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Che cosa resta di Stellantis dopo la gestione Tavares

Tavares se ne va ma lascia dietro di sé una desertificazione industriale che non ha pari in Italia: vendite di Fiat e di altri marchi italiani al lumicino, Maserati sparita dai radar e stabilimenti costantemente in cassa integrazione, da Nord a Sud. Fatti, numeri e approfondimenti

Ancora negli anni ’80 – ’90 fino ai primi del nuovo secolo, guardando un film o una serie televisiva ambientata in Italia si poteva scorgere un particolare: la netta predominanza di auto Fiat nello scenario urbano. La situazione oggi è drasticamente cambiata e basta buttare un occhio fuori dalla propria finestra per rendersene conto: tanti marchi giapponesi e tedeschi, diversi modelli francesi e americani, persino i primi esemplari di auto elettriche cinesi e forse pure un paio di Tesla. Mentre i marchi italiani, in Italia (come pure nel resto del mondo), circolano sempre meno.

L’ECATOMBE DI FIAT NELLE IMMATRICOLAZIONI

Al di là dell’esperimento empirico, le difficoltà di Fiat, Alfa Romeo e Lancia di imporsi sono ben denunciate dai numeri, che nel mese appena archiviato sono più negativi del solito per Stellantis. A novembre 2024 il gruppo guidato ancora da Carlos Tavares ha immatricolato 30.893 unità, con un calo di circa un quarto ( pari al 24,87%) rispetto allo stesso mese del 2023. Una ennesima inchiodata nelle vendite che ha portato la quota di mercato al 24,86%, in forte contrazione rispetto al 29,51% di un anno fa.

LANCIA SPEZZATA (CROLLO DELL’80 PER CENTO)

Anche allargando lo zoom agli undici mesi di quest’anno il gruppo registra una riduzione del 9,69%, scendendo a 429.439 unità. Tra i marchi nelle mani della realtà italo-franco-statunitense, Fiat segna la performance più negativa, essendo stata capace di piazzare appena 8.794 unità contro le 15.094 dello scorso anno, vale a dire un calo del 41,74%. Per non parlare di Lancia, che crolla del 79,69%.

GUADAGNANO TERRENO LE FRANCESI, VW LA SECONDA

Gli italiani comprano poche auto ultimamente, certo, ma i numeri dicono che coloro che inforcano le porte di un concessionario si rivolgono soprattutto alle vetture estere. Sembrano avere avuto successo quelle d’Oltralpe: Peugeot cresce dell’11,24%, con 5.987 targhe, Citroën ha piazzato 4.629 auto. Entrambe sono ormai a un soffio delle performance di Fiat.

Il gruppo Volkswagen, nonostante sia in crisi nera se non nerissima, si posiziona al secondo posto con un totale di 21.599 immatricolazioni a novembre, in crescita del 3,47% rispetto al 2023. La sua quota di mercato sale al 17,38%, trainata dalle performance di Volkswagen (+17,36%) e Cupra (+16,36%).

IL TRIDENTE SMUSSATO DI MASERATI

Allargando ulteriormente l’ottica ad altri mercati si scopre che pure le super car che un tempo correvano per le strade di tutto il mondo oggi sono praticamente sparite dalla circolazione. E’ il caso di Maserati, che spegne le 110 candeline in una atmosfera particolarmente plumbea, anche perché nessuno degli operai è accorso a festeggiarla: sono tutti in cassa integrazione.

Mentre nei primi nove mesi del 2023 Stellantis aveva venduto circa 20.600 veicoli col Tridente, quest’anno le consegne sono crollate a circa 8.600 unità. Il grafico qui piomberebbe verticalmente verso il basso fino a toccare -60%. Le Maserati non si vendono come il pane, certo, ma a ottobre il marchio del lusso in Italia è riuscito a stento a piazzare 184 vetture, con un calo del 40,45% e lo 0,15% di quota di mercato.

LA SITUAZIONE DELL’HUB MODENESE

Dopo la chiusura di Grugliasco, il lavoro non è aumentato né a Mirafiori (dove non si producono quasi più Maserati e l’impianto come si vedrà a breve di fatto non è più ripartito dalle ferie estive) né a Modena, dove nel 2024 la produzione di Maserati è crollata e i 200 operai del comparto produzione lavorano in media 5 giorni al mese con contratto di solidarietà. A seguito dei tagli di personale è stata attivata la cassa integrazione anche per il reparto ingegneristica.

LA CRISI FIAT: IMPIANTI CHIUSI E OPERAI IN CIG

Che Fiat soffra lo si vede dai giorni di attività dell’impianto torinese di Mirafiori: è oramai impossibile trovarlo in funzione. Uno degli ultimi atti di Carlos Tavares è stato prolungarne la chiusura fino all’8 gennaio. Nel 2023, nonostante il dimezzamento dei volumi di Maserati, erano state prodotte 85.940 auto: quest’anno Mirafiori rischia di arrivare al 31 dicembre avendone sfornato appena 20mila. L’impianto che per il 97 per cento produce vetture elettriche non è mai ripartito davvero dalle ferie estive, che erano state anticipate di due settimane.

