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Opel Pegeout

Che cosa succede a Peugeot, Citroen, Opel e Vauxhall?

Ecco gli ultimi dati sulle vendite del gruppo Psa, che detiene i marchi Peugeot, Citroen, Ds, Opel e Vauxhall

Un 2019 che non ingrana la quinta. Il mercato dell’auto è in crisi e a testimoniarlo sono i numeri registrati dalle singole case automobilistiche: il gruppo Psa, che detiene i marchi Peugeot, Citroën, Ds, Opel e Vauxhall, ha appena annunciato un nuovo calo delle vendite, riflettendo un trend mondiale in cui anche il mercato italiano non fa eccezione.

E nel frattempo il settore deve fare i conti con un cambio radicale di marcia: l’Europa chiede meno emissioni, mentre le auto elettriche iniziano a conquistare i consumatori. E proprio Gaetano Thorel, direttore generale Psa Italia, propone un bollino che possa indicare i livelli di inquinamento delle vetture. Andiamo per gradi.

I NUMERI DEL GRUPPO

Il gruppo automobilistico francese Psa ha registrato un calo del 12,8% delle vendite mondiali, a 1,9 milioni di veicoli nel primo semestre. In Europa, il più grande mercato del gruppo (88% delle vendite), Psa ha aumentato la propria quota di mercato dello 0,3%, portando la quota di mercato mondiale al 2,5%.

IL CROLLO DEL MERCATO CINESE

Psa ha registrato un forte calo delle vendite quasi ovunque, ma è in Cina che la casa auto fa peggio: le consegne sono scese del 60,6%, a causa del crollo delle vendite nelle joint venture con i produttori locali Dongfeng e Changan.

PERCHE’ LE VENDITE SCENDONO

A incidere sulla flessione, anche la performance registrata nel mercato sudamericano, in contrazione del 29,3% e nel mercato Medio Oriente-Africa, con un meno 68,4%, a causa del ritiro forzato del gruppo dall’Iran, sotto la minaccia delle sanzioni statunitensi.

UN TREND MONDIALE

I numeri del gruppo rispecchiano un trend mondiale: meno 7,2% nel primo trimestre. In Europa il mercato è fermo: nei primi cinque mesi dell’anno, nei 28 Paesi dell’Unione europea e nell’area Efta le immatricolazioni registrate sono a quota 6,9 milioni, in calo del 2% rispetto allo stesso periodo di un anno fa.

Anche negli Stati Uniti le cose non sembrano andare bene: stando alle stime della National Automobile Dealers Association, l’associazione dei concessionari degli Stati Uniti, il mercato americano delle automobili e dei light-truck potrebbe chiudere il 2019 a 16,8 milioni di unità immatricolare, con un calo del 3% rispetto al 2018, anno in cui il mercato auto ha venduto 17,3 milioni di unità.

CHI SALE E CHI SCENDE

Concentrandoci sul mercato europeo e al mese di maggio (ultimi dati disponibili, qui i dettagli), tra le peggiori performance c’è quella di Fca, che perde l’8,3% di immatricolazioni (mercato EFTA compreso), sebbene abbia immatricolato più di centomila vetture rispetto ad aprile e a marzo. Fanno bene Psa (+4.1 nel mese di maggio 2018, e più o.4 per il 2019) e BMW Group (+8.0 a maggio e più 1.1 nei primi cinque mesi). I tedeschi di Volkswagen hanno fatto registrare un calo dell’1,9%, mentre Renault ha perso 4 punti percentuali, e per il periodo gennaio-maggio registra una variazione di -0.4 (a livello mondiale le immatricolazioni di Renault del primo trimestre si riducono del 5,6% con 908.348 veicoli).

UN BOLLINO PER LE AUTO INQUINANTI

E mentre il mercato è in crisi, il settore è in preda a uno dei cambiamenti più radicali che bisogna affrontare. L’Europa chiede auto sempre più green, mentre le elettriche si fanno strada. Ad influenzare il mercato, nei prossimi anni, potrebbe proprio essere il livello di inquinamento della vettura.

Ed è per questo che Gaetano Thorel, direttore generale Psa Italia nel corso dell’incontro “Auto: la sfida della transizione alla decarbonizzazione” organizzato dal centro studi Promotor, ha pensato ad un bollino che possa rendere la vita più facile all’acquirente. “Il cittadino deve sapere i livelli di emissione della propria auto e quindi il livello di attenzione ambientale: per questo si potrebbe utilizzare una semplice sigla, un bollino, che indichi il livello di inquinamento e di emissioni di Co2 che l’auto emette come si usa con gli elettrodomestici tramite le classi identificative da A a G”, ha detto Thorel.

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