In Italia continuano a crollare i ponti. Domenica 24 novembre 2019, una porzione di circa 30 metri di viadotto della A6 Torino-Savona è crollata all’altezza del km 122 nella zona di Altare, in località Madonna del Monte. Il crollo potrebbe essere stato provocato da una grande frana.
Ma cause a parte, la verità è il nostro sistema di infrastrutture stradali non regge più, con ponti e viadotti costruiti tra il 1955 e il 1980 (qui l’analisi del Cnr), e nonostante questo, in Italia manca ancora una mappa dei rischi per la viabilità italiana.
Dopo il crollo del Ponte Morandi, l’allora ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli (M5S), prometteva che tutto sarebbe grazie ad una “super Task force” che si sarebbe chiamata Ansfisa. Ma la task force è ancora impossibilitata a lavorare, come ha ribadito oggi il Corriere della Sera. Andiamo per gradi.
LE FALSE PROMESSE
Secondo i progetti dell’allora ministro Toninelli, esplicati in occasione del trigesimo del crollo del Ponte Morandi, che provocò 43 vittime, l’Italia avrebbe presto avuto una mappa dei rischi per la viabilità che avrebbe portato ad interventi urgenti nelle strutture critiche. La mappa, che avrebbe preso in esame anche i 7.317 ponti italiani, dove essere curata da una task force di Ansfisa, Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali che avrebbe sostituito la Direzione generale per la vigilanza sui concessionari.
I VERTICI E L’ORGANIGRAMMA CI SONO
I primi passi sono stati fatti: c’è un organigramma con i relativi vertici. Il presidente è Alfredo Principio Mortellaro, 68 anni, ex dirigente del Sisde, già membro del Consiglio superiore dei lavori pubblici, chiamato alla nuova carica a gennaio 2019 dall’allora ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli (M5S). (qui le accuse di Mortellaro sullo stallo dell’Agenzia)
ANSFISA BLOCCATA
Ma l’Agenzia è bloccata. Come scrive oggi il Corriere della Sera, infatti, “Ansfisa è in attesa del parere del Consiglio di Stato su un regolamento attuativo scritto solo nel luglio 2019”, dovevano “essere assunti o spostati nella nuova struttura almeno 500 tra ispettori e dirigenti. Al momento, siamo a zero”.
LA DENUNCIA DI MORTELLARO
“È una questione di potere, di consensi e di soldi. La nascita di un’Agenzia nazionale così importante, che assorbe le attività degli organismi preesistenti preposti alla vigilanza sulla sicurezza ferroviaria e stradale, implementandola, comporta necessariamente un trasferimento di competenze e di risorse umane e finanziarie verso il nuovo soggetto. Questo processo incontra forti resistenze da parte di chi non vuole rinunciare a quelle attività. E questo nonostante le tragedie degli ultimi anni. Genova, Pioltello, Viareggio, solo per citare i casi più clamorosi, hanno dimostrato l’inefficienza di quel sistema. Questo di base, ma qui c’è dell’altro, aveva detto il numero uno dell’agenzia, Alfredo Principio Mortellaro, in una intervista mesi fa al Corriere della Sera.
COSA DEVE FARE L’AGENZIA
La struttura avrebbe dovuto effettuare i controlli delle infrastrutture dei trasporti su gomma e rotaia con un’attività ispettiva a tutto campo.Vista l’urgenza (almeno emotiva dopo il crollo Morandi) in questa agenzia ci dovevano essere 61 dipendenti “da assumere subito, con Statuto e regolamento entro marzo a 90 giorni dal decreto… Invece, nulla di nulla”, aveva anche ricostruito l’Agi. Infatti Mortellaro denunciava al Corriere della Sera: “L’Agenzia non è ancora stata avviata, nonostante gli impegni del governo per la partenza immediata”.
UNA LEVATA DI SCUDI
“La prima levata di scudi c’è stata quando ho tirato fuori la bozza di Regolamento. Alla mia richiesta di visionare poi i piani di manutenzione, gelo. Hanno risposto solo i gestori pubblici di strade e ferrovie, cioè Anas ed Rfi. Dagli altri non è arrivato nulla e le Direzioni generali del ministero delle Infrastrutture non si sono adoperate adeguatamente per sbloccare la situazione. Resiste lo status quo. L’impressione è che non si vogliano spostare risorse dagli investimenti alle manutenzioni”, aveva raccontato Mortellaro.
ITALIA: DA SEMPRE IN RITARDO
Su questo fronte, purtroppo, l’Italia è da sempre in ritardo. Anche con la Direzione generale per la vigilanza sui concessionari, nata per recepimento di una direttiva europea del 2008, che imponeva ispezioni ministeriali altamente dettagliate su infrastrutture viarie da affidare ad un soggetto terzo. Anche in questo caso, come denuncia il Corriere, “l’Italia aveva recepito con molta calma, dimenticandosi però i regolamenti attuativi e i soldi per gli ispettori”.
CAMBIO AL VERTICE ANSFISA
Nelle scorse ore, dopo il crollo del viadotto sulla Torino-Savona la ministra delle Infrastrutture, il governo ha dettato un cambio al vertice di Ansfisa: Alfredo Principio Mortellaro passa il testimone a Fabio Croccolo (qui i dettagli). Paola De Micheli (Pd), promette di aumentare il personale dell’Ente fino a 100-150 persone nelle prossime settimane.