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Domenico Cempella

Cempella? Il miglior capo di Alitalia

L'intervento del comandante di Alitalia, Francesco D'Arrigo, che ricorda Domenico Cempella

 

Tutti i dipendenti in servizio ed in quiescenza della Compagnia Aerea Alitalia, il vettore aereo nazionale che da oltre 70 anni fa orgogliosamente volare per i cieli del mondo il nostro amato tricolore ed il vessillo dello Stato Vaticano durante i viaggi del Santo Padre, oggi al collasso insieme all’intero settore del trasporto aereo italiano, piangono la scomparsa del Dott. Domenico Cempella.

All’Alitalia era tornato salutato come l’unico in grado di poter salvare la compagnia dopo gli scontri asperrimi tra i manager ”americani” Riverso e Schisano con i sindacati. Domenico Cempella era rientrato all’Alitalia ereditando un bilancio in rosso per oltre 1.200 miliardi e un valore di borsa che non arrivava a 800 miliardi di lire, una stagione di scioperi che aveva fatto riemergere la rabbia dei piloti, indagati per aver dissotterrato l’ascia di guerra di ”aquila selvaggia”. Una vita spesa tra l’Alitalia e gli Aeroporti di Roma, anch’essi controllati dalla compagnia di bandiera. Cempella aveva precedentemente lasciato l’Alitalia nel ’92 per incomprensioni con l’allora a.d. Giovanni Bisignani e dopo un breve periodo alla guida dell’aeroporto di Forlì che era stato acquistato dalla Ferruzzi di Raul Gardini. Venne chiamato a gestire la Società Autostrade che lasciò per rientrare nuovamente in Alitalia, e cercare di risollevare la compagnia. In quel periodo l’ANPAC, l’associazione professionale dei piloti era presieduta dal Com.te Augusto Angioletti e governata da un team di piloti visionari (del quale facevo parte) con strettissimi legami con la USALPA (il Sindacato dei piloti americani promotore di accordi di rilancio delle compagnie aeree Usa attraverso l’azionariato dei dipendenti). Quella rappresentanza dei piloti era ben consapevoli che la mano pubblica non era disposta ad immettere soldi pubblici per salvaguardare Alitalia e che la Commissione Europea era ostile alla ricapitalizzazione dell’azienda. Ostilità che venne (temporaneamente) superata da una alleanza inedita fino ad allora, l’ANPAC ed i sindacati confederali siglarono un accordo storico con l’a.d. Cempella per salvare Alitalia e salvaguardare l’interesse nazionale dell’Italia. Per la prima volta i dipendenti diventano azionisti di una società italiana quotata in borsa con una quota importante del capitale (circa il 20%) e ai rappresentanti dei lavoratori vengono riservati tre posti nel consiglio di amministrazione. L’Alitalia, grazie a quell’accordo che includeva nuovi contratti di lavoro, un piano industriale blindato dalla pace sindacale, dopo dieci anni torna a presentare un utile di bilancio e a distribuire dividendi. Quando viene siglata la prima intesa con la compagnia di bandiera olandese KLM, il titolo Alitalia vola in borsa (nel ’97 sarà quello con la migliore performance nell’anno a livello mondiale) e la società arriva a sfiorare una capitalizzazione di 10 mila miliardi di lire.

Quell’Alitalia, però, rappresentava una minaccia da eliminare per il costituendo scenario di concentrazione delle compagnie europee che ha consentito a British Airways, Air France e Lufthansa di diventare soggetti dominatori dell’intero trasporto aereo continentale.

E fece scalpore allora ed è illuminante ancora oggi l’intervista del 13.12.2000 de La Repubblica a Cempella poco prima delle sue definitive dimissioni da Alitalia:

… Domenico Cempella … commenta, tra il soddisfatto e l’arrabbiato, la vittoria riportata ieri dall’Alitalia contro la Commissione europea. Per la prima volta, infatti, la Corte di giustizia comunitaria annullava una decisione di Bruxelles che bollava come aiuti di Stato la ricapitalizzazione da 2.750 miliardi di lire varata dalla compagnia di bandiera nel lontano 1997.

“Troppo spesso” – dice adesso l’amministratore delegato dell’Alitalia- “la Commissione europea viene vista da noi come una fonte intoccabile di diritto e di giustizia mentre è un soggetto come tanti che tiene anche conto degli enormi interessi economici in gioco ogni volta che si muove…”

Di chi è la colpa se l’Alitalia ha dovuto aspettare tre anni per vedere riconosciuta la sua tesi che la ricapitalizzazione del 1997 non era un aiuto di Stato, pratica nella quale l’Italia, in verità, ha troppo spesso dimostrato di essere incline?

“L’Alitalia era, ed è ancora, una società a partecipazione statale. Quindi significa che lo Stato-azionista non ha difeso con la dovuta forza la decisione che aveva preso per risanare la sua compagnia di bandiera. Il fatto che oggi la Corte di giustizia europea ci dia ragione non mi consola perché i danni che per quella decisione abbiamo subito non ce li risarcirà nessuno: Bruxelles ci ha obbligato a ridurre il numero dei nostri collegamenti, a mantenere una flotta più piccola di quella che volevamo, a cedere alcune partecipazioni, insomma a crescere di meno di quello che era lo sviluppo del mercato. E tutto questo con vincoli molto più severi di quelli che erano stati imposti negli anni precedenti ad altre compagnie aeree che avevano usufruito di aiuti di Stato: dalla Sabena all’Iberia, dall’Air France all’Aer Lingus, dall’Olympic alla Tap…”.

Oggi, con il mondo del trasporto aereo nuovamente e strenuamente impegnato a lottare per la propria sopravvivenza e a respingere l’attacco di una ben precisa lobby europea, intenta a salvaguardare le attività di operatori aeronautici stranieri volte a valorizzare esclusivamente i propri interessi, a detrimento di quelli italiani, la storia di Cempella rappresenta anche una esortazione per il Governo, che dovrebbe perseguire una linea di responsabile coinvolgimento degli stakeholder, al fine di realizzare quegli obiettivi di riassetto, di sviluppo, di rafforzamento economico e commerciale che costituiscono lo scopo primario di una compagnia aerea nazionale moderna, dinamica, in grado di competere nel panorama internazionale e che offra ai cittadini ed alle imprese italiane adeguati collegamenti interni e voli diretti a lungo raggio per tutte le principali destinazioni mondiali, indispensabili per la competitività del Sistema – Paese.

Chi come me ha avuto l’onore di aver condiviso integralmente una parte della storia e del destino professionale di Cempella, non può non rimpiangere la grandezza, la visione strategica, la competenza, la leadership e l’umanità del migliore Amministratore delegato della storia della Compagnia di bandiera italiana.

Cieli Blu Capo!

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