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Come si strattonano Msc-Lufthansa e Air France-Klm su Ita

Msc-Lufthansa in pole ma senza esclusiva. Si riaffaccia Air France-Klm. Delta scoraggiata. Il decreto del governo sulla privatizzazione di Ita traccia la road map della cessione della mini-compagnia nata dal collasso di Alitalia, lasciando parecchie ipotesi in scena.

 

Ci sono uno svizzero e un tedesco, un francese e un olandese. E un americano. Ita Airways, la piccola compagnia nata dopo il collasso di Alitalia, battezzata nei cieli appena il 15 ottobre 2021, ha appena cominciato a lallare che ha già molti occhi puntati.

Ad oggi di concreto per l’acquisto della maggioranza della Spa (100% ministero dell’Economia e delle finanze) c’è solo la manifestazione d’interesse inviata il 24 gennaio da Msc, il gigante del trasporto via mare con cervello in Svizzera e cuore sorrentino, dell’armatore Gianluigi Aponte. Partner industriale dell’operazione il vettore tedesco Lufthansa.

Si era parlato anche di attenzioni alla partita dell’americana Delta e della franco-olandese Air France-Klm.

Gi ultimi giorni han precisato alcuni dettagli.

Anzitutto il governo ha dato il via libera alla privatizzazione l’11 febbraio. Il testo del decreto di Palazzo Chigi precisa che, in linea con gli obiettivi del piano strategico di Ita, si vogliono concludere “partnership e integrazioni con soggetti europei nel quadro di alleanze globali”.

Un rigo cucito per lo stato dell’arte attuale. Si scoraggiano le attese di Delta e pare si incoraggi l’operazione Msc-Lufthansa. Si salvaguardano infatti le alleanze globali – Ita fa parte dell’alleanza globale SkyTeam, che ha tra i soci fondatori proprio Delta; la piccola Alitalia intrattiene inoltre accordi commerciali di code sharing con la public company americana. La road map della cessione dà un vantaggio a Msc-Lufthansa.

Certo, Msc è svizzera – europea ma non Ue – anche se, come scrive Repubblicarileverebbe Ita attraverso una sua controllata con sede legale nell’Unione europea, forse lussemburghese. La tedesca Lufthansa però entrerebbe al momento solo come partner commerciale e industriale, non azionista. Non ha presentato una manifestazione d’interesse e se ha detto al Sole 24 Ore che non ha intenzione in questa fase di entrare nel capitale di Ita ma solo di esserne un partner, il vettore tedesco ha però aggiunto che durante la trattativa potrà prendere in considerazione una partecipazione azionaria finanziaria. Annota Gianni Dragoni: “Si ipotizza che il vettore tedesco potrebbe diventare azionista dopo 18 mesi se i conti di Ita saranno in attivo”.

Tuttavia il Dpcm non pare accogliere tutti i desiderata di Msc. Non risulta che le sarà data una trattativa in esclusiva per 90 giorni, come richiesto. La procedura è aperta anche ad altri potenziali interessati. Anche l’accesso alla data room, cioè ai dati sui piani industriali e i contratti di Ita, non mostra segnali di match già vinto. Il decreto del resto lo precisa: opzione preferenziale è un’offerta pubblica di vendita (Opv); i dipendenti Ita sono particolarmente incoraggiati a partecipare. Si prevedono per loro “forme di incentivazione”. Ovvero: azioni riservate e finanziamenti agevolati.
Solo in seconda ipotesi è indicata la trattativa diretta, (con Msc?) assicurando il perseguimento “degli obiettivi di sviluppo industriale e del potenziamento dell’attività di Ita”. Indifferentemente dalle opzioni di vendita – offerta pubblica di vendita ai “risparmiatori in Italia” o trattativa diretta – Chigi detta le condizioni: cederà la maggioranza della compagnia conservando, almeno al momento, una“partecipazione di minoranza”. Il governo inoltre imporrà “appropriati accordi di governance”. Il decreto specifica come cardinali “la stabilità dell’assetto proprietario, la dimensione industriale dell’aggregazione, la valorizzazione degli hub nazionali, lo sviluppo sui mercati strategici e sul lungo raggio e le prospettive occupazionali”. Il governo potrà liberarsi in seguito della quota di minoranza detenuta. L’intera operazione dovrà essere perfezionata entro il 2023. In ballo 1,35 miliardi di euro. Il tetto fisato dalla Commissione europea di quanto possibile travasare dentro la nuova compagnia aerea.

Il secondo punto della settimana è il rientro in partita di Air France-Klm. È per ora un interesse (sulla carta) timido, ma cristallino.

