Oggi entrano in vigore, in via provvisoria, i nuovi dazi dell’Unione europea sui veicoli elettrici importati dalla Cina: sono molto più bassi di quelli statunitensi – le aliquote vanno dal 17,4 al 37,6 per cento, ben lontane dal 100 per cento – e hanno l’obiettivo di pareggiare le condizioni tra i produttori automobilistici europei e quelli cinesi, che beneficiano e hanno beneficiato di grandi sussidi statali. Eppure, nonostante le barriere commerciali siano state alzate per fornire loro una certa protezione, non tutte le case europee sono favorevoli alle tariffe; quelle tedesche, in particolare, sono le più contrarie.
LE CASE AUTOMOBILISTICHE TEDESCHE SONO CONTRARIE AI DAZI
Ieri Volkswagen ha dichiarato, riferendosi appunto all’imposizione dei dazi, che “gli effetti negativi di questa decisione superano i possibili benefici per l’industria automobilistica europea e in particolare per la Germania”. L’amministratore delegato di BMW ha detto che le tariffe non miglioreranno la competitività europea ma rallenteranno la diffusione della mobilità elettrica in Europa, facendo salire i prezzi delle vetture e rendendo più difficile il raggiungimento degli obiettivi climatici. La VDA, l’associazione dell’industria automobilistica tedesca, pensa che i dazi siano dannosi tanto per le aziende che producono in Cina quanto per quelle che vi esportano.
QUANTO VALE LA CINA PER VOLKSWAGEN, BMW E MERCEDES-BENZ
L’opposizione alle tariffe si spiega con la grande rilevanza della Cina per il business delle case tedesche: nel 2023 , infatti, il mercato cinese è valso da solo quasi un terzo delle loro vendite totali. Una delle aziende più esposte è Porsche, parte del gruppo Volkswagen: per Porsche la Cina rappresenta il 25 per cento delle vendite globali, ma non avendo stabilimenti nel paese vi importa – principalmente dalla Germania – tutte le auto che vende.
Il mercato cinese è il più voluminoso anche per il marchio Volkswagen, per Mercedes-Benz (36 per cento delle vendite) e per BMW (circa un terzo). A differenza di Porsche, la maggior parte delle auto che vendono in Cina sono prodotte localmente, anche attraverso joint venture con società cinesi.
STELLANTIS E RENAULT TRA LE MENO ESPOSTE
Di contro, tra le case automobilistiche europee meno esposte alla Cina ci sono Stellantis (franco-italiana) e Renault (francese). La Francia è stato il paese membro dell’Unione che più ha spinto per l’imposizione di dazi sui veicoli elettrici cinesi.
RECUPERARE MERCATO, ESPORTARE IN EUROPA
Le case tedesche temono che la Cina risponderà all’Unione europea imponendo dazi a sua volta, magari sulle vetture di grossa cilindrata, come quelle di Porsche e Mercedes-Benz. Una decisione del genere danneggerebbe i piani delle aziende tedesche per recuperare quote di mercato in Cina, in diminuzione da anni a causa della maggiore popolarità dei marchi locali di auto elettriche, come BYD. In risposta – scrive il New York Times – le case tedesche stanno sempre più sfruttando i loro stabilimenti in Cina come postazioni manifatturiere destinate all’esportazione, anche in Europa.
I DAZI COLPISCONO LE CASE CINESI IN BORSA
I dazi potrebbero insomma complicare gli affari dei gruppi tedesche, specialmente se Pechino dovesse adottare delle contromisure commerciali, ma anche le case cinesi stanno accusando il colpo.
Alla borsa di Hong Kong il titolo di Xpeng ha perso il 4,3 per cento; Geely ha perso il 4,1 per cento, Li Auto il 3 per cento e Nio il 2 per cento. BYD, che si contende con Tesla il primato mondiale nella vendita di auto elettriche, è calato dell’1 per cento.