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Cina Filiere

La politica zero-Covid della Cina sta bloccando le filiere?

Le politiche della Cina per il contenimento dei contagi stanno contribuendo ad affaticare le filiere globali, già in difficoltà. Gli operatori della logistica temono la chiusura del porto di Ningbo. Ecco perché.

A causa dei contagi da coronavirus, il 7 dicembre scorso le autorità cinesi hanno imposto un nuovo lockdown nella città portuale di Ningbo, nella parte orientale del paese. La decisione potrebbe avere ripercussioni più ampie perché – come scrive Quartz – potrebbe contribuire ad aggravare la crisi globale delle catene di approvvigionamento.

LA SITUAZIONE NELLO ZHEJIANG

La città di Ningbo si trova nella provincia dello Zhejiang, importante polo manifatturiero. Negli ultimi giorni si sono registrati qui oltre duecento nuovi casi di coronavirus; il focolaio si sta diffondendo piuttosto rapidamente, dicono le autorità, che hanno ordinato la chiusura di decine di fabbriche. Le restrizioni hanno finito per limitare il viavai dei camion da e verso il porto di Ningbo e rallentato le attività.

Il porto in sé non è stato chiuso, ma i lockdown nella provincia e la linea dura tenuta finora dalla Cina per limitare i contagi stanno facendo preoccupare gli operatori della logistica, che già si immaginano fila di container da smaltire e intoppi generalizzati.

IL PESO DELLA CINA NELLE FILIERE GLOBALI

Le politiche cinesi di contenimento del coronavirus possono avere ripercussioni profonde sulle filiere internazionali: il paese, infatti, è sia il più grande esportatore di beni finiti, sia il più grande importatore di materie prime. I porti di nessun’altra nazione sono tanto trafficati quanto quelli cinesi.

Atul Vashistha, amministratore delegato della società di gestione del rischio Supply Wisdom, ha detto a Quartz che “la ripresa delle filiere globali dipende dalla Cina” e che “la politica cinese di zero-tolleranza sul COVID peggiora i problemi delle catene di approvvigionamento”, già in difficoltà proprio per gli squilibri alla produzione causati dalla pandemia.

PERCHÉ IL PORTO DI NINGBO È IMPORTANTE

Quello di Ningbo è uno dei porti più grandi per il trasporto di container. Quando lo scorso agosto uno dei suoi terminal venne chiuso per due settimane a causa di un singolo caso di coronavirus, gli intoppi alla logistica causati dalla misura – navi che devono trovare un alto punto d’attracco, ritardi generali – impiegarono parecchi giorni prima di risolversi. Lo stesso accadde al porto di Yantian, nel sud della Cina, quando a fine maggio le autorità ordinarono il rallentamento delle attività (le filiere erano peraltro già sotto stress per via dell’incagliamento della nave Ever Given nel canale di Suez, a marzo).

NON SOLO I PORTI

Le politiche zero-COVID della Cina non hanno un impatto solo sulla porzione “marittima” delle filiere. Gli obblighi di quarantena per gli operatori della logistica, ad esempio, hanno provocato una carenza di lavoratori nell’industria dei trasporti sul fiume Azzurro, arteria importantissima per lo spostamento di beni, anche destinati all’esportazione. Meno possibilità di movimento via fiume significa maggiori pressioni sui porti, verso cui i carichi vengono deviati.

LA CONGESTIONE NEI PORTI CINESI

I livelli di congestione nei porti cinesi, scrive Quartz, sono stati a volte pari o perfino superiore a quelli dei grandi porti della costa ovest americana: il 15 dicembre, per esempio, nel porto di Ningbo c’erano più navi in attesa di attraccare che in quello di Los Angeles, negli Stati Uniti.

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Grafico via Quartz.

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