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Ecco come la Cina punta sui porti di Trieste, Ravenna, Genova e Palermo

Dossier porti in evidenza nella visita del presidente cinese Xi Jinping in Italia dal 21 al 24 marzo

Il presidente cinese Xi Jinping sarà in Italia dal 21 al 24 marzo. E già il mondo industriale e imprenditoriale italiano si sta sfregando le mani per i possibili accordi commerciali che potrebbero essere siglati durante la prima visita nel Belpaese da parte del leader cinese da quanto è salito in carica nel marzo del 2013. Sul tavolo ci sono la firma di accordi bilaterali di vario tipo, tra cui quello a lungo negoziato sulla cancellazione della doppia fiscalità e altri tra aziende, fino al possibile Memorandum of understanding di adesione dell’Italia alla Belt and Road Initiative, la nuova Via della Seta voluta da Pechino. Ma i partiti politici si stanno dividendo, specie quelli che sostengono il governo Conte: Movimento 5 Stelle pro firma, Lega non contraria a priori ma perplessa e attende di conoscere i contenuti come ha spiegato a Start Magazine il sottosegretario agli Esteri, Guglielmo Picchi.

A GENOVA SI PREPARANO AD ACCOGLIERE LE MERCI CINESI

E qui entrano in gioco in porti italiani, vero e ultimo punto di approdo delle merci cinesi prima di essere trasportate in tutta Europa. L’Autorità portuale di Genova e la China Communications Costruction company (CCCC), ad esempio hanno raggiunto un’intesa per costituire una nuova società in partnership con l’azienda cinese con l’obiettivo di portare avanti gli appalti relativi ad alcune grandi opere che dovrebbero essere realizzate al Porto di Genova, sfruttando la grande esperienza della CCCC nella predisposizione dei bandi di affidamento previsti dal programma del Commissario Bucci, tra cui spostamento della diga foranea e l’ampliamento di Fincantieri. Lo ha confermato giorni fa il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale Paolo Emilio Signorini, che è al lavoro per finalizzare il tutto proprio durante la firma dell’accordo bilaterale con la Cina sulla iniziativa Belt&Road che darà nuova linfa anche all’interscambio dei porti di Genova e Savona sui quali le movimentazioni cinesi pesano per il 30%.

RAVENNA E TRIESTE DA TEMPO NEL MIRINO DEI CINESI

A ulteriore conferma dell’avvicinamento in atto tra Italia e Cina interviene il caso di Ravenna: nella città romagnola è stato annunciato da diverso tempo ormai un piano di rilancio del porto con investimenti per 235 milioni di euro con l’obiettivo di incrementare del 30% il traffico delle merci. Qui i cinesi della China Merchants Industry Technology (Cmit) lo scorso giugno hanno aperto una sede con un centro di ingegneria navale. Cmit fa parte di China Merchant Group (Cmg), autentico colosso, controllato direttamente dallo Stato, che opera già in 53 porti in tutto il mondo. Il centro ravennate è stato aperto con l’obiettivo dichiarato di acquisire know-how nel campo dell’ingegneristica navale e si occupa principalmente di progettazione di piattaforme petrolifere e navi da crociera. A Trieste, invece, lo scorso 6 novembre è stata resa nota ufficialmente una trattativa per la cessione di quote di controllo della piattaforma logistica in cui si movimentano cargo e merci tra il gruppo Parisi e I.Co.P, che controllano la Docks San Servolo, società che gestisce la piattaforma, mentre il possibile acquirente interessato all’affare è la stessa Cmg. La piattaforma, il cui completamento è atteso a metà 2019, è stata realizzata per accogliere due navi portacontainer in contemporanea e verrà anch’essa collegata a uno scalo ferroviario.

IL SOTTOSEGRETARIO GERACI VUOLE PORTARE I CINESI A INVESTIRE ANCHE IN SICILIA

Ma se da tempo si parla dell’Alto Adriatico e in particolare di Ravenna e Trieste come poli d’arrivo designati da un punto di vista marittimo della nuova Via della Seta, grazie al fatto che le merci provenienti dal Canale di Suez possono prendere la via del Brennero dirette verso il mercato dell’Europa Centrale, adesso spunta anche Palermo e in più in generale la Sicilia come possibile destinazione dei finanziamenti asiatici. A svelare la richiesta è il sottosegretario allo Sviluppo Economico Michele Geraci in un’intervista su La Stampa. Palermitano doc e un passato decennale in Cina, Geraci ha ricordato che il presidente Xi andrà a Palermo durante il soggiorno nel nostro paese: “Mi piacerebbe convincerlo che val la pena investire in Sicilia”, ha ammesso. “L’Italia potrà esportare i suoi prodotti, fare contratti e commesse con maggiore libertà – ha proseguito Geraci commentando i vantaggi dell’accordo -. Una cooperazione più stretta con la Cina è un vantaggio per chi deve investire. L’Italia ha da recuperare posizioni rispetto ai concorrenti. Forse non è noto, ma l’Irlanda esporta in quel paese più generi alimentari dell’Italia. La Francia vende sette volte il vino italiano”.

COSTA CROCIERE PUNTA AL MERCATO TURISTICO CINESE

Ma non ci sono solo porti nel futuro dei rapporti bilaterali tra Italia e Cina. Un altro settore promettente è quello crocieristico con Costa Crociere che si è aperta al mercato asiatico con navi dedicate come la recente Costa Venezia e la partnership sottoscritta con CSSC che aiuterà a sviluppare il potenziale turistico in loco.

L’INTERSCAMBIO ITALIA CINA HA SUPERATO I 50 MILIARDI DI DOLLARI

D’altronde, come si è ricordato durante il convegno “The China-Italy business relationship – partnerships building the future”, organizzato recentemente da Fondazione Italia-Cina e Gruppo Costa Crociere, con PwC Italia, tra il 2000 e il 2017 la Cina ha investito in Italia 13,7 miliardi euro. Il nostro Paese si colloca al terzo posto in Europa per destinazione delle risorse cinesi, dopo Gran Bretagna e Germania, con oltre 600 le aziende italiane a capitale cinese – principalmente nei settori chiave Made in Italy – che fatturano 18 miliardi euro e impiegano più di 30 mila persone. Mentre sono oltre duemila sono le aziende cinesi a capitale italiano per 160 mila dipendenti in Cina e giro d’affari di 25 miliardi di euro, secondo un rapporto della società di consulenza PwC. Con l’interscambio commerciale tra i due Paesi che ha superato i 50 miliardi di dollari annui e vanta un trend in crescita.

L’ITALIA SI PREPARA A DIVENTARE IL PRIMO PAESE DEL G7 AD ADERIRE ALLA NUOVA VIA DELLA SETA CINESE

Insomma, malgrado le tensioni all’interno della maggioranza di governo l’Italia, come ha scritto qualche giorno fa il Financial Times, si prepara a diventare il primo Paese del G7 a sostenere formalmente la ‘Belt and Road’, senza però la benedizione della Casa Bianca. Secondo la quale difficilmente l’iniziativa sarebbe d’aiuto all’Italia dal punto di vista economico ma addirittura le porterebbe un significativo danno d’immagine. “Vediamo la Belt and Road come un ‘made by China, per l’iniziativa della Cina”, ha commentato con il quotidiano della City, Garrett Marquis, portavoce del National Security Council della Casa Bianca. “Siamo scettici sul fatto che il sostegno del governo italiano porterà benefici sostanziali agli italiani e potrebbe finire per danneggiare la reputazione globale dell’Italia sul lungo periodo”.

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