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Cosa c’è (e cosa non si trova) nei nuovi piani italiani di Stellantis

Stellantis inizierà il 2025 come ha finito l'anno precedente, ovvero con molti stabilimenti paralizzati dalla cassa integrazione e vendite al lumicino. Lo stesso top manager Imparato avverte che sarà "un anno duro, tosto". Ma promette grandi cose per il 2026 (campa cavallo...) per tutti i suoi hub produttivi italiani e per l'intera filiera. Numeri, promesse e dimenticanze (anche clamorose)

Di colpo sembra essersi aperto un rubinetto. Il dopo Tavares di Stellantis parte all’insegna degli investimenti in Italia dopo una lunga stagione nella quale il gruppo presieduto da John Elkann ha curato i propri orti altrove, contribuendo alla desertificazione dell’indotto nostrano. Sono davvero numerose le novità in serbo per il nostro Paese – elencate con toni trionfalistici da Repubblica -, sebbene allo stato attuale i principali stabilimenti restino chiusi e permanga, come ha ribadito il segretario generale di Fim-Cisl Ferdinando Uliano, l’allarme sugli ammortizzatori giunti in scadenza.

INCONTRI TRA STELLANTIS ED ESECUTIVO

Mentre si rincorrono voci di un incontro o comunque di uno scambio avvenuto di recente tra John Elkann, presidente di Stellantis e l’attuale inquilino di Palazzo Chigi, Giorgia Meloni – che avrebbe temperato le astiosità dell’esecutivo dopo alcune rassicurazioni dei vertici del gruppo – si ha certezza del tavolo apparentemente risolutivo al Mimit tra il padrone di casa, Adolfo Urso, e Jean Philippe Imparato, responsabile europeo del gruppo.

Una fumata bianca che segue oltre un anno e mezzo di fumate nere e di incontri terminati con governo e azienda sempre più distanti, come dimostrato dalla stagione dei dispetti dell’esecutivo al gruppo brandendo le norme sull’Italian sounding per colpire prima il nome dell’Alfa Romeo Milano e poi i tricolori su diverse vetture Fiat prodotte tra la Polonia e il Marocco.

LE RIPICCHE, POI LA PACE?

Azioni di disturbo di un governo che evidentemente non sapeva più cos’altro mettere sul tavolo pur di convincere Stellantis a restare nel Paese. Invece quella di ieri pare una fumata bianca da 2 miliardi di investimenti per l’Italia nel solo 2025 e che soprattutto dovrebbe portare con sé un incremento di 6 miliardi di acquisti dai fornitori che operano nel nostro Paese.

TUTTI I ROBOANTI NUMERI DEL PIANO ITALIANO DI STELLANTIS

Seguiranno – assicurano da Stellantis – una crescita produttiva del 50% nel 2026, un piano di produzione specifico per ogni sito che arriverà al 2032-33 e l’obiettivo di coprire l’80% del mercato europeo. Ma intanto lo stesso Imparato deve ammettere che il 2025 “sarà un anno duro, tosto”.

DA TORINO A CASSINO, I NUOVI MODELLI (SU CARTA)

Dovrebbe ripartire Torino, che “resterà centrale” nel piano di Stellantis (per la verità le medesime parole sono state ripetute a più riprese dallo stesso Carlos Tavares eppure Mirafiori ha chiuso prima dell’estate per riaprire – forse – solo sul finire di gennaio). In Piemonte è prevista la produzione ibrida per l’attuale 500 da fine 2025, accanto alla nuova generazione di 500 confermata fino al 2032-33.

Ibridi anche i modelli che saranno prodotti a Melfi. A Pomigliano, le cui linee attualmente attendevano solo la Pandina, che arriverà al 2030, ne sarebbe stata assicurata una di nuova generazione con l’installazione, dal 2028, della nuova piattaforma Stla Small, su cui è previsto di produrre almeno 2 nuovi modelli compatti. Cassino resterà la casa dell’Alfa Romeo con la Stelvio nel ’25 e la nuova Giulia l’anno successivo.

Il rubinetto Stellantis, sbloccandosi di colpo, sembra insomma rispondere quasi compiutamente a quanto richiesto dal governo come pure dai sindacati – che almeno sul dossier automotive sono in sintonia -, ma data la situazione attuale degli impianti e gli allarmi per gli ammortizzatori, resta da capire con quali risorse sarà affrontato il periodo di transizione prima che questo “piano Italia” possa partire davvero, considerato che non verrà attuato dall’oggi al domani.

LE TANTE INCOGNITE DEL PIANO STELLANTIS

Non pervenuta la Lancia, sulle cui ammiraglie un tempo scorrazzavano tronfi i presidenti della Repubblica. Pare che il marchio resterà ancorato al segmento delle city car stilose sebbene la scelta si sia rivelata fallimentare avendo portato la gloriosa Casa italiana a sparire di fatto dalle nostre strade.

LANCE SPEZZATE E TRIDENTI SMUSSATI

La nuova Lancia Y in tutto novembre ha venduto appena 812 unità in tutta Italia, numeri sconfortanti. Ma al di fuori dei nostri confini è andata pure peggio. In Francia, si sono registrate solo 22 immatricolazioni nel mese di novembre, portando il totale delle vendite da aprile, mese del suo lancio, a 121 unità. In Spagna sono state registrate 13 immatricolazioni a novembre, 11 in Belgio, 25 nei Paesi Bassi.

E poi c’è Maserati, che secondo i dati Unrae in Italia a novembre ha piazzato 111 modelli. Il totale dall’inizio dell’anno arriva appena a 2.122 veicoli contro i 3.646 degli 11 mesi del 2023: un crollo che sfiora il 42 per cento. La quota di mercato del Tridente è ormai infinitesimale: lo 0,15 per cento.

CHE FINE HA FATTO LA GIGAFACTORY DI TERMOLI?

E se il gruppo non dà risposte concrete sul futuro dei due marchi, silenzio assordante pure sui piani di realizzazione della gigafactory di Termoli, la sola al momento prevista nel nostro Paese per affrontare le sfide della mobilità elettrica, per questo lautamente finanziata coi fondi del Pnrr (nell’ultimo periodo distratti su altri capitoli di spesa).

La situazione in merito è più complessa perché non sarà realizzata direttamente da Stellantis ma da Acc, jv tra il gruppo italo-franco-statunitense, i tedeschi di Mercedes-Benz e i francesi di Total.

In merito Imparato si è limitato a far sapere che “l’azienda sostiene con un finanziamento come principale contributore la joint venture Acc, la quale resta aperta a studiare la realizzazione della Gigafactory a Termoli in base all’evoluzione delle tecnologie e in considerazione del mercato e della competitività dei fattori abilitanti del sistema Paese”. Una risposta piuttosto fumosa che non dà rassicurazioni sulla realizzazione dell’impianto altamente tecnologico.

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