skip to Main Content

Lucid

Ma l’americana Lucid non aveva promesso cautela sui finanziamenti sauditi?

Lucid, azienda americana che produce auto elettriche di lusso, ha raccolto un altro miliardo di dollari dall'Arabia Saudita attraverso il fondo Pif. Eppure l'amministratore delegato aveva detto che non si sarebbe affidato troppo ai soldi sauditi...

La casa automobilistica statunitense Lucid Motors, specializzata in veicoli elettrici di lusso, ha raccolto un altro miliardo di dollari dall’Arabia Saudita, la sua principale sostenitrice.

Lunedì 25 marzo la società californiana ha fatto sapere che Ayar Third Investment – un ente associato al Public Investment Fund, il fondo sovrano dell’Arabia Saudita – ha accettato di acquistare azioni per 1 miliardo di dollari. Il Public Investment Fund già possiede il 60 per cento circa di Lucid.

I NUMERI (IN PERDITA) DI LUCID

La situazione di Lucid, tuttavia, non è delle più rosee: nel 2023 ha riportato una perdita di 2,8 miliardi di dollari e ha chiuso l’anno con una liquidità di neanche 1,4 miliardi, scrive TechCrunch. L’azienda è stata fondata nel 2007 con il nome di Atieva da un ex-dirigente di Tesla, ma ha iniziato a dedicarsi alla produzione di veicoli elettrici sotto l’attuale nome – prima si occupava di batterie e sistemi di propulsione per altre case – solo dal 2016.

LA PRODUZIONE PREVISTA PER IL 2024

Il nuovo finanziamento saudita giunge un paio di settimane dopo che Lucid ha annunciato di voler costruire circa novemila unità di Air, una berlina elettrica dal prezzo di partenza di 69.900 dollari; nel 2023 ne ha prodotte ancora di meno, per via dei costi elevati e delle difficoltà di trovare acquirenti nonostante i ripetuti sconti. Entro la fine del 2024, poi, Lucid conta di avviare la produzione del SUV elettrico Gravity.

LUCID SI CONTRADDICE?

L’investimento di Ayar Third Investment non sembra inoltre conciliarsi bene con le dichiarazioni che l’amministratore delegato di Lucid, Peter Rawlinson, ha rilasciato al Financial Times nemmeno tre settimane. Rawlinson aveva detto infatti al quotidiano che la sua azienda non dovrebbe affidarsi eccessivamente ai finanziamenti sauditi: “se adottassi una mentalità che c’è una ricchezza illimitata dal PIF [il fondo sovrano saudita, ndr] sarebbe molto pericoloso, non lo farei mai, li rispetto troppo per farlo”.

I PIANI DELL’ARABIA SAUDITA SULLE AUTO ELETTRICHE

Oltre alla berlina Air e al SUV Gravity, Lucid ha intenzione di costruire anche un veicolo elettrico più piccolo e più economico a partire dal 2026: lo produrrà in Arabia Saudita, dove sta realizzando uno stabilimento. A detta di Rawlinson, l’interesse saudita per Lucid rientra nella più ampia strategia di diversificazione economica del regno, che sta cercando di distanziarsi dalle rendite petrolifere investendo nell’energia e nelle tecnologie pulite.

L’Arabia Saudita ha l’ambizione di diventare un polo manifatturiero di automobili elettriche, dicendo di voler arrivare al 2030 con una produzione annua di 500.000 veicoli a batteria (un volume grossomodo pari all’attuale domanda nazionale di auto). Lo scorso ottobre il Public Investment Fund ha creato una società, la Tasaru Mobility Investments, che si occuperà di installare oltre cinquemila stazioni di ricarica entro il 2030; la casa sudcoreana Hyundai ha deciso di costruire uno stabilimento di assemblaggio nel paese e sono state avviate trattative con Tesla. Il problema è che all’Arabia Saudita manca pressoché del tutto una base industriale, e la logistica è ulteriormente complicata dalla limitata disponibilità di acqua per le fabbriche.

Back To Top