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De Meo Case Automobilistiche

Auto elettriche, perché le Case europee tamponano l’Ue

Gli industriali europei, stretti tra l'Ira di Biden e la concorrenza cinese, lanciano l'avvertimento: se la transizione ecologica non verrà gestita bene, il Vecchio continente rischia di perdere la leadership nel settore auto e 300.000 posti di lavoro. Cosa ha scritto de Meo alla Ue

“Abbiamo bisogno che le istituzioni europee siano dalla nostra parte”. Luca de Meo, l’italiano alla guida dell’automotive europeo, settore che coinvolge quasi 13 milioni di posti di lavoro, pari al 7% del totale, e il 30% degli investimenti in ricerca sviluppo, non le manda a dire a Bruxelles. Nella sua doppia veste di Ceo del Gruppo Renault e di presidente dell’Acea, l’associazione dei costruttori del Vecchio continente, chiede che le politiche del settore “siano coerenti, si basino sui fatti e organizzino i vari settori e le parti interessate”.

IRA E CINA, SPAURACCHI EUROPEI

I costruttori del Vecchio continente, è noto, si sentono nella tenaglia dei rivali extracomunitari: da un lato l’Ira (Inflation reduction act) di Joe Biden rischia di spingere diversi marchi a disimpegnarsi con l’Ue per concentrare gli investimenti negli Usa, dall’altro a breve assisteremo all’invasione delle auto elettriche cinesi, che promettono di sparigliare le carte con una vera e propria guerra dei prezzi simile a quella già in atto in Cina.

Per questo, se non arrivano aiuti da Bruxelles agli industriali, almeno non arrivino ostacoli: è un po’ il sunto della lettera che il neo presidente dell’Acea ha indirizzato ai politici europei: “La nostra industria”, ha scritto, “ha goduto a lungo di un vantaggio competitivo grazie alla catena del valore dei veicoli a combustione interna, ma questo non accadrà più con quelli elettrici, almeno nel breve termine: i nostri concorrenti hanno in mano molte carte di cui noi ancora non disponiamo, in particolare nella catena di fornitura delle batterie degli EV; inoltre, beneficiano di un sostegno massiccio delle autorità nazionali e locali, che sta ancora crescendo in Cina e negli Usa. Per esempio, attraverso l’Ira gli Stati Uniti stanno stimolando la loro industria nella transizione ecologica, mente l’approccio dell’Europa prevede d’imporre delle regole, spesso in un modo privo di sincronizzazione”.

CON EURO7 AUMENTI IN VISTA

Nel mirino del comparto non solo la data fissata per lo stop alla vendita e alla produzione delle auto con motore a combustione, ovvero il 2035, ma anche le tappe intermedie previste che prevedono inasprimenti continui nella normativa sulle emissioni. “Nella sua forma odierna”, commenta de Meo, “l’Euro 7 potrebbe aumentare il costo delle auto in media di 1.000 euro, che raddoppiano nel costo finale: con tale incremento stimiamo una sostanziale riduzione del mercato delle auto nuove, pari a circa il 7%”. Un autogol, in termini ambientali: significa infatti che “le persone manterranno le auto vecchie più a lungo o ne acquisteranno di usate invece che di nuove, tanto che il parco circolante sta invecchiando ovunque”.

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