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Perché Cnh annaspa (non solo per Covid-19)

Repentini cambi al vertice. Flessioni in borsa. E non solo. Che cosa sta succedendo a Cnh Industrial

Cambio di guarda, in piena emergenza coronavirus, per Cnh Industrial, società italo-americana che progetta, produce e commercializza macchine per l’agricoltura e movimento terra, camion, veicoli commerciali, autobus e veicoli speciali e che fa capo al gruppo Exor della famiglia Agnelli.

Il ceo Hubertus Mühlhäuser ha rassegnato, a sorpresa, le dimissioni, mentre l’azienda – impegnata nello spin off di Iveco – perde il 40% in borsa nell’ultimo mese. Nuovo amministratore delegato sarà Suzanne Heywood.

Andiamo per gradi.

LE DIMISSIONI DI HUBERT MUHLHAUSER

Partiamo dagli addii. Hubertus Mühlhäuser ha rassegnato le dimissioni da ceo di Cnh Industrial, L’amministratore “aveva anche offerto la sua disponibilità a supportare la società durante la ricerca del proprio successore, ma il consiglio di amministrazione ha ritenuto di avere a disposizione esperienza e competenze adeguate e sufficienti e ha pertanto deciso di accogliere le sue dimissioni con effetto immediato”, si legge in una nota di Cnh Industrial, che ringrazia il ceo per “la sua dedizione di leader, il servizio reso e i numerosi contributi durante il suo mandato”.

DIMISSIONI A SORPRESA

Le dimissioni arrivano a sorpresa, ad un mese dall’assemblea degli azionisti (16 aprile) e solo dopo un anno e mezzo dalla nomina. Secondo gli analisti di Equita, i motivi per cui Mühlhäuser ha abbandonato il timone di Cnh sono attribuibili “al business plan quinquennale presentato lo scorso settembre che da subito ci era apparso ambizioso e difficilmente realizzabile per la limitata visibilità macro ad inizio febbraio, quando vennero pubblicati i risultati 2019 era già stato anticipato un difficile primo semestre per la necessità di procedere a ulteriore destocking ed era stata ridotta la guidance di utile per azione”, secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore.

ZAMPINO DI MAX CHIARA NELLE DIMISSIONI?

Qualcuno – sottolinea invece oggi Repubblica – collega l’addio di Mühlhäuser a quello del direttore finanziario Max Chiara, che ha lasciato il suo ruolo per un nuovo lavoro negli Usa (sarà sostituito da Oddone Incisa, dal 2008 Cfo di Cnh Capital, con base negli Stati Uniti).

SUZANNE HEYWOOD CEO

A sostituire Mühlhäuser sarà Suzanne Heywood, presidente del cda, nominata ceo pro tempore. Ad Heywood il copito di guidare il business “attraverso l’attuale eccezionale periodo e fino a quando il nuovo ceo definitivo sarà stato identificato attraverso un approfondito processo di ricerca”, spiega la società.

CHI E’ SUZANNE HEYWOOD

Suzanne Heywood, presidente ed ad di Cnh, è anche managing director di Exor, il maggiore azionista di Cnh Industrial. Ha lavorato, precedentemente, per McKinsey & Company e per il ministero del Tesoro del Regno Unito.

IL COMMENTO DI ELKANN

La nomina della Heywood è stata condivisa da John Elkann presidente e ad di Exor, che ha commentato: “Tempi straordinari richiedono una leadership chiara e efficace del tipo di quella che noi conosciamo porterà Suzanne Heywood nel suo nuovo ruolo di ceo.  Come maggiore azionista della società continueremo a sostenere fortemente il futuro e il successo  di Cnh”.

LE DIFFICOLTA’ DI CNH

Se i motivi del cambio al vertice di Chn restano un mistero, non è un mistero invece il fatto che Cnh annaspa in Borsa, dove, rimarca Il Sole 24 Ore, “finisce a lungo in volatilità, cedendo fino al 10% a 5,1 euro. Nell’ultimo mese il titolo ha perso circa il 40 per cento”.

EMERGENZA CORONAVIRUS

E alle difficoltà a Piazza Affari, la Heywood dovrà aggiungere anche l’impatto dell’emergenza Coronavirus sul futuro del Gruppo. Le conseguenze di Covid-19 non sono al momento quantificabili: la società, il 20 marzo, ha annunciato lo stop delle attività in Europa.

TARGET AL RIBASSO

Sul fronte numeri, i mesi prossimi non saranno certo rosei per Cnh: in occasione della presentazione del bilancio 2019 (ricavi a 28,1 miliardi di dollari, in calo del 6% e utile netto di 1.454 milioni di dollari, in crescita di 355 milioni di dollari rispetto al 2018), la società che fa capo ad Exor aveva rivisto al ribasso target 2020, dal momento che, aveva spiegato Mühlhäuser, “in tutti i nostri segmenti, la volatilità dei mercati e le condizioni difficili sono perdurate nel quarto trimestre, parzialmente compensate dal mix favorevole dei nuovi prodotti lanciati nel corso del 2019, dalle iniziative sui costi nell’ambito della strategia “Transform2Win” e da una positiva performance sui prezzi”.

SPIN OFF DI IVECO E FPT CONFERMATI

Le difficoltà momentanee non sembrano incidere sui progetti futuri di Iveco ed Fpt, i cui Spin off sono confermati al 2021: dovranno nascere due gruppi globali – uno per veicoli commerciali e motori, l’altro per segmenti agricoltura, costruzioni e veicoli speciali – entrambi quotati, con sede legale ad Amsterdam e fiscale in Gran Bretagna.

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