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Auto Benzina Diesel

Cosa cambierà in Europa per le auto a benzina e diesel

La commissione Ambiente del Parlamento europeo hanno appoggiato la direttiva sul divieto di vendita di nuove auto a benzina e diesel dal 2035; hanno respinto, però, l'introduzione di target più stringenti sulle emissioni. Tutti i dettagli e il parere di Motus-E

 

Martedì i parlamentari europei della commissione per l’Ambiente hanno appoggiato la direttiva dell’Unione europea sul divieto di vendita di nuove automobili a benzina e gasolio dal 2035; hanno respinto, però, le proposte per l’introduzione di target più stringenti sulle emissioni dei veicoli entro questo decennio.

LA PROPOSTA DELLA COMMISSIONE EUROPEA

La Commissione europea aveva presentato queste misure lo scorso luglio, stimando un periodo di permanenza sulle strade delle automobili di circa dieci-quindici anni. Il divieto di vendita di nuove vetture a benzina e diesel dal 2035, dunque, ha lo scopo di garantire il soddisfacimento dell’obiettivo di azzeramento netto delle emissioni di gas serra entro il 2050, e contemporaneamente di incoraggiare il passaggio alla mobilità elettrica.

IL PARERE DELLA COMMISSIONE PER L’AMBIENTE

La commissione per l’Ambiente del Parlamento europeo, tuttavia, ha respinto la proposta di alcuni deputati per rivedere al rialzo la proposta della Commissione di tagliare del 55 per cento le emissioni di anidride carbonica delle auto entro il 2030, rispetto ai livelli del 2021.

Le automobili sono responsabili del 12 per cento circa delle emissioni totali di CO2 dell’Unione europea.

Il Parlamento europeo voterà le proposte sulle emissioni delle auto nei prossimi mesi; dopodiché i paesi membri dell’Unione dovranno negoziare le regole definitive.

COSA PENSANO LE CASE AUTOMOBILISTICHE E LE ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA

Alcune case automobilistiche, come la tedesca Volkswagen, hanno già annunciato di voler interrompere la vendita di auto con motore a combustione interna in Europa entro il 2035. Alcune associazioni di categoria però – come l’italiana ANFIA e la francese La Plateforme Automobile – sono contrarie alla messa al bando di determinate tecnologie per la mobilità: temono principalmente ricadute negative sull’occupazione, e chiedono alla politica di accelerare con lo sviluppo delle reti di ricarica per i veicoli elettrici in modo da favorire la domanda e, di riflesso, la conversione dell’industria.

IL PARERE DI MOTUS-E

Francesco Naso, segretario generale di MOTUS-E, l’associazione che riunisce gli operatori della filiera italiana della mobilità elettrica, ha detto che “il voto della commissione Ambiente del Parlamento europeo sullo stop alle immatricolazioni delle auto a benzina e diesel al 2035 rappresenta un primo passo dell’Europa verso la transizione all’elettrico della mobilità e, soprattutto, un chiaro segnale per cittadini e imprese”.

Secondo Naso, l’obiettivo del 100 per cento di vendite di veicoli elettrici al 2035 “potrebbe anche essere raggiunto prima” perché “la strada è ormai intrapresa”: tutti i maggiori produttori automobilistici, infatti, stanno puntano sulle auto a batteria.

“È giusto, come abbiamo più volte sottolineato”, prosegue il segretario, “che la transizione sia realmente supportata da politiche strutturali per lavoratori ed imprese di settore e per questo MOTUS-E accoglie con favore la creazione del Just Transition Fund dedicato all’automotive”.

“Il fondo”, continua, “a cui verrà destinato anche il ricavato delle sanzioni comminate alle Case auto che non rispettano i target, ha l’obiettivo di accompagnare le imprese nella transizione e supportare il raggiungimento delle competenze necessarie dei lavoratori.

“L’obiettivo che dovrebbe essere comune tra istituzioni nazionali ed europee, imprese e parti sociali”, conclude Naso, “è che il Just Transition Fund accolga e potenzi i fondi messi a disposizione nel nostro paese”.

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