A settembre le immatricolazioni di automobili in Europa sono diminuite del 6,1 per cento su base annua (809.163 unità contro 861.973) e tre dei quattro mercati più importanti della regione hanno riportato risultati particolarmente negativi: in Francia, infatti, il calo delle vendite è stato dell’11 per cento, in Italia del 10,7 per cento e in Germania del 7 per cento. Solo la Spagna ha registrato un buon rimbalzo, con una crescita del 6,3 per cento rispetto a un anno fa.
COSA DICE L’ULTIMO RAPPORTO ACEA SULLE IMMATRICOLAZIONI AUTO (NON SOLO ELETTRICHE)
L’ultimo rapporto dell’Acea, l’associazione dei costruttori europei di auto, contiene numeri poco incoraggianti anche sui veicoli elettrici. Nonostante le vetture a batteria abbiano rappresentato il 17,3 per cento del mercato automobilistico dell’Unione europea a settembre rispetto al 14,8 per cento dell’anno scorso, se si mettono a confronto i primi nove mesi del 2024 con lo stesso periodo del 2023 il loro market share si è ridotto dal 14 al 13,1 per cento. Il crollo delle vendite è stato particolarmente forte in Germania: -28,6 per cento.
Lo scorso settembre, poi, le immatricolazioni di auto ibride plug-in sono calate di oltre il 22 per cento.
La diminuzione è stata notevole anche per le auto a benzina, le cui vendite a settembre sono scese di quasi il 18 per cento. Il calo è stato particolarmente forte in Francia (quasi il 32 per cento in meno su base annua), seguita dall’Italia (-23,3 per cento), dalla Germania (-15,2 per cento) e dalla Spagna (-10,7 per cento).
IL CROLLO DI STELLANTIS E IL CONFRONTO CON LE ALTRE CASE EUROPEE
Bloomberg ha scritto che le case automobilistiche europee stanno avendo difficoltà con le vendite nel loro mercato domestico “a causa della prolungata recessione e dell’aumento dei tassi di interesse che hanno ridotto la spesa”. Stellantis, in particolare – proprietaria di marchi come Fiat, Alfa Romeo, Lancia, Peugeot, Opel e Citroen -, è la più sofferente: a settembre le immatricolazioni dei suoi modelli in Europa sono diminuite del 27,1 per cento.
Rispetto alle 165.320 unità di settembre 2023, il mese scorso Stellantis ha immatricolato 120.582 auto; la sua quota di mercato è scesa dal 19,2 per cento al 14,9 per cento. Mettendo a confronto il periodo gennaio-settembre 2023 con quello attuale, il calo delle vendite è stato invece del 5,9 per cento.
Volkswagen è rimasta sostanzialmente stabile a settembre, con un +0,3 per cento su base annua; confrontando i primi nove mesi dell’anno, il guadagno è stato dell’1,2 per cento. Bmw ha registrato un +7,6 per cento, mentre Mercedes-Benz un quasi speculare -7,3 per cento.
La francese Renault ha immatricolato 88.149 auto a settembre, l’1,5 per cento in meno rispetto a un anno fa. La sudcoreana Hyundai ha perso l’11,4 per cento e la giapponese Toyota ha guadagnato il 5,1 per cento. Il gruppo cinese Saic ha visto crollare le sue immatricolazioni del 25,6 per cento. La statunitense Tesla ha guadagnato oltre il 31 per cento.
LA CRISI DELL’INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA EUROPEE
L’industria automobilistica, ha spiegato a Bloomberg Constantin Gall di EY, “rimane in modalità crisi. Non c’è alcuno slancio positivo verso la fine dell’anno: l’economia si sta indebolendo, le notevoli tensioni geopolitiche non si stanno attenuando e stanno causando incertezza tra i clienti privati e commerciali”.
Nonostante la ripresa delle auto elettriche a settembre (+9,8 per cento), i numeri del 2024 finora sono inferiori a quelli del 2023 e le immatricolazioni potrebbero ridursi ulteriormente con l’imminente entrata in vigore dei dazi anti-sussidi sulle importazioni dalla Cina. I veicoli elettrici sono mediamente più costosi di quelli con motore termico: nel tentativo di attirare i consumatori di massa, allora, le case europee stanno iniziando a proporre modelli a basso costo, come la Renault R5 (25.000 euro) e la Citroen e-C3 di Stellantis (23.300 euro).
I costruttori europei hanno necessità di aumentare le vendite di auto elettriche, altrimenti avranno difficoltà a rispettare le regole sulle emissioni di CO2 a livello di gamma che entreranno in vigore nel 2025. Le società che non rispetteranno i nuovi valori potrebbero dover pagare multe fino a 15 miliardi di euro.