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Anas-Fs, ecco i dossier del governo che hanno tamponato Armani

Fatti, nomi, indiscrezioni e scenari

L’amministratore delegato e direttore generale di Anas Gianni Vittorio Armani ieri si è dimesso comunicando la decisione al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, e al gruppo FS Italiane di cui Anas fa parte dal 18 gennaio scorso. Il motivo della decisione? Il “mutato orientamento del governo sull’integrazione di Anas in Fs”, ha messo per iscritto Armani.

Armani lascia Anas dopo poco più di tre anni di lavoro. Arrivò nel maggio 2015 in seguito alle dimissioni di Pietro Ciucci, travolto dalle polemiche dopo il crollo di un viadotto in Sicilia e del viadotto Italia in Calabria.

Subito dopo le dimissioni di Armani anche i consiglieri Vera Fiorani e Antonella D’Andrea, espressione del gruppo Fs, hanno rassegnato le dimissioni facendo così decadere il cda composto da cinque membri.

Ecco il tweet di commento del ministro pentastellato con accenni anche a “sprechi” e “stipendifici”.

STIPENDIFICIO? CONSULENZE?

Sprechi? Stipendifici? “Dopo il passaggio di Anas dal Mef sotto le Fs, lo stipendio di Armani era stato aumentato da circa 240mila a 540mila euro lordi l’anno la parte fissa, con la possibilità di arrivare a circa 600mila con il variabile”, ha scritto oggi Gianni Dragoni sul Sole 24 Ore. Mentre il Fatto Quotidiano oggi in un articolo di Daniele Martini accenna a una questione di consulenze per società russe.

IL FORCING DI LANNUTTI

Tra i Pentastellati c’è chi annuncia prossime novità sulla gestione recente di Anas. Significato questo tweet del senatore M5s, Elio Lannutti: “Ora faremo luce su appalti”, dice tra l’altro.

LE FRASI E LE SBANDATE DI ARMANI

La prossima settimana è attesa l’indicazione sul nuovo consiglio che deve arrivare da Fs con la condivisione del ministro Toninelli e del Mef. L’addio di Armani è arrivato un po’ a sorpresa, ma era prevedibile, da mesi infatti si sta lavorando all’uscita di Anas da Fs. Armani, comunque, in recenti dichiarazioni e interviste si era mostrano disponibile verso il nuovo corso governativo, o quanto meno non antagonistico, con parole che sono parse una presa di distanza dal progetto renziano Fs-Anas: “E’ giusto che il governo – siccome Anas è un suo strumento – si domandi la valutazione costi benefici delle operazioni fatte da tutti i governi precedenti”, disse sorprendendo molti osservatori.

LA NOTA DELLA SOCIETA’

Le dimissioni, comunque, recita una nota della società, sono state presentate “in considerazione del mutato orientamento di M5s e Lega sull’integrazione di Fs Italiane e Anas”. Separare le strade di Anas dalle ferrovie di Fs rientra fra le prime decisioni del governo giallo-verde che appena in carica ha subito detto di voler smontare la fusione voluta dal precedente esecutivo. Un progetto che puntava a un polo integrato fra strade e ferrovie. Un colosso da 11,2 miliardi di euro, che adesso il nuovo esecutivo è deciso a smontare.

I PROSSIMI PASSI

Per scorporare Anas da Fs dovrebbe però essere messo in atto uno strumento normativo che abroghi la norma che ha permesso ad Anas di entrare in Fs. Tra l’altro quell’ingresso permetteva ad Anas di uscire dal perimetro della Pubblica Amministrazione e quindi dal budget pubblico.

I RISPARMI DUBBI SECONDO IL PROF. PONTI

Ma si sarebbero risparmiati davvero 40 milioni all’anno con il soggetto Ferrovie dello Stato-Anas, come detto dai governi Pd quando fu annunciata l’integrazione? “Non c’è stata alcuna analisi indipendente. I vantaggi si sarebbero potuti stimare solo con un’analisi effettuata da soggetti individuati con una gara internazionale. Sarebbe stata opportuna, perché avrebbe permesso una maggiore trasparenza sull’uso dei soldi pubblici”, commentò mesi fa l’economista dei trasporti Marco Ponti, molto ascoltato e apprezzato dal Movimento 5 Stelle e dal ministro Toninelli.

IL REPORT DELLA SOCIETA’ ITALIANA DEI TRASPORTI

”L’assorbimento dell’Anas da parte delle Ferrovie dello Stato Italiane è particolarmente inquietante”, disse alla fine della scorsa legislatura Ponti, presentando un rapporto della Società italiana dei trasporti (in cui tra i soci figura anche il presidente dell’Anas, Ennio Cascetta. “Non ha alcuna giustificazione tecnica, né economica. Serve solo a creare una nuova IRI con una ‘frammistione’ tra politica ed impresa che speravamo davvero di non vedere più”, sostenne Marco Ponti: “La spiegazione è da ricercarsi nell’enorme cumulo di interessi organizzati che sta dietro al sistema ferroviario: costruttori, fornitori, sindacati, e management di nomina politica. Sprecare soldi pubblici crea molto più consenso che risparmiarli. Inoltre la politica trascura ancora di più la stragrande maggioranza di chi si muove, gli automobilisti, che vengono pesantemente tassati con le imposte sulla benzina più alte d’Europa”.

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