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Auto Elettriche

Perché le auto elettriche arrancano in Italia?

Nel 2023 le immatricolazioni di auto elettriche in Italia sono cresciute, ma poco. E il divario con gli altri Paesi europei si allarga. Il lobbismo dell'associazione Motus-E non è riuscito a elettrizzare il governo Meloni. Inoltre dalla Germania non arrivano buone notizie per i fautori degli incentivi statali...

In Italia sono poco più di 217.400 le auto elettriche pure in circolazione al 30 novembre 2023, stando alle ultime rilevazioni di MOTUS-E, l’associazione della filiera italiana della mobilità a batteria.

LE IMMATRICOLAZIONI DI AUTO ELETTRICHE IN ITALIA AL 30 NOVEMBRE 2023

Nei primi undici mesi del 2023 le immatricolazioni di veicoli full electric sono state 59.478, il 33,5 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2022. La loro quota di mercato rispetto al parco auto totale (oltre 1,4 milioni di vetture) è del 4 per cento.

Le immatricolazioni si concentrano al nord (oltre 38.500), e in particolare nel nord-est. Nel centro Italia le immatricolazioni sono state circa 14.000; al sud solo 4600 e nelle isole 2250. Le regioni con più immatricolazioni nei primi undici mesi del 2023 sono state, nell’ordine, Lombardia (11.458), Trentino-Alto Adige (11.154) e Lazio (6833).

IL GIUDIZIO DI MOTUS-E

Nonostante l’aumento delle immatricolazioni su base annua, MOTUS-E esprime un giudizio negativo. “Il ritardo dell’Italia sull’elettrico rimane preoccupante”, dichiara l’associazione. “Tra i grandi Paesi europei, l’Italia è l’unico dove le immatricolazioni stentano a decollare”.

La distanza con le altre grandi economie europee, in effetti, è notevole. Alle 51.513 immatricolazioni registrate in Italia nel periodo gennaio-ottobre 2023 si contrappongono le 230.350 immatricolazioni della Francia e le quasi 425.000 della Germania.

auto elettriche

Se si guarda alla quota di mercato delle auto elettriche, sempre nei primi dieci mesi del 2023, l’Italia al 3,9 per cento è dietro non soltanto alla Francia (16 per cento) e alla Germania (18 per cento), ma anche alla Spagna (5,3 per cento). Il primato assoluto è quello dei Paesi Bassi, con il 29,6 per cento di market share; fuori dall’Unione europea, la quota del Regno Unito è del 16,4 per cento.

“Il pericolo di trasformarci in un mercato di Serie B rischia di essere sempre più concreto”, sostiene MOTUS-E. “È evidente che i sistemi incentivanti ereditati dai precedenti Governi vadano rimodulati il prima possibile per agganciare la crescita dell’elettrico che si registra già nei Paesi con cui dobbiamo ambire a competere”.

“Sfruttare al meglio le risorse già stanziante, anche per flotte e noleggi, sarebbe sicuramente il primo passo da compiere”, prosegue l’associazione, “ma più in generale è indispensabile costruire un quadro incentivante stabile e chiaro per aiutare chi vuole passare alla mobilità elettrica”.

COME VANNO (BENE) LE COLONNINE DI RICARICA

MOTUS-E ha invece espresso soddisfazione per i numeri delle colonnine di ricarica. Nell’ultimo monitoraggio trimestrale, aggiornato al 30 settembre 2023, risultavano in Italia 47.228 punti di ricarica pubblici, il 44 per cento in più su base annua (32.776). L’installato totale dei primi nove mesi del 2023 ammonta a 10.456, il “livello più alto mai osservato nel periodo”, ha detto l’associazione.

I punti di ricarica si concentrano per il 56 per cento nel nord Italia (la Lombardia è la regione meglio fornita, con oltre 8000 punti), poi nel sud e nelle isole (23 per cento) e infine nel centro (21 per cento).

Sulle autostrade, al 30 settembre 2023 i punti di ricarica erano 851 (il 541 per cento in più rispetto all’anno prima); di questi, l’80 per cento aveva una potenza maggiore di 43 kilowatt e il 59 per cento maggiore di 150 kW.

COME RIVEDERE GLI INCENTIVI

“Attendiamo a breve il lancio dei nuovi bandi PNRR per l’installazione delle colonnine di ricarica ad alta potenza in città e in ambito extraurbano”, ha dichiarato il segretario di MOTUS-E, Francesco Naso. “Se utilizzate pienamente, queste risorse daranno all’Italia una rete di ricarica davvero all’avanguardia, pronta a supportare la crescita dei veicoli full electric prevista dal Governo nell’ultimo aggiornamento del Piano energia e clima”. Naso sottolinea però come la rete di ricarica stia “andando nella direzione giusta”, mentre il mercato automobilistico “è rimasto pericolosamente indietro”.

L’associazione propone di utilizzare diversamente le risorse già stanziate per gli incentivi alla mobilità elettrica: ad esempio  alzando il tetto di prezzo per accedere alle agevolazioni, estendendo questi ultimi alle aziende e ai noleggi, “rivedendo in chiave green la fiscalità sulle flotte, utilizzando gli avanzi – specialmente sui plug-in – dei bonus del 2022 e del 2023”.

LA GERMANIA TAGLIA VIA GLI INCENTIVI

Dal 18 dicembre la Germania ha interrotto il programma di sovvenzioni alle auto elettriche. Il regime avrebbe dovuto proseguire per tutto il 2024, ma è stato cancellato in anticipo per via dei tagli al bilancio disposti dopo che la corte costituzionale tedesca ha dichiarato incostituzionale il trasferimento di 60 miliardi di euro di debito non speso dal fondo per la pandemia a quello per il clima.

La misura, introdotta nel 2016, è costata all’incirca 10 miliardi di euro, stando al ministero dell’Economia tedesco. La Germania è il paese europeo con il maggior numero di auto elettriche “pure” (cioè non ibride plug-in) in circolazione sulle strade.

COSA FARÀ L’ITALIA NEL 2024

Intervistato dal Messaggero, il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha annunciato che il governo ha “predisposto un nuovo piano incentivi, sostenibile sul piano ambientale, sociale e produttivo, con quasi un miliardo di euro nel 2024”.

La priorità – ha spiegato Urso – è incoraggiare la rottamazione delle automobili più inquinanti, ossia i modelli Euro 0, 1, 2 e 3, “con risorse destinate alle famiglie a reddito basso”. Gli incentivi favoriranno in qualche modo le vetture realizzate negli stabilimenti italiani, “per aumentare la produzione nazionale”.

– Leggi anche: Euro 7, chi festeggia e chi no per l’accordo tra Parlamento e Consiglio Ue

“Per la tenuta della filiera nazionale” dell’automotive, ha spiegato Urso, “è necessario che vengano prodotte in Italia almeno un milione di autovetture, è questo l’obiettivo che ci siamo posti”.

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