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Dr Automobiles

Perché l’Antitrust non si beve le pubblicità sovraniste di Dr Automobiles

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha avviato un’istruttoria nei confronti di dr Automobiles s.r.l. per "possibili condotte illecite durante la promozione e la vendita delle autovetture a marchio dr ed Evo". Per l'Agcm la società molisana ometterebbe informazioni rilevanti sull'origine delle auto, lasciando intendere che siano prodotte interamente in Italia

 

C’è qualcuno realmente convinto che l’Italia, nonostante il declino industriale in ambito automotive, abbia accolto un nuovo marchio nel pantheon dei marchi sfornati nel Bel Paese. E che accanto ai loghi di Alfa Romeo, Fiat e Lancia debba campeggiare pure quello di dr Automobiles, che si fregia del tricolore fin nel marchio e ha saputo fare breccia nel cuore degli automobilisti, non fosse altro che per i prezzi altamente concorrenziali.

Negli stabilimenti molisani c’era stato recentemente pure Matteo Salvini, leader della Lega, ad apporre l’imprimatur sovranista: “La dr Automobiles Groupe è un’azienda straordinaria perché già fare impresa in Italia è cosa notevole vista la burocrazia, farlo in Molise vale doppio”, aveva affermato il ministro dei Trasporti al termine di una visita alla sede di Macchia d’Isernia lo scorso giugno. “Questo vale per la Dr o per la Molisana, perché qua ci sono costi notevoli di trasporto, di logistica, di trasferimento del prodotto ai consumatori”, aveva spiegato il segretario dl Carroccio.

L’IDEA IMPRENDITORIALE DELL’EX PILOTA MASSIMO DI RISIO

Tuttavia non si può dire che le auto sfornate dall’ex pilota Massimo Di Risio (da qui l’acronimo), fondatore e presidente del Gruppo dr Automobiles, siano totalmente italiane. L’avventura ha avuto inizio nel 2006, a Macchia d’Isernia.

All’epoca per la distribuzione il marchio si affidò ai supermercati Iper.  L’obiettivo di Di Risio era assemblare auto, con leggere modifiche estetiche, provenienti dalla Cina, prodotte dal colosso asiatico da Chery Automobile con quartier generale a Wuhu.

AUTO PROVENIENTI DA WUHU E DA HEFEI

Nello stabilimento italiano le componenti vengono assemblate per metterle a punto e commercializzarle con il proprio marchio. Che proprio per questo non possono essere definite realmente italiane.

Startmag lo aveva ricordato qualche tempo fa, parlando dello sbarco italiano del marchio asiatico che, per l’approdo in Europa, ha scelto il nostro Paese. Del resto, proprio per via degli accordi con Dr Chery è già in Italia da anni come dr Automobiles. L’auto del debutto, per esempio, la DR 5 altra non era che la cinese Chery Tiggo riadattata per il mercato italiano. La DR 1, city car a 5 porte dal prezzo economico e dotazioni ridotte era invece strettamente imparentata con la Riich M1 venduta in Cina sempre da Chery.

In Occidente Chery è un marchio finora del tutto sconosciuto. Gli appassionati di auto ne avranno sentito parlare nei primi anni 2000, quando s’è fatta conoscere soprattutto per una lunghissima querelle giudiziaria con la statunitense Chevrolet, divisione di GM, che l’accusava di aver copiato la sudcoreana Daewoo Matiz di cui era divenuta di recente la proprietaria.

E in effetti la Chery QQ somigliava fortemente alla Matiz, con una sola differenza: il prezzo. Per acquistarla bastava l’equivalente di 4.800 euro, quanto si sborsa insomma per un buon motorino. Fu anche bonariamente presa in giro dai due noti giornalisti britannici del settore, Jeremy Clarkson e James May nel loro special di Top Gear dedicato alla Cina, inserita tra le vetture “clone” dell’allora corsaro mercato asiatico.

Anche l’altro brand molisano, Evo, brand “entry-level” e ancora più economico, fresco di debutto (2020) affonda le sue radici in Cina e viene montato su mezzi di Jac Motors, gigante cinese di proprietà cinese, con sede ad Hefei, Anhui. La Evo3 Electric, SUV compatto a zero emissioni, è sviluppato sulla base del cinese JAC iEV7S.

E sempre dr Automobiles ha recentemente siglato un accordo con un altro colosso dell’auto asiatico, Baic di Pechino, che le permetterà di importare e commercializzare automobili in esclusiva per tutta l’Europa. In realtà dr e Baic erano in affari da più tempo: già la Evo 5 viene realizzata sulla base della Baic X3.

LA CONTESTAZIONE DI AGCM

Insomma, sebbene Salvini spari a zero sulle auto elettriche cinesi e il pay off di dr Automobiles sia “una storia italiana”, quelle molisane provengono proprio dal profondo Oriente. E secondo l’Agcm andrebbe esplicitato.

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha avviato un’istruttoria nei confronti di dr Automobiles s.r.l. per “possibili condotte illecite durante la promozione e la vendita delle autovetture a marchio dr ed Evo, in violazione delle norme del Codice del Consumo”.

In particolare, “la società rappresenterebbe in modo non corretto, sia sul proprio sito internet aziendale, sia in campagne pubblicitarie online e sui mass media le informazioni che riguardano il luogo di produzione degli autoveicoli a marchio dr ed Evo. Inoltre in alcuni casi ometterebbe informazioni rilevanti sulla loro origine, lasciando intendere che siano prodotti interamente in Italia, mentre si tratterebbe di veicoli di produzione cinese”. Anche per questo i funzionari dell’Autorità hanno svolto ispezioni presso la sede della società dt  Automobiles s.r.l. con l’ausilio del Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza.

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