Di uno sguardo franco-olandese verso Ita si parla da giorni. Anche volendo prendere una partecipazione nella nuova compagnia italiana non è però possibile. In linea con gli impegni presi con la Commissione Ue, infatti, Air France – Klm non può investire in una compagnia estera fin quando non avrà rimborsato almeno il 75% degli aiuti di Stato percepiti. Il gruppo lo ricorda il 25 gennaio all’Adnkronos.

Il 17 gennaio al Financial Times Air France-Klm smussa decisamente rotta. Il fatto è che quanto accade sulle rive del Reno tra Francia e Germania smuove sempre antiche rivalità. Se Lufthansa a fine gennaio manifestava interesse per Ita, Air-France non può non reagire. Così rivela il desiderio di liberarsi dai divieti di acquisizione che gelano lo sviluppo. Il capo del gruppo franco-olandese prevede di rimborsare gli aiuti di Stato e raccogliere 4 miliardi di euro di capitale fresco.

Air France-Klm ha ricevuto 10,4 miliardi di euro di sostegno nel 2020 quando è scoppiata l’epidemia di coronavirus, anche attraverso prestiti statali diretti francesi e olandesi. L’anno scorso Parigi ha sostenuto una ricapitalizzazione di 4 miliardi di euro, che includeva, appunto per questo, il divieto di acquisizioni. Con il ban – e con la ripresa a pandemia ormai data in esaurimento sulla via dello stato endemico – il gruppo si sente soffocare nei piani di espansione in un momento in cui la rivale tedesca Lufthansa sta ronzando intorno all’italiana Ita.

Ben Smith, dirigente dal 2018, ha cercato di ricucire i legami con i sindacati francesi come parte degli sforzi per ristrutturare Air France, il partner in difficoltà nel gruppo formato dalla fusione con Klm nel 2004 e che ha tagliato quasi 8.000 posti di lavoro a tempo pieno negli ultimi due anni. Il gruppo punta a tornare alla redditività nel mercato francese entro il 2024. “Stiamo facendo tutto il possibile per rimborsare gli aiuti di Stato il più rapidamente possibile”, dice al Ft. Prendere in considerazione Ita? O prendere in considerazione un accordo commerciale che potrebbe agevolare una partecipazione azionaria nella compagnia in un secondo step – del resto la seconda ipotesi è anche il piano dei tedeschi?

L’idea c’è. Comunque, mette le mani avanti Smith, il gruppo non “perderebbe il sonno” se Ita venisse prelevata dai concorrenti.

Ma vuoi mettere la soddisfazione di vincere con Lufthansa? Non cela nomi e cognomi: “È così ovvio che i veri nemici del gruppo sono Lufthansa e Iag – il proprietario di British”.

“Pertanto – analizzava il  Sole 24 Ore dell’11 febbraio – la contesa per Ita potrebbe essere di nuovo, come in passato, una battaglia tra Lufthansa e Air France-Klm, anche se attraverso altri soggetti come la svizzera Msc o l’americana Delta”.

L’intervista di Smith al Financial Times svela anche altro, dicendo di non vedere uno scenario di un’acquisizione più grande e più minacciosa di un gruppo come Ryanair. Al netto del precipitato del carattere, a inizio febbraio, di passaggio a Roma, Michael O’Leary, amministratore delegato di Ryanair, ha pronosticato il futuro Ita: “Alla fine verrà comprata da Lufthansa che ne farà la sua compagnia low cost”. Aggiunge l’irlandese: un’acquisizione da parte di Lufthansa, però, non porterebbe nessuno beneficio in Italia: “Ita semplicemente porterebbe i suoi passeggeri a Francoforte e Monaco e così perderebbe anche i posti di lavoro”. Per O’Leary il governo italiano “continua a sprecare miliardi”.

Ad Air France non dispiace consolidare il rapporto con gli italiani. Le rotte intercontinentali in partenza dal nostro Paese, tra l’altro, passano per lo più dal parigino Charles de Gaulle. Regalare il traffico ai tedeschi sarebbe per lo meno un’onta. Però Air Fance ha come partner Klm, molto interessata a sviluppare il low cost. Il sospetto che l’Italia si ritrovi alla fine con una bandierina nei cieli non è poi così remoto.

Dunque, Ita Airways ha siglato accordi di code sharing con Air France, Klm e Delta, quest’ultima azionista di Air France.Tutte fanno parte dell’alleanza SkyTeam. Lufthansa è invece con la rivale Star Alliance. I francesi negli ultimi anni di Alitalia sono intervenuti, fino a diluire le quote dopo il sipario sull’avventura dei capitani coraggiosi. Anche Delta ha una lunga storia con l’ex Alitalia. Ma poche chance odierne. Prevale l’europeismo con perno a Berlino.

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