da fonti secondarie riciclate, come le batterie esauste.

All’interno della partnership, il Politecnico di Milano mapperà le catene di approvvigionamento per aiutare Italvolt a reperire materie prime da fonti primarie per la realizzazione della gigafactory di Scarmagno, con una capacità produttiva a regime di 45 GWh. L’Università valuterà la qualità dei materiali provenienti dai fornitori primari per garantire la realizzazione di batterie agli ioni di litio di massima qualità e sostenibilità. Oltre alle fonti di approvvigionamento primario, il Politecnico analizzerà i flussi relativi agli scarti di produzione per alimentare la fornitura anche tramite fonti secondarie. L’Università valuterà l’intera catena di produzione per permettere a Italvolt il recupero di materiale chiave presente nelle batterie esauste.

“Questa analisi – spiegano le parti – sarà fondamentale per limitare al minimo gli sprechi e sviluppare un processo produttivo pienamente efficiente. Il riciclo dei componenti delle batterie assumerà un ruolo sempre più fondamentale per soddisfare la domanda di materie prime nei prossimi decenni. L’Aie (Agenzia internazionale per l’energia) stima che entro il 2040 il litio riciclato utilizzato nelle batterie potrebbe essere pari a circa 81 mila tonnellate, con un enorme aumento rispetto alle 3 mila tonnellate previste per il 2030.”

Questa partnership segue quella siglata recentemente da Italvolt con AECOM, con l’obiettivo di ottimizzare la produzione e aumentare la resilienza delle batterie agli ioni di litio, riducendo al minimo gli scarti nel ciclo di vita del progetto.

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