UNA PANDA SINGHIOZZANTE

Ma la crisi degli impianti un tempo Fiat oggi Stellantis è generalizzata lungo tutto lo Stivale. Il novembre di Pomigliano d’Arco è stato singhiozzante. La produzione della linea Panda è stata sospesa nelle giornate: 11, 14, 15, 18, 21, 22, 25, 28 e 29 novembre 2024.

A ottobre la Cig era stata evocata 12 giorni. Così tanti giorni di stop in un unico mese, annotano gli operai, non si registravano dal 2010, anno della ristrutturazione dello stabilimento voluta da Sergio Marchionne e dalla firma dell’accordo sulla produzione della Panda.

Sempre in ottobre Stellantis aveva fatto sapere ai sindacati che in modo graduale sarebbe avvenuta una diminuzione della produzione della Panda dalle attuali 395 vetture a 320 per turno. Si ricorda peraltro che la Grande Panda viene prodotta invece in Serbia. Pure a Pomigliano collegando la Cig alle ferie natalizie si riaprirà solo l’8 gennaio.

MARCHI ITALIANI PRODOTTI ALTROVE

E se la Panda singhiozza, l’Alfa Romeo Tonale proprio non si vende: se ne sarebbero dovute produrre 500 al giorno nelle linee campane mentre gli attuali volumi sono sul centinaio di unità. E se la Panda elettrica è volata in Serbia, l’Alfa Junior, protagonista della querelle col governo italiano che non ha voluto che si chiamasse Milano, è stata affidata alla Polonia anziché a Pomigliano, questo nonostante si inserisca nello stesso segmento della Tonale. Sempre in Polonia viene sfornata la nuova 600. E non si dimentichino le Fiat Topolino con sopra il tricolore italiano sequestrate perché prodotte in Marocco.

MELFI DIMEZZA LA PRODUZIONE

Persino in Basilicata, dove Fiat aveva il proprio hub col maggior numero di operai – oltre 5mila, superavano però i 7mila solo pochi anni fa – i marchi italiani non corrono. Lo stabilimento di Melfi (Potenza) ha registrato nel primo semestre dell’anno una produzione rimasta ferma a 47mila autovetture, il 57% in meno dell’anno scorso. Un dimezzamento che si ripercuote sui giorni di attività delle linee rimaste chiuse per tutto agosto e attualmente attive due giorni a settimana con un unico turno.

Un dimezzamento che, ovviamente, si ripercuote anche su tutta la filiera. La scorsa settimana la Regione ha reso noto che “In attesa della determinazione delle condizioni di ripresa produttiva”, un accordo è stato raggiunto affinché “i 139 lavoratori della Sgl, impresa operante nella logistica dell’indotto Stellantis di Melfi”, possano usufruire della cassa integrazione straordinaria per un anno.

UN FUTURO ELETTRICO POCO ELETTRIZZANTE

E dopo l’Epifania la situazione potrebbe persino peggiorare se si considera che lo stabilimento che fino a oggi ha prodotto Fiat 500 X, Jeep Renegade e Compass dovrà realizzare la nuova Ds, la prima per l’Italia della nuova generazione di auto progettate da Stellantis in versione full electric, la cui produzione dovrebbe partire nel primo quarter del 2025. Nella seconda metà dell’anno prossimo sarà la volta della Jeep Compass elettrica. C’è però un problema non da poco: le auto elettriche non si vendono, come dimostra Mirafiori ferma da prima dell’estate dato il disinteresse dell’utenza nei confronti della 500e.

I PRESIDI NEL LAZIO, ANCHE DELLE TERZE PARTI

Nel Lazio i cancelli dello stabilimento di Piedimonte San Germano sono tristemente chiusi per cassa integrazione, per mancanza di ordini: 150 lavoratori degli appalti protestano da giorni perché rischiano il posto di lavoro. Il loro contratto scade infatti il 31 dicembre. Il presidio è iniziato undici giorni fa, il 18 novembre, e si è via via ingrossato essendosi uniti anche i dipendenti delle aziende di servizi del circondario che lavorano per Stellantis: De Vizia, Trasnova, Logitech e Tecnoservice. In totale a Cassino gli operai in cassa integrazione sono 2500.

UN FIAT DUCATO DECADUTO

Anche ad Atessa con l’inizio di dicembre è tornata la cassa integrazione: durerà fino al 22 dicembre, così da agganciarci la chiusura per la pausa natalizia fino al 6 gennaio. L’unica speranza di ripresa è legata alla partenza della produzione del Ducato elettrico.

Qualche barlume di speranza s’è visto quando Stellantis aveva annunciato che dal 4 novembre l’impianto di Atessa avrebbe lavorato due turni e mezzo, così da aumentare la produzione da 650 a 800 veicoli al giorno. Ma subito erano arrivate pure le cattive notizie: la cassa integrazione che non molla l’hub di Val di Sangro da giugno sarebbe scattata per metà mese, dal 18 al 30 novembre, per 1500 tute blu.